Enciclopedia di Didérot e D'Alembert
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-D01 - Arte della fusione delle campane - Pag. ARS-D01.03
Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2012 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina
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Traduzione parte teorica
Traduzione dal francese
antico a cura di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
[...] Il testo presentato
nella traduzione tra parentesi quadre in rosso è un commento del traduttore.
(...) Il testo presentato nella traduzione tra parentesi
rotonde in turchese è un completamento della versione italiana per renderla
più comprensibile. Le immagini presentate in questa
traduzione, derivano dalle tavole grafiche (planches) redatte a corredo del
testo teorico dell'Enciclopedia. Sono qui inserite per facilitare la
comprensione del testo teorico generale. La spiegazione puntuale delle tavole grafiche è presentata in
un gruppo di pagine a parte (vedi
sommario)
per non appesantire eccessivamente la pagina web che ospita la presente
traduzione. Campana, è un vaso di metallo, che fa
parte degli strumenti a percussione, e il cui il suono è divenuto tra gli
uomini un segnale pubblico o privato di richiamo.
Il nome francese
"cloche" deriva da "cloca", vecchia parola gallica ripresa con lo stesso
significato dai capitolari di Carlo Magno.
L'origine delle
campane è antica: Kircher l'attribuisce agli Egiziani, che facevano - come
lui afferma, un grande suono di campane durante le feste di Osiride. Presso gli Ebrei, il sommo sacerdote aveva
un gran numero di campanelli (legati) alla base
della tunica. Presso gli Ateniesi i sacerdoti di
Proserpina richiamavano il popolo ai sacrifici con una campana; e quelli di
Cibele le utilizzavano nelle loro celebrazioni. I Persiani, I Greci in generale e i
Romani, non ne ignoravano l'uso. Luciano di Samosate, che visse nel I
secolo, parla di un orologio con campana. Svetonio e Dionigi parlano nella vita di
Augusto, dei campanelli, o campane se si preferisce. Si trovano in Ovidio i termini di "aera,
pelves, lebetes", ecc., ai quali si dà la stessa accezione. Gli antichi annunciavano con le campane le
ore delle assemblee ai templi, ai bagni, e nei mercati, il passaggio dei
criminali che erano portati al supplizio e lo stesso
(annunciavano) la morte dei ricchi: suonavano una campanella in modo
che l'ombra del defunto si allontanasse dalla casa: "Temesaeque concrepat
aera; Et rogat ut tectis exeat umbra fuis". Si parla di campane in Tibullio, in
Strabone, e in Polyhe, che visse 200 anni prima di Cristo. Giuseppe ne parla nelle Antichità
giudaiche, libro III. Si trova in Quintiliano il proverbio "nola
in cubiculo"; questa parola "nola", campana, ha fatto pensare che le
prime campane dovevano essere fuse a Nola, dove san Paolino è stato Vescovo,
e che le aveva chiamate campane (campanae) perchè Nola si trova
In altre fonti l'onore dell'invenzione delle campane è attribuito a Papa Sabino e a San Paolino, che ne aveva introdotto l'uso in Chiesa, sia per chiamare il popolo alle celebrazioni, sia per distinguere le ore canoniche.
Questo uso è passato alle chiese
d'Oriente; ma non divennero mai di uso molto comune e il loro uso cessa
quasi totalmente dopo la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi, che ne
abolirono l'uso, sotto il pretesto che il suono delle campane disturbava il
riposo delle anime che vagavano nell'aria, ma in realtà per la paura che non
fosse stato soffocato un uso di segnale in caso di rivolta: talvolta
(il suono) continuava sul monte Athos e in
qualche luogo remoto della Grecia.
Allora si supplì al suono delle campane
usando un'asse chiamata "Symandra", e con dei martelli di legno, o
con un'asta di ferro chiamata "il ferro sacro", si batteva sulle assi. (L'invenzione)
della fusione delle campane grosse così come quella dei cannoni, dell'arte
della stampa, dell'invenzione degli orologi da strada o solari, della
bussola, degli occhiali (per vedere) da vicino, dei vetri e di molte altre
arti, non si sa se fu opera d'azzardo o di uomini oscuri; perché non si
hanno congetture sull'origine (di quegli elementi),
ne' delle fonderie di campane grosse. Si crede che l'uso nelle nostre chiese non
sia anteriore al VI secolo: si era stabilito nel 610, ma il fatto che lo
prova, la dispersione delle armate di Clotario al suono delle campane di
Sens, che Lupo, Vescovo di Orléans, fece suonare, prova anche che le
orecchie non erano ancora abituate a quel suono. Per il resto, la fusione delle campane è
un'arte più moderna rispetto all'arte di fondere le statue, e più vecchia di
11 o 12 secoli di quella della fusione dei cannoni.
La Chiesa, che vuole che tutto ciò che fa parte del culto di Dio sia consacrato durante alcune cerimonie, benedice la campane nuove; e queste campane sono presentate in chiesa così come i bambini appena nati, e hanno padrini e madrine che impongono loro i nomi, e si danno i nomi di battesimo durante queste benedizioni.
Il battesimo delle campane, di cui si parla in Alcuino (discepolo di Beda e precettore di Carlomagno) come di un'usanza anteriore all'anno 770, si celebra nel modo seguente.
Il sacerdote prega; dopo alcune preghiere dice: "Che questa campana sia santificata e consacrata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
Prega ancora; bagna la campana dentro e fuori con l'acqua benedetta; traccia sopra sette croci con l'Olio degli Infermi, e quattro all'interno con il crisma; l'incensa, e la chiama.
Chi è curioso di tutti i dettagli di questa cerimonia, li può trovare nel "Le Cerimonie religiose di M. l'abbé Banier". [Cfr. Pagina ARS-I01-01 Battesimo delle Campane di questo sito facendo clic qui].
Porta molto lontano nell'Occidente la mania di avere delle campane grandi; e lo si vede, particolarmente, in alcune chiese di Francia, che hanno campane con un peso che parrebbe sorprendente, mentre in Cina, non ne hanno costruite ancora di più straordinarie [rapportate all'epoca di composizione della presente Enciclopedia: metà del XVIII secolo].
La campana maggiore della cattedrale di Rouen, che si chiama Giorgio d'Amboise, e che è stata fusa sotto il regno di Luigi XII supera le 36.000 libbre ( = 16.329 kg); quella di Parigi, chiamata Emmanuelle, che è stata fusa in blocco nel 1682, sotto il regno di Luigi XIV, pesante 31.000 libbre ( = 14.061 kg); ma le campane di Nanchino e di Pechino, di cui il padre gesuita Le Comte, ha fornito la dimensione e la mole nelle sue memorie, sono ben più considerevoli. Quella di Nanchino è di 50.000 libbre ( = 22.680 kg) e quella di Pechino è più di 120.000 ( > 54.431 kg). Ma, a causa del materiale e del suono, queste campane sono meno buone di quelle europee.
Il campanone di Mosca pesa, si dice, 610.000 libbre ( = 276.691 kg).
E' usuale che i campanoni grandiosi si fabbrichino presso i campanili, per evitare le difficoltà di trasporto [ovviamente ciò è riferito all'epoca dello scrivente: metà del XVIII secolo]. L'Emmanuelle di Parigi fu fusa in uno spazio chiamato "il terreno" presso il campanile di Notre Dame, ove poi è sorto un giardino.
Dopo questi cenni storici, che abbiamo reso il più corto possibile, passiamo alla teoria della fusione delle campane.
Il bronzo
[detto airain in francese antico], che talvolta non identifica
altro che il rame, e di cui ci si serve al presente più particolarmente per
indicare il rame giallo, si chiama anche "metallo"
quando si parla della costruzione delle campane e si chiama anche bronzo
[detto in francese moderno "bronze"]. Questo metallo si
fabbrica comunemente con 10 parti di rame rosso e una parte di stagno; vi si
aggiunge anche un poco di zinco.
Affinché una campana sia sonora, bisogna dare a tutte queste parti una certa
proporzione che esamineremo di seguito.
Il cervello di una campana è la parte superiore, a cui sono applicate le anse [= maniglie] al di fuori e l'anello del battaglio all'interno. Questa parte della campana ha la forma pressappoco somigliante a quella della stessa parte della testa degli animali, che si chiama "il cervello". E' per questo che la parte superiore della campana ha preso questo nome.
Fig. 1 - Schema di una campana in sezione
La larghezza del cervello dipende dalla lunghezza del
diametro della campane. La regola è di farlo grande 7 bordi e mezzo
[rispetto alla scala di 16 bordi utilizzata per costruire una campana]
del diametro della campana, cioè la metà dell'apertura inferiore della campana.
Fig. 2 - Schema della scala dei 16 bordi
Egualmente il suo spessore, è
normalmente pari a 1/3 dello spessore del bordo. Ma, affinché
le anse siano più solide, si rafforza il cervello, aumentandone il
materiale, che assume un maggiore spessore, e che si chiama l'onda
o la
calotta.
Fig. 3 - Schema di una campana in sezione
Il
vaso superiore è questa metà della campana che
si alza al di sopra dei flessi;
bisogna fare attenzione a quest'ultimo termine, che indica i punti della
superficie esterna e interna di una campana, dove essa cambia convessità.
I
flessi hanno normalmente un proprio spessore
pari a 1/3 del bordo della campana. Li si chiama flessi, perché è su questa
circonferenza della campana, che si congiungono gli archi dei vari cerchi di cui
è formata la curvatura esterna della campana, curvatura che per questa ragione,
non è una linea omogenea e continua. Si ha
poi la
gola o ripieno
[nell'originale: fourniture] che non è che l'allargamento
compreso tra i flessi fino al bordo della campana.
Questo bordo
che si chiama anche
morsetto o pausa
è l'estremità molto spessa della campana, ed è lo spazio su cui batte il
battaglio. La
zampa è la parte più inferiore che termina la campana in cui lo
spessore si dirada fino al termine.
Fig. 4 - Schema di una campana rispetto alla scala dei 16 bordi
Il
bordo, che è il fondamento di tutta la
misura, si divide in tre parti uguali che si chiamano
corpi, e che servono - come spiegheremo tra poco - per dare le
differenti proporzioni secondo cui bisogna tracciare il profilo di una campana,
profilo che serve a formare la sagoma.
Il suono di una campana non è un
suono semplice; (bensì) è un composto di diversi toni prodotti dalle
differenti parti della campana, tra cui i
(suoni) fondamentali
(che) devono emettere gli armonici, come
succede nell'organo: quando si suona contemporaneamente l'accordo do-mi-sol,
si fa risuonare do, mi, sol; mi, sol, si; sol, si, re; tuttavia non si sente
che do, mi, sol. Il
rapporto tra l'altezza della campana e il suo diametro
è come il rapporto dei valori 12 e 15, o nel rapporto d'un suono
fondamentale rispetto alla sua terza maggiore (8 + 6-2/5);
da cui si conclude che il suono di una campana è composto principalmente dal
suono delle estremità dei bordi, come fondamentale (8)
del suono del cervello che è la sua ottava
(4), e quello dell'altezza che è la terza del
fondamentale ( = 8 + 4 + 6 - 2/5). Ma è evidente che queste dimensioni non sono le sole che
danno dei toni più o meno gravi: non c'è su tutta la campana alcuna
circonferenza che non debba produrre un suono relativo al suo diametro e alla
sua distanza dalla sommità della campana. Se, a seconda di come si riempie un bicchiere, lo si
percuote, si ottengono dei suoni differenti. Ci sarà dunque un bel
problema da proporre agli ingegneri; si tratta di determinare quale profilo
occorre dare a una campana in modo che produca l'accordo che assorbirà più
perfettamente tutti i suoni particolari del corpo della campana, e quale
forma bisognerà dare alla campana affinché questo effetto sia prodotto il
più perfettamente possibile. Quando si troverà la soluzione di questo problema, un po'
distante dal suono risultante nella pratica, sarà un fatto molto utile.
Si pretende di determinare il suono
di una campana conoscendo la forma e il suo peso; ma ciò è soggetto a
errori: bisogna far entrare nel calcolo l'elasticità e
la coesione delle parti del metallo di cui è fusa, due elementi sui
quali non si può che formulare delle vaghe congetture
[ovviamente ciò è riferito all'epoca dello scrivente: metà del XVIII secolo]:
ciò che si può supporre, è che la fusione di due
campane dello stesso materiale e dalle proporzioni simili, staranno tra loro
reciprocamente come le radici cubiche dei loro pesi; cioè che se
l'una pesa 8 volte meno dell'altra, essa formerà contemporaneamente un
numero doppio di vibrazioni; un numero triplo se essa pesa 27 volte di meno
e così via. Il P. Mersenne ha preteso
di dimostrare che l'arte dei fonditori era errata a questo riguardo, e che essi
non potevano sperare in alcun modo, supponendo egualmente l'omogeneità del
materiale e la somiglianza delle figure, il rapporto che essi pretendevano di
stabilire tra le fusioni delle due campane, perché essi non osservano nella
divisione della loro regola, i rapporti armonici conosciuti tra i toni
dell'ottava. Si potrebbe tuttavia costruire agevolmente una
tabella a tre colonne, di cui la prima contiene gli intervalli di ottava, la
seconda i diametri delle campane, e la terza le note del clavicembalo o del
principale dell'organo, cioè i (valori) compresi dalla chiave di Do-sol-do che è
il tono dei musicisti, fino all'ottava acuta, in cui le campane simili saranno
all'unisono; non si tratterebbe che di trovare attualmente qualche campana
(già) fusa che dia il suono d'una canna d'organo conosciuta, di cui sono
dati con certezza il peso e la sagoma. Il problema non
sarebbe così difficile da risolvere: si potrebbe dire che una campana pesante
tanto, e di tal sagoma, dà un suono; quindi (come occorre)
diminuire o aumentare il suo peso per avere una campana simile che renda o la
seconda, o la terza maggiore o minore, o la quarta al disopra o al di sotto?
Quando la tavola sarà completa per un'ottava, allora lo sarà per tutte le altre,
tanto al disopra quanto al di sotto; non si tratterà che di raddoppiare o
diminuire della metà i diametri e conservare sempre le somiglianze delle sagome.
Così per trovare il diametro di una campana che suonerà
l'ottava (grave) al di sopra dell'ottava della
tavola:
- o si raddoppierà il diametro della campana della tavola corrispondente
(per esempio) al sol e si avrebbe il diametro di quella che suonerebbe
l'ottava al di sotto di questo sol, o della chiave di sol-re-sol del
clavicembalo,
- o (prendendo come riferimento)
l'unisono del sol di 4 piedi dell'organo: se si raddoppiasse ancora questo
diametro si avrebbe il sol di 8 piedi: SOL; se si raddoppia per la terza volta
questo diametro, si avrebbe l'unisono del 16 piedi, l'ottuplo di quello della
tavola, o il suono del campanone di Notre Dame di Parigi, preso da bordo a
bordo. Ingrandendo 8 volte il diametro del
La dei tenori contenuto nella tavola, si avrebbe il diametro della seconda
campana di Notre Dame, o della prima dell'abbazia di Saint. Germain des Prés,
che suona il La naturale.
Si potrebbe prendere quella di queste campane che si vorrebbe come fondamentale
della tavola: sarebbe (opportuno) conoscere tutte
le dimensioni e i pesi. Per
misurare il diametro di una campana, i
fonditori usano un
compasso: è un regolo di legno diviso in piedi
e pollici e terminante con un tallone o gancio che si applica a uno dei bordi: è
inutile intendersi sull'uso di questa regolo: è evidente che l'intervallo
compreso tra il gancio e il punto del regolo ove corrisponde l'altro bordo della
campana, è il più grande diametro. Dopo
aver indicato la teoria delle principali proporzioni che una campana deve avere,
sia che la si consideri da sola, sia che la si consideri relativamente ad
un'altra campana a cui la si deve accoppiare, o con cui bisogna metterla
all'unisono, o a un certo intervallo diatonico che si desidera; ci resta da
parlare della maniera di formare lo stampo, di fonderla e di sospenderla.
Fig. 5 - Schema del procedimento di costruzione di una
campana - Il compasso Per formare lo
stampo bisogna prima costruire il
compasso, che è un attrezzo di ferro il cui perno ruota su un cuscinetto
fissato su un palo di ferro sigillato fermamente al mezzo entro una fossa
scavata davanti al forno.
Fig. 6 - Schema della fossa
Questa
fossa deve avere un piede circa in più di
profondità dell'altezza della campana al di sotto dell'atrio del forno, dove il
metallo deve scendere facilmente. A un'altezza conveniente,
si pongono due braccia di ferro, unite all'asse del compasso: queste braccia
sono scanalate, e possono ricevere (al loro interno)
una tavola
(sagomata) che fa la funzione di secondo braccio
del compasso.
Fig. 7 - Schema della tavola di legno con le tre parti
delle sagome da applicare (curva dell'interno della campana, dell'esterno, della
camicia)
Si noti il massetto-base di mattoni detto mola. Bisogna aver tracciato su questa tavola
di legno tre linee, di cui la prima è la curva dell'interno della campana; la
seconda la curva dell'esterno della campana o modello; e la terza la curva della
copertura (camicia).
Si costruisce infine un massetto di mattoni che sia
perfettamente rotondo, e il cui piano sia ben perpendicolare all'asse del
compasso, oppure ben orizzontale; questo massetto si chiama
mola: i mattoni della mola sono messi in collegamento gli uni con gli
altri, in modo che i mattoni della seconda fila, coprano i giunti della prima
fila, e così via.
Bisogna lasciare una linea o una certa distanza tra
il piano superiore del massetto e la linea del compasso. Per
fare questo, si posa una fila di mattoni di cui si rompono gli angoli; si
congiungono questi mattoni con malta di terra; essi sono disposti in modo che
manchi una linea e mezza per non toccare l'estremità del compasso; si
realizza ciò facendo girare
(il compasso) a ogni mattone che si posa.
Si posano diverse file di mattoni le une sulle altre, fino a
che questa costruzione sia elevata fino all'altezza della linea
(di appoggio) del picchetto (fig. 2 di Fig. 7): allora si sigilla il braccio di
questa linea del picchetto, dentro il corpo stesso del nocciolo, e si
continua ad alzare la stessa costruzione fino al cervello della campana. Si
copre allora tutta questa costruzione cruda con un cemento composto di terra e
di sterco di cavallo; si omogeneizza bene tutto questo rivestimento di bordo che
è scolpito e smussato; questo rilievo è il cemento eccedente e dà al nucleo la
forma adatta.
Fig. 8 - Schema del nocciolo della campana Quando il nocciolo è in questo stato,
lo si fa cuocere riempiendolo di carbone semi acceso; e per fare in modo che il
calore si porti verso la parete dello stampo, e si lasci uscire tutta l'umidità,
si copre la parte superiore con un coperchio in terra cotta.
Quando il nocciolo è secco, gli si applica un secondo strato
di cemento che si uniforma con tutta la struttura; dopo aver applicato questo
secondo strato, (lo) si fa seccare una seconda
volta: si ricomincia (da capo) sia l'applicazione
degli strati di cemento, sia l'essicazione fino a che il nocciolo sia
perfettamente completato: lo si finisce con un coperchio di ceneri ben pressate,
che si stende convenientemente dappertutto con l'aiuto della tavola
(sagomata) girevole.
Dopo queste prime operazioni, si smonta la tavola (sagomata) del compasso; la si taglia modellandola fino a che si trova la curva che deve servire a formare il modello (falsa campana).
Fig. 9 - Schema della "falsa campana" Il modello è composto da un miscuglio
di terra e di sterco e pelo di cavallo, di cui si fanno più pezzi o torte; li si
applica sul nocciolo; si uniscono insieme: si completa il modello attraverso
(l'apposizione di) più strati dello stesso cemento, ma diluito;
ogni strato è normalizzato con il compasso, e (lo)
si lascia seccare prima di applicarne un altro; l'ultimo è un rivestimento di
sego e di cera fusa, che si dispone con il compasso su tutta la superficie del
modello; è là sopra che si dispongono le decorazioni
[nell'originale le "armi" o insegne] e le lettere, e su cui si tracciano
i
cordoni. I
cordoni si formano con intagli praticati sul
compasso. Sia le lettere sia le decorazioni si eseguono con un
pennello che si (intinge) nella cera fusa, che si
applica sul corpo del modello, e che le forma; le si
(modella) riparandole in seguito con le dime: è l'opera di uno scultore.
Si tratta ora di eseguire la camicia o il coperchio.
Fig. 10 - Schema della tavola di legno con le tre parti delle sagome da applicare (curva dell'interno della campana, dell'esterno, della camicia)
Fig. 11 - Schema della camicia
Si separa ancora la tavola
(sagomata) dal compasso, la si allarga e la si
modifica fino alla linea parallela alla faccia esterna della campana, e ne è
distante due o tre pollici, più o meno, a seconda di quanto si voglia spessa la
camicia: - il primo strato della camicia è composto di terra
ben setacciata, che si diluisce con sterco e pelo di cavallo molto fine; si
applica questo impasto su tutto il modello con un pennello, in modo che sia
tutto coperto; si lascia seccare questa camicia da sola, o senza fuoco: se ne
applica un secondo strato, un terzo, fino a che lo spessore di tutti gli strati
abbia acquistato due linee di spessore; - allora si applica
un cemento più grossolano, e (lo) si lascia
parallelamente seccare senza fuoco: si ravviva in seguito il fuoco nello stampo,
che si aumenta poco a poco fino a che sia sufficientemente caldo per fondere la
cera, che cola attraverso dei fori alla base della camicia e che si chiudono in
seguito con la terra. Dopo che il fuoco che c'è nel nocciolo
si è spento, si rimette il compasso in posizione, e si agisce in modo che la
camicia abbia lo spessore che deve avere. Nelle grandi
campane la camicia è chiusa con degli anelli di ferro piatti che la bloccano:
queste bande hanno alcuni ganci o anelli che danno presa per alzare la camicia
quando si vuole togliere il modello, che occupa il posto del metallo di cui la
campana deve essere formata. Dopo aver completato così la
camicia, si smonta il compasso, che non serve più.
Bisogna ora formare
il
cervello che è rimasto
aperto al di sopra del nocciolo del modello e della camicia: per ciò, si
comincia a completare il nocciolo con gli stessi materiali di cui è stato
costruito e che si dispongono secondo la forma conveniente al cervello, per
mezzo di un cerchio modellato sulla curva interna del cervello; si piazza
contemporaneamente la S o l'ansa di ferro che deve reggere
il battaglio; lo si interra nella muratura (che
costituisce il) cervello, in modo che la parte inferiore passi
all'interno della campana, e che la parte superiore sia presa dalla fusione dal
metallo che formerà il ponte [ansa centrale detta anche mozzo].
