Famiglie di Fonditori storici - Regione Veneto
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-G20 - Rassegna fonditori storici - Pag. ARS-G20.16
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(TV) - Vittorio Veneto - Famiglia De Poli
Vittorio Veneto, sec. XV / Attualmente attiva
La fonderia De Poli di Vittorio Veneto fondata nel lontano 1453 è
tra le più antiche fonderie italiane ancora operanti.
Nella sua storia ha avuto varie ramificazioni tra le varie
Venezia e Udine.
La Fonderia De Poli, nel suo laboratorio “al ponte dei Dai,
all'insegna della Madonna” (Calle dei Fabbri) oltre alle campane fondevano anche
mortai pestelli e bocche da fuoco.
Nel 1481, i De Poli fusero una campana per il
Duomo di Ceneda (ora Vittorio Veneto) e nel 1606 una campana per la Chiesa di
San Giusto di Trieste.
Questo laboratorio artigiano continua ad essere documentato a
Venezia per tutto il Settecento.
Nella chiesa di San Giorgio a Basalghelle il
campanile alto 28 metri, costruito per opera e direzione di un capomastro nel
1869, custodisce le tre campane di 16,100 quintali della fonderia De Poli. La
prima è una delle tre campane premiate all’Esposizione di Roma del 1869; è per
questo che poté essere salvata dalla requisizione che i tedeschi fecero delle
campane nel 1918.
Particolare è l'opera campanaria costruita per
dalla Fonderia De Poli la facciata del nuovo palazzo municipale di Trieste,
progettata nel 1873, l’architetto Giuseppe Bruni. Come elemento distintivo Bruni
fece inserire al centro dell’ampio sviluppo orizzontale una torre, che si impone
con il suo tetto a tronco di piramide. Questa torre rievoca la dirimpettaia
torre dell’Orologio o del Porto, la cui compianta e discussa demolizione era
avvenuta nel 1838. La torre sostiene l’orologio civico e le due statue di zinco
fuso raffigurano due paggi. Gli automi, disposti ai lati della campana, hanno le
braccia articolate, le quali messe in movimento da un meccanismo ad orologeria,
sollevano un martello che batte le ore, mentre i quarti vengono suonati da un
separato martello.
Giuseppe de Polys produsse tra le altre:
- 1691 - due campane per la
Chiesa Rettoria della Castellaretta a Staffolo (AN)
Eredi De Poli produssero tra le altre:
- 1781 - una campana per la
Chiesa di S. Maria Maddalena a Fermignano (PU)
Francesco De Poli fuse tra le altre:
- 1893 - una campana per la
torre civica di Castel Colonna (AN).
- 1900 - una campana per la
Cattedrale di Osimo (AN)
Vittorio De Poli fuse tra le altre:
- 1907 - una campana per la
Chiesa del Carmine di Osimo (AN)
- 1949 - campana di terza grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
- 1949 - campana di quinta grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
- 1949 - campana di ottava grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
La Famiglia De Poli fuse tra le altre:
- 1933 - due campane per
la
Parrocchia della Misericordia di Osimo (AN)
- 1949 - rifusione di campana per la
Parrocchia di S. Croce a Ostra Vetere (AN)
- 1949 - campana maggiore per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
- 1967 - rifusione di 4 campane per la
Parrocchia di Sirolo (Cfr. Rilievo 2019) (AN)
- 1989 - rifusione del campanone
per la parrocchiale di S. Anastasia in Verona (VR)
- 1999 - tre campane
per la parrocchiale di Chievo (VR)
Dal 2015 la sede di fusione è a Revine (TV)
- 2016 - campana di seconda grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
- 2019 - campana di quarta grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
- 2019 - campana di sesta grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
- 2019 - campana di settima grandezza per la
Basilica di San Paterniano a Fano (PU)
Ideati dal Bruni, i due automi furono modellati nel giugno 1875 dallo scultore
Fausto Asteo di Ceneda, Vittorio Veneto, Treviso, (1840 – 1901) docente presso
l’Accademia di belle arti di Venezia, che vennero fusi nelle fonderie dei
fratelli de Poli di Ceneda. Gli automi arrivarono a Trieste, come testimoniano
gli scritti degli storici della fine del secolo, nel novembre dello stesso anno,
e furono collocati sulla torre nei giorni 5 e 7 gennaio 1876. Cominciarono a
funzionare regolarmente alle ore 12 meridiane del 14 gennaio.
I triestini li nominarono confidenzialmente Michez e Jachez (o Mikez e Jakez)
ossia Michele e Giacomo, riferendosi pare a due famosi giudici della città.
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Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni