Campane e concerti storici - Regione Veneto
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-H20 - Rassegna bronzi storici - Pag. ARS-H20.07
Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2011 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina
(VR) - Verona: Campane dei SS. Apostoli - di Nicola Patria
La romanica torre bianca della chiesa parrocchiale nella venerabile pieve dei
Ss.Apostoli in Verona
Note storiche sulle campane a Verona e sull'arte di suonarle a concerto
Le cronache del VII° secolo ci informano che già a
quell'epoca i meravigliosi campanili che dominano Verona e la sua provincia,
dalle montagne, alle valli, alle spiagge del Garda, ospitavano dei tesori che
hanno da sempre accompagnato la vita della comunità: le campane.
I fonditori veronesi, infatti, sono famosi in tutta Europa sia
per la capacità di realizzare decorazioni nitide e ricche sia per la melodiosità
e precisione del suono delle loro campane, ottenuta con un attento studio della
forma in cui viene colato il metallo e dei materiali impiegati.
A partire dalla fine dell'alto medioevo, nacque l'idea di dotare
le torri di più bronzi, ognuno con una propria funzione specifica. Ulderico,
vescovo di Le Mans, fece fare per tale cattedrale di un coro a ben dodici voci.
Nella nostra città si è sviluppato un metodo di suonare le
campane, detto “concerto veronese” che oggi è diffuso in quasi tutto il Veneto.
I suonatori, manovrando sapientemente insiemi di campane accordate secondo la
scala musicale diatonica maggiore, dapprima portano e fermano i bronzi con la
bocca rivolta verso il cielo, poi li fanno ruotare e squillare seguendo dei veri
e propri spartiti musicali. Fra i migliori cori di campane veronesi ricordiamo
quello imponente della Cattedrale che è costituito da nove campane la cui
maggiore pesa 4566 kg ed ha un diametro di 190 cm. Tale complesso è il più
grande al mondo fra quelli suonati manualmente a concerto.
Menzione merita, anche, il celestiale insieme di San Giorgio in
Braida, fuso nel 1776, e quello di Santa Anastasia. Le squadre di suonatori,
prevalentemente giovani, della città di Verona e prima periferia si sono
recentemente riunite in un'unica formazione denominata "Scuola Campanaria
Verona" che, naturale erede della leggendaria squadra campanaria di Santa
Anastasia, si impegna a praticare e far conoscere questa meravigliosa arte
musicale nelle varie torri del centro e della fascia periferica. All'interno dei
vari campanili, questo gruppo di appassionati raccoglie e cura esposizioni
permanenti di materiale sia storico-artistico che tecnico-scientifico relativo
all'arte campanaria. Persone preparate accuratamente si occupano di organizzare
scuole di suono, visite guidate e consulenze gratuite riguardo la manutenzione
dei concerti di campane.
Il processo per costruire una campana è qualcosa di estremamente
laborioso e complesso che richiede conoscenze ed abilità in diversi campi.
Questo lavoro affascinante, parte dalla preparazione di una tavola piatta in
legno di noce detta “costola”, che corrisponde al profilo interno ed esterno
della campana. Ogni fonditore ha una costola dalla forma caratteristica, frutto
di studio ed esperienza.
In generale, tutti i fonditori nord-italiani dal XVIII secolo in
poi, si sono ispirati alla sagoma manieristica tardorinascimentale, di
derivazione franco-elvetica.
Quando la costola è pronta si costruisce un cono cavo di mattoni
detto “anima”, sul quale viene spalmato un primo strato di creta, fatto poi
essiccare da carboni introdotti all’interno della struttura. Vi si impernia
sopra la costola in legno che, girando, levigherà la creta in modo da ottenere
il corrispondente della sagoma interna della campana. Sull' anima si
sovrappongono, poi, un po’ di cenere e vari strati di grasso e creta magra
(diluita con acqua e sabbie) fino ad ottenere una “falsa campana” ossia una
copertura avente lo stesso spessore della futura campana bronzea.
Su questa superficie, perfettamente levigata dalla parte esterna
della sagoma, si applicano fregi ed inscrizioni in cera d’api (precedentemente
pressata su tavolette di legno o gesso e poi fatta lievitare) che dedicano e
decorano la campana. L'ultima fase di formatura consiste nel preparare il
“mantello”, ottenuto dalla sovrapposizione sulla falsa campana di vari strati
sempre più densi di creta, grassi, fibre ed altri leganti naturali. Il tutto
viene costantemente riscaldato da carboni ardenti che facilitano l'essiccatura
delle argille e lo scioglimento delle cere. In questo modo si imprimono nel
mantello immagini e testi. Smontato il mantello, si elimina la falsa campana e
poi lo si riposiziona e blocca nuovamente sull'anima, lasciando così
l'intercapedine necessaria ad ospitare la fusione di bronzo.
La struttura ottenuta viene poi interrata e coperta con materiali
naturali sabbiosi speciali e ben compattati.
I forni della fonderia vengono alimentati con pura legna di
faggio, che evita di inquinare i metalli, sono poi inseriti ed estratti subito
dei legni porosi, la cui umidità purifica ulteriormente il rame e lo stagno. Il
bronzo è, infatti, una lega composta dal 78% di rame e dal 22% di stagno (che
esalta la sonorità). Si introducono antiossidanti come fosforo e manganese e si
tengono mescolati i metalli costantemente. Il bronzo va calcolato in eccedenza
al bastevole per due ragioni: durante la fusione la sua massa cala in una
percentuale compresa tra il 5 ed il 10% ed il resto servirà per comprimere e
compattare quello che ha riempito la campana, in modo da evitare la formazione
di bolle d’aria interne al getto. La temperatura dei metalli raggiunge, dopo
diverse ore, i 1300°C.
A questo punto il fonditore si accerta che il bronzo abbia
raggiunto una giusta fluidità: si apre la bocca del forno ed il metallo
scintillante scorre, gorgogliando, nei canali fino agli imbuti che lo portano
alla testa della campana. Tutto l’apparato deve essere pulito e riscaldato con
braci per evitare sbalzi termici. La colata, giunta quasi alla fine, viene
interrotta per qualche secondo onde assestare la massa sedimentata. Il foro di
ingresso del metallo viene poi sigillato con del magnesio.
Dopo alcuni giorni di raffreddamento, la campana viene estratta
dalla fossa e liberata dal mantello.
Con calma e delicatezza viene ripulita e lucidata, il vaso di
finissimo bronzo è pronto: argentato, rilucente come uno specchio e finemente
decorato.
In un secondo momento viene effettuato il collaudo musicale
mediante la verifica, con diapason, della nota di battuta e dei toni parziali.
La campana produce, infatti, una nota musicale ben definita, ma il suo suono è
composto anche da un’insieme di note diverse, in accordo con la principale,
detti toni parziali, udibili distintamente percuotendo il vaso bronzeo a diverse
altezze.
Questi toni, che durano dopo la fine della percussione,
conferiscono quella personalità e continuità così caratteristiche del suono
delle campane. I più importanti sono situati ad una distanza dalla nota nominale
ad intervalli musicali di: prima, la terza minore, quinta, ottava superiore,
ottava inferiore. Nella campana ideale essi devono avere frequenze musicali
precise, volume apprezzabile ed equilibrato e durata consistente, tuttavia lievi
difformità conferiscono ad ogni voce una propria peculiarità. In una buona
campana moderna, inoltre, la vibrazione del bronzo dovrebbe durare tanti secondi
quanti sono i centimetri del suo diametro. In genere, più la campana ha un
diametro maggiore ed un peso superiore, più il suo suono sarà grave. Tuttavia, i
fonditori riescono ad ottenere la stessa tonalità pur maggiorando il peso,
variando quindi principalmente lo spessore delle pareti del vaso. A parità di
nota, più la campana sarà pesante, più il suo suono potente. Il rapporto tra la
tonalità e il peso è detto sagoma. Esistono vari tipi di sagome: ultraleggera
(<70%), leggera (75%), medio leggera (81-90%), media (100%), medio pesante (115%
oggi in uso nella zona mitteleuropea ed anglosassone), pesante (125%),
ultrapesante (150% ed oltre, molto usata in tutta Europa nel medioevo e
rinascimento). Nell’area del Veneto sono diffuse specialmente campane di sagoma
ultraleggera, leggera e medio-leggera. Campane eventualmente non ben accordate
possono essere corrette mediante una lisciatura della parete interna dei vasi
bronzei, i primi ad applicare regolarmente questa tecnica furono i carillonisti
olandesi Hemony nel XVII secolo.
Il concerto, di dimensioni modeste ed “incassato” nella cella
campanaria, vede valorizzata la sua armoniosità ed il calore del suo suono,
dalla felice posizione, dai materiali che costituiscono le strutture murarie e
dalle condizioni di montaggio ideali con i contrappesi “Cavadini- Classico” ed
il castello ammortizzato.
Il partito decorativo è ricco ma delicato, di indubbia
ispirazione barocca, curato con criterio e gusto per far apprezzare un’ordinato
impatto visivo generale assieme ad una ricerca della ricchezza del dettaglio.
Sulle campane
Partilora-Selegari,
a similitudine di quanto faceva il maestro
Ruffini, rileviamo, in mezzo ai festoni vegetali, il fare capolino di
animaletti che nell’iconografia barocca simboleggiavano varie virtù o passi
della sacra scrittura. La cerva che cerca la fresca acqua di fonte, ad esempio,
simboleggia la ricerca della Parola da parte del cristiano, la farfalla ci
ricorda, con la sua metamorfosi, la conversione e la rinascita a vita nuova, e
così via.
Anton Maria Partilora, veronese, uscì dalla
prestigiosa scuola del leggendario maestro Giuseppe Ruffini (1721-1801), del
quale era l’allievo prediletto. Collaborazione interessante tra i due è la
campana civica di Canneto sull'Oglio, di q.li 13.
Il nipote di Anton Maria, Pietro
(1765-1822), creò una propria fonderia operativa tra il 1800 ed il 1850, ubicata
nella contrada del "Cigno" in parrocchia di Santo Stefano. Leggendario resta il
concerto fuso nel 1821 per Santa Anastasia in Verona composto da 5 campane in
Mi-bemolle3, ultima opera di Pietro. Esso venne rifuso, ma gli echi della sua
bellezza, sia sonora che estetica, si tramandano ancora oggi. Alla sua morte,
nel 1822, lasciava tutto al figlio Giuseppe di soli 8 anni e cagionevole di
salute, quindi la direzione della fonderia venne presa dall'allievo Antonio
Selegari
(1780-1854) che viveva nella stessa casa del suo maestro. Il figlio di Pietro,
Antonio, riprese in mano l’attività nel 1837 continuandola fino al 1850, in
collaborazione con il Selegari.
Ettore Cavadini fuse campane nel periodo 1928-1962. La sua
famiglia, pure di scuola Ruffini, lavorò in quest'ambito dal 1792 al 1974, nella
storica sede in via XX Settembre. Nel 1931, Ettore, diede vita al monumentale
concerto della Cattedrale di Verona,.Bellissime sue realizzazioni ancora udibili
sono: San Tomaso Cantuariense, San Nicolò, Minerbe, San Lorenzo in Vicenza e
Povegliano. In Sued Tirol e Lombardia gli vennero commissionati prestigiosi
complessi. Nel 1938 venne incaricato di fondere il monumentale bronzo di
Rovereto, dedicato ai caduti. Le sue realizzazioni sono da classificarsi ai
vertici dell’arte campanaria di quel periodo.
Delle campane precedenti alle attuali poco si sa: erano almeno
quattro. Le due maggiori erano datate 1614 e 1564, le altre due erano quasi di
certo opera dei fonditori veronesi Ruffini (fine XVIII° secolo) e Pisenti (XVII°
secolo). Quest'ultimo era gestore della fonderia che sorgeva presso l'attuale
farmacia chiamata, appunto,“Due campane”.
Il concerto che attualmente abita l'ambiente celato dalle
accigliate bifore del campanile dei Santi Apostoli venne fuso da Pietro
Partilora nel 1817 nell'accordo tetratonico chiamato gergalmente “quarto
bolognese” (do-re-mi-sol). Fu completato l'anno seguente. L'insieme fu
collaudato ed inaugurato dal maestro carillonista Luigi Gardoni da Santa Maria
in Organo (1780-1850). Nel 1930 venne rifusa a scopo di accordatura la campana
più piccola ed aggiunta la “sestina”.
Durante le requisizioni belliche, le campane vennero asportate
con l'obiettivo di fondere cannoni.
Nel campanile dei Santi Apostoli si decise di collocare quelle
della vicina rettoria di San Lorenzo.
Fortunatamente la guerra finì prima che i bronzi della
parrocchiale arrivassero ai forni e, quindi, furono restituiti.
Essi sono stati sempre suonati, secondo il metodo del concerto
alla veronese, dalla squadra dei campanari di Santa Anastasia ed, in seguito, da
un gruppo parrocchiale diretto dal maestro Albino Oliboni. Il grande maestro e
compositore Pietro Sancassani (1881-1972) prestò servizio come sagrestano di
questa parrocchia, durante e dopo le famose rivalità fra le diverse formazioni
di campanari della città di Verona. Nel 1959 le campane vennero elettrificate.
Nel susseguirsi dei decenni il disturbo procurato dalle sollecitazioni
dell'impianto elettrico a torre e bronzi costrinsero le sei voci ad un lungo
silenzio. In un sopralluogo, compiuto nel 2010 in compagnia dello storico Luca
Chiavegato, si sono potute rilevare le immagini e le inscrizioni che adornano le
campane.
Pos. Musicale TONICA
Diametro 982 mm
Peso stimato 400 kg
Nota LA bemolle 3
Anno di fusione 1817.
Fonditore
Pietro Antonio Partilora
Ragione sociale "PETRUS ANTO PARTILORA VER FUNDITOR", in cornice
floreale lobata
Inscrizioni "IN OMNEM TERRAM EXIVIT SONUS EORUM ET IN FINES ORBIS
TERRAE VERBA EORUM P.S.A.L. XVIII", dal salmo 18 posizionato sul dorso a metà
del corpo bronzeo, "DUOBUS VETERIBUS RENOVATIS MAXIMUM OC PIORUN OBLATIONEIBUS
ARCHIPRESBITERO A BIENNIO IOSEPHO SEGA SUPER ADDITUM", posizionata sul bordo
inferiore della campana.
Decorazioni Sei eleganti trecce (maniglie) sostengono la campana,
quindici tondi raffiguranti busti di santi e scene della vita di Cristo, otto
immagini scandiscono in due registri il corpo, quattro nell’ordine superiore,
due incorniciate in grandi cornici tonde e due immagini libere (Compianto sul
Cristo morto, Resurrezione, Madonna in Gloria, Madonna col Bambino). Nell’ordine
inferiore tre immagini e la ragione sociale del fonditore (S. Paolo, Pentecoste,
santo in estasi abbagliato dall’occhio divino), tre ordini di cornici floreali
scandiscono il corpo del bronzo.
Note Fusa con il metallo di due campane più piccole. Il partito
decorativo risente volutamente della scuola ruffiniana soprattutto nel parte
alta dove nei 15 tondi si trovano i busti dei 12 apostoli. La campana cresce
leggermente di tono nominale.
Ruolo: annuncio di un evento improvviso ed importante.
Pos. Musicale: SOPRATONICA
Diametro 791 mm
Peso stimato 280 kg
Nota SI bemolle 3
Anno di fusione 1817.
Fonditore
Pietro Antonio Partilora
Ragione sociale "PETRUS ANTO PARTILORA VER FUNDITOR", in cornice
floreale lobata
Inscrizioni "SI- - - CARITATEM NON ABEAM FACTUS SUM VELVUT AES
SONANS AVI CYMBALUM TINNENS I CORIN XIII", dalla lettera ai corinzi di San
Paolo, posizionato sul dorso a metà del corpo bronzeo, "ANTERIORI CCIII POST
ANNOS CONFRACTO SIMUL CUM COETERIS EURONDEM PIETATE ANNO MDCCCXVII AMPLIOREM IN
FORMAN CONFLATUM", posizionata sul bordo inferiore della campana.
Decorazioni sei eleganti trecce (maniglie) sostengono la campana,
otto immagini scandiscono in due registri il corpo, quattro nell’ordine
superiore, due incorniciate in grandi cornici tonde e due libere (Santissima
Trinità, San Giuseppe Lavoratore, Ultima Cena, Battesimo di Gesù [?]).
Nell’ordine inferiore, tre immagini e la ragione sociale del
fonditore (San Rocco, San Giuseppe Padre Putativo, Decollazione di Sant’Eurosia),
tre ordini cornici floreali scandiscono il corpo del bronzo.
Note: sostituisce una campana incrinata più piccola, del 1614.
Ruolo: suono dell'Ave Maria e dell'Angelus.
Pos. Musicale: MEDIANTE
Diametro 711 mm
Peso stimato 200 kg
Nota DO naturale 4
Anno di fusione 1817.
Fonditore
Pietro Antonio Partilora
Ragione sociale "PETRUS ANTO PARTILORA VER FUNDITOR", in cornice
floreale lobata
Inscrizioni "SONET VOX TUA AURIBUS MEIS VOX ENIM TUA DVLCIS CANT
II", tratto da cantico secondo, posizionato sul dorso a metà del corpo bronzeo,
"IMPRIMUR POST CCLIII ANNOS NON CONFRACTUN SED PROPTER CONSONAN TIAM SIMUL CVM
COETERIS RENOVATUM IISDEM EXPENSIS MODO CREATIONEN SONITUM EDIT", posizionata
sul bordo inferiore della campana.