Si forma in seguito con la cera e per mezzo di un cerchio o d'un compasso fatto
apposta, il cui perno si appoggia sul centro del nocciolo dove si è installata
una piccola cunetta di ferro
[basamento circolare a tre piedi], che si userà in
seguito con il compasso; si forma, dico io, il cervello in cera e l'onda
che lo rinforza.
Fig. 12 - Coperchio della costruzione che ospita le anse e
il mozzo centrale (vista dai due lati opposti)
Fig. 13 - Schema della base del coperchio di cui sopra e
anse con mozzo centrale (modello del positivo)
Fig. 14 - Schema modello generale della campana chiuso e
completato Si modellano in cera
le anse in numero di sei, di cui due sono le anse laterali; due le anse frontali
e due (le)
posteriori; in seguito il
ponte o il pilastro è
piazzato al centro del cervello, su cui si riuniscono tutte le anse.
Dopo aver modellato e terminato in cera tutti questi pezzi, li si coprono
(usando) il pennello
(con) gli stessi strati di cemento che sono serviti
a coprire la camicia, osservando che (quest'ultima) camicia particolare delle
anse non sia aderente in alcun modo a quella della campana.
Quando è finita, la si toglie per farla cuocere e toglierne la cera, che,
fondendo, lascia un vuoto che il metallo deve riempire, per formare il cervello
e le anse della campana. Si ha avuto cura di creare nella
parte superiore della camicia, delle anse e del ponte, più
fori, tra i quali ce n'è uno, al di sopra del
ponte, che serve come getto per il metallo; ce ne sono altri che rimandano alle
anse, e che servono come sfogo all'aria che è contenuta dentro lo spazio
lasciato vuoto dalla cera, e che il metallo fuso lascia uscire prendendone il
posto.
I fonditori di
bronzo preparano (sempre) un modello della loro
opera in cera, del tutto simile al primo modello di intonaco.
Si dà alla cera lo spessore che si vuole dare al bronzo; poiché quando nello
spazio, chiuso dalla cera, si fa l'armatura del ferro e il nocciolo, e la cera è
stata ricoperta al disopra dalla camicia di luto e di terra, la si toglie per
mezzo del fuoco che la rende liquida dentro la camicia di luto e nel nocciolo,
ciò che forma un vuoto e che il bronzo occupa.
Gli antichi non prendevano la precauzione di fare la
prima sagoma di intonaco, per mezzo del quale si dà alla cera uno
spessore uguale; dopo aver fatto il loro modello con la terra preparata
appositamente, o con l'intonaco, lo ricoprivano, cioè essi aggiungevano
tutt'attorno lo spessore che volevano dare al bronzo; in modo che il modello
diventava il nocciolo, e dopo averlo fatto ben cuocere, essi lo ricoprivano di
cera che completavano, e sulla quale facevano la camicia di luto dentro
cui il metallo doveva colare.
Ci si serve ancora qualche volta di questo metodo per i bassorilievi, e le opere
di cui l'esecuzione non è difficile: ma benché sia più veloce, questa fusione,
per le grandi opere, dà luogo a numerosi inconvenienti.
La cera che si adopera per il
modello, deve essere di una qualità che, prima di
avere abbastanza consistenza per sostenersi e non fondersi al grande caldo
estivo, abbia tuttavia abbastanza dolcezza perché si possa aggiustare
facilmente. Si usano circa 100 libbre di cera gialla, 10
libbre di trementina comune, 10 libbre di pece grassa, e 10 libbre di cera
dolce. Li si fa fondere tutti insieme con un fuoco moderato, facendo attenzione
a non far bollire la cera, cosa che la renderebbe schiumosa, e impedirebbe di
ripararla prontamente.
Per ritirare il
modello della campana che occupa lo spazio tra il nocciolo e la camicia, si
solleva quest'ultima con la forza delle braccia, o per mezzo di un argano posto
al di sopra della fossa nel telaio del laboratorio , dove si è eseguito il
modello, si rimette il telaio (della camicia) dopo
averlo affumicato con della paglia che si brucia al di sotto, in modo che non si
cambi il punto di applicazione nel rimetterla; si ovvia a questo inconveniente
con degli aggiustamenti. Sulla camicia della campana si mette
quella delle anse che si è riparata parallelamente; si chiudono bene sia queste
due camicie insieme, sia la camicia della campana con la mola che sostiene tutte
le altre mole finché è interamente finita.
Fig. 15 - Schema modello generale della campana chiuso e
completato
Non resta altro che ricoprire (il tutto con) il cemento che è servito a congiungere questi pezzi: per questo li si copre poco a poco di carbone incendiato; si potenzia il fuoco per gradi: per ciò si evitano quelle soffiature, che un fuoco troppo vivace e troppo grande non mancherebbe di creare.
Si riempie in
seguito la
fossa di terra, che si pressa fortemente attorno
alla camicia, che è allora tutta disposta a ricevere il metallo fuso nel forno.
Fig. 16 - Schema del forno
Il forno per campane, è lo stesso di quello della
fonderia delle statue equestri e dei cannoni; non c'è differenza che nella
solidità che si dà , molto più grande nei forni delle statue equestri. Al posto
di essere di mattoni, è soltanto di terra refrattaria.
Quanto alla
composizione (del metallo), noi ne abbiamo già parlato, la più
perfetta, si dice, è (quella) di tre parti di rame
rosso, e d'una parte di stagno fino. Non si aggiunge lo stagno che (solo) quando
il rame è in fusione, e dopo averlo depurato delle sue scorie, poco tempo prima
di colare il metallo nello stampo. Il
metallo (fuso) è condotto attraverso un canale di terra
refrattaria nel secchio posto al di sopra dello stampo, da dove si espande in
tutto il vuoto che occupava il modello, di cui prende esattamente la forma.
Fig. 17 - Schema dei condotti del metallo fuso (per
formare 4 campane) Lo si lascia raffreddare; quand'è quasi
freddo, si dissotterra lo stampo, si rompe la camicia, e la campana appare
scoperta; la si toglie dalla fossa, per mezzo di un argano, che è servito prima
a togliere la camicia, la si pulisce sia al di fuori che all'interno; la si
benedice; vi si attacca il battaglio, e la si sospende al ceppo che le è
destinata. La quantità di metallo che si mette nel forno si
regola sulla grandezza della campana da fondere; ma bisogna usarne più che meno,
per prevenire le perdite accidentali che si hanno ogni tanto quando si hanno
fusioni considerevoli. Non si rischia mai di fonderne un decimo di più che il
peso giusto che ci si propone di dare alla campana. La
proporzione di tre parti di rame su una di stagno, non si è ben dimostrata la
migliore che non si possa scartare: bisogna proporzionalmente più rame nelle
grosse campane che nelle piccole. E' ancora un problema da
risolvere, il rapporto che si deve istituire tra le materie del miscuglio, a
seconda della grandezza e grandiosità delle campane, perché esse ottengano il
maggior suono che sia possibile; ma questo problema attiene alla natura delle
materie, non c'è motivo evidente che se ne trovi una soluzione per un'altra via
che non sia l'esperienza; le conoscenze di chimica, di musica, di geometria, non
possono equivalersi a tentoni.
Una questione che la
geometria illuminata dai principi della musica, risolverebbe più facilmente, è
quella che si deve naturalmente fare sul rapporto che deve avere il battaglio
con la campana.
Fig. 18 - Schema della campana in sezione col battaglio La regola dei fonditori è qui puramente
sperimentale; la loro pratica è di dare un battaglio più leggero alle grosse
campane, proporzione rispettata, che alle piccole: per esempio, il battaglio di
una campana di 500 libbre (227 kg), è di circa 25 libbre (12 kg); e quello
di una campana di 1000 libbre (454 kg) è un po' meno di 50 libbre (23 kg).
Il battaglio è una massa di ferro, terminante nella parte superiore con un
anello, a cui si collega l'anello fisso della campana, ove passa una forte
fascia di cuoio di cavallo, bloccata da un forte bottone, in modo che il
legaccio lasci al battaglio la possibilità di oscillare. Lo si posiziona il più
possibile al centro della campana; l'arco che descrive il centro di gravità,
deve passare dai bordi della campana, per colpirla con il maggior vantaggio che
sia possibile.
Il ceppo a cui si
sospende la campana, è un forte pezzo di legno, la cui dimensione è uguale
all'ampiezza della campana, e l'altezza uguale al terzo di questa ampiezza:
questo pezzo è alloggiato alle estremità (superiori),
e sostenuto da forti perni di legno bloccati da una fascia di ferro.
Fig. 19 - Schema della campana in sezione col ceppo
Fig. 20 - Schema delle parti di cui è composto il ceppo Lo spessore del ceppo è di circa 2/3
della corona: lo si intaglia nel mezzo della parte inferiore, secondo la curva
delle anse e del ponte; le anse e il ponte devono essere racchiusi esattamente
in questo intaglio. Le estremità del ceppo sono due perni di
ferro, proporzionati al peso della campana; questi perni sono il prolungamento
di una massa di ferro, incastrata in una rottura praticata nella parte inferiore
del ceppo, e legata dalla fascia che avvolge il perno. La
coda è trattenuta nella rottura, da una barra di ferro che attraversa il ceppo,
ed è sospesa da due flange che formano dei parallelogrammi, che prendono al di
sotto la barra di ferro, terminante ai suoi due estremi, dai ganci che non
permettono alle flange di sfuggire; le flange sono trattenute al di sopra da
un'altra barra di ferro o di legno, che ha anch'essa i suoi ganci. Li si tendono
per mezzo di numerosi angoli di ferro piatto, che si fermano a colpi di mazza
dentro il pezzo di legno o della barra di ferro, sulla quale le flange sono
posate in alto.