Decorazioni sei eleganti trecce (maniglie) sostengono la campana,
otto immagini scandiscono in due registri il corpo, quattro nell’ordine
superiore, due incorniciate in grandi cornici tonde e due immagini libere (scena
di adorazione [?], San Francesco d’Assisi, San Carlo Borromeo, santo vestito
all’antica con libro), nell’ordine inferiore tre immagini e la ragione sociale
del fonditore (Annunciazione, Santa Giustina, Flagellazione di Cristo alla
Colonna), tre ordini cornici floreali scandiscono il corpo del bronzo.
Note: sostituisce una campana del 1564 non perché rotta ma, come
afferma l’inscrizione, per uniformare l'intonazione del concerto.
Ruolo: annuncio della morte di un uomo.
Pos. Musicale: SOTTODOMINANTE
Diametro 667 mm
Peso stimato 170 kg
Nota RE bemolle 4
Anno di fusione 1818.
Fonditore
Pietro Antonio Partilora
Ragione sociale "PETRUS ANTO PARTILORA VER FUNDITOR", in cornice
floreale lobata
Inscrizioni "VOCATE COETVM CONGREGATE POPULUM COADVNATE SENES
CONGREGATE PAROVLOS – JOEL II", da secondo Gioele, posizionato sul dorso a metà
del
corpo bronzeo, "ANNO SEQUENTI AD PERFECTAM CONSONANTIA CONFLACTVN
EODEM ARCHIPRESBYTERO", posizionata sul bordo inferiore della campana.
Decorazioni sei eleganti trecce (maniglie) sostengono la campana,
otto immagini scandiscono in due registri il corpo, quattro immagini nell’ordine
superiore, due incorniciate in grandi cornici tonde e due immagini libere
(Sant’Antonio da Padova, San Girolamo nel deserto, San Rocco, Incoronazione
della Vergine), nell’ordine inferiore tre immagini e la ragione sociale del
fonditore (Sant’Eustacchio, San Michele Arcangelo, Santo …), tre ordini di
cornici floreali scandiscono il corpo del bronzo.
Note: aggiunta nel 1818, per completare la scala musicale del
concerto.
Ruolo: annuncia la morte di una donna o di un bambino.
Pos. Musicale: DOMINANTE
Diametro 600 mm
Peso stimato 120 kg
Nota MI bemolle 3
Anno di fusione 1929.
Fonditore
Ettore Cavadini
Ragione sociale "ANTICA E PREMIATA FONDERIA VESCOVILE LUIGI
CAVADINI E FIGLIO IN VERONA", in targhetta.
Inscrizioni "REFUSA UT A MELIOREM CONCERTUM CVM CETERIS AERIBU
REDUCERETUM" posizionato sul dorso a metà del corpo bronzeo.
Decorazioni sei eleganti trecce (maniglie) sostengono la campana,
quattro immagini in eleganti cornici tondeggianti (Maria Assunta, San Pietro
Apostolo, Sant’Antonio Abate, San Paolo), tre ordini a cornici floreali
scandiscono il corpo del bronzo.
Note: rifusione della precedente, coeva al concerto, perché non
accordata con le altre. Pur avendo un timbro più duro e vigoroso delle altre, si
tratta di una campana di qualità accettabile.
Ruolo: annuncia la messa.
Pos. Musicale: SOPRADOMINANTE
Diametro 530 mm
Peso stimato 85 kg
Nota FA 4
Anno di fusione 1929.
Fonditore
Ettore Cavadini
Ragione sociale "ANTICA E PREMIATA FONDERIA VESCOVILE LUIGI
CAVADINI E FIGLIO"
IN VERONA, in targhetta.
Inscrizioni "A.D. MCMXXIX AERE FIDELUM DEO GRATIAS ABEUNT PROPER
ATCA CONCILIATIONE INTERCIVILE PROTESTATEM ET SEDEM APOSTOLICAM", sul dorso e
metà del corpo bronzeo.
Decorazioni sei eleganti trecce (maniglie) sostengono la campana,
quattro immagini in eleganti cornici tondeggianti (Vergine del Rosario,
Sant’Andrea Apostolo, San Zeno, …)
Note: campana dal suono qualitativamente più povero delle altre.
Ruolo: completamento dell'esacordo.
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