Quando il ceppo è
piazzato nella finestra della torre per cui la campana è stata fatta e posato
con dei perni sui cuscinetti di rame che la devono sostenere, si monta la
campana per mezzo di macchine ordinarie, il verricello orizzontale, le pulegge,
le muffole, ecc.
Fig. 21 - Schema della campana in sezione col ceppo
Fig. 22 - Schema delle parti di cui è composto il ceppo Si presentano le anse dentro
l'intaglio; si passa un forte bullone di ferro attraverso il buco del ponte
chiamato occhio, e attraverso i perni
corrispondenti del ceppo; allora la campana si trova come sospesa; le si lascia
prendere la sua posizione di equilibrio; ma siccome questo bullone non la può
sostenere a lungo, si passa sotto le anse laterali una barra di ferro che le
sostiene, dalla parte anteriore e posteriore, attraverso flange che passano
nella parte superiore su un pezzo di legno o di ferro. Si
bloccano queste flange con degli angoli di ferro, se ne aggiungono tanti quante
sono le anse anteriori e posteriori con dei perni muffolati.
Le flange muffolate sono quelle le cui estremità inferiori terminano con due
occhielli, in cui passa un bullone che abbraccia l'ansa; esse sono dei freni
d'arresto in altezza come le altre flange.
Cioè, si pone una barra di ferro sotto le anse anteriori, e un'altra simile
sotto le anse posteriori: queste barre sono completate da ganci che bloccano le
flange semplici; esse sono bloccate due a due, l'anteriore e la posteriore, su
dei pezzi di legno, sui quali sono fissate delle barre di ferro, terminanti con
dei ganci che suono girati verticalmente, e che impediscono a queste flange di
scappare; esse sono anche chiuse come tutte le altre da angoli di ferro.
Quando la campana è così fissata nel ceppo e il ceppo dentro la finestra (del
campanile), si arma la campana con il suo battaglio, come abbiamo detto più
sopra, e lo si adatta al ceppo con delle leve o semplici o doppie, o quadruple,
come quelle delle grosse campane di Notre Dame di Parigi: queste leve sono dei
lunghi pezzi di legno fissati al di sotto del ceppo, ove essi sono fortemente
bloccati da doppie staffe; esse hanno dal ceppo fino alla loro estremità ove
pende la corda, circa la lunghezza del diametro della campana; per conferire
loro sicurezza, si bloccano con linee di ferro, fissate da un capo alla loro
estremità, e dall'altro alla cima del ceppo; e per conservare il loro
parallelismo, si aggiungono quelle di un fianco del ceppo a quelle dell'altro,
con degli incroci trasversali a dorma di Croce di S. Andrea.
C'è per le piccole campane una specie di sistema di leve composto da tre pezzi,
di cui due sono dritti; e il terzo è un quarto di cerchio centrato sul perno, e
fa una gola sulla parte convessa; la corda è accolta in questa gola, fino a che
si mette la campana in movimento: il quarto di cerchio è anche tenuto da una
barra di ferro fissata da un capo alla sommità di questo quarto di cerchio, e
l'altro capo alla sommità del ceppo.
Il castello su cui si montano le campane, è un telaio di legno, di forma
piramidale quadrata e tronca, un po' più stretto nella parte superiore che alla
base, e piazzata all'interno della torre: lo si costruisce più stretto in alto,
affinché non tocchi assolutamente le pareti della torre e in modo che ceda
all'azione orizzontale della campana, quando suona a slancio.
Fig. 23 - Schema del castello
*** Questo è l'approccio generale o la teoria
dell'arte fusoria e della costruzione delle campane; ma per rendere sensibile la
pratica e dare l'idea delle operazioni di quest'arte complicata, bisogna
riprenderla e seguirne le fasi, di cui daremo una spiegazione successiva e
dettagliata. ***
[Per la traduzione della spiegazione puntuale delle tavole grafiche
(planches) vedi
Portale "Ingegneria e
Campanologia" -
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Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-186 - Enciclopedia di Didérot - D'Alembert: traduzione a cura di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-187 - Disegni grafici tratti dalle Tavole grafiche (planches - Enciclopedia di Didérot - D'Alembert) presentate e spiegate in opportune pagine (vedi sommario)