Proprietà e metallurgia dell'Oro
AREA I - ARTE TECNICO-SCIENTIFICA (ATS)
Cap. ATS-G04 - Proprietà metalli - Pag. ATS-G04.01
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Peso specifico oro puro 19.260; oro fuso 19.258; punto di fusione 1.064 °.
Si distingue per il colore giallo e lucente, malleabile e duttile, buon conduttore di calore e di elettricità. Non si ossida e non viene attaccato dagli acidi ad esclusione dell’acqua regia (3 parti di acido cloridrico, 1 di acido nitrico).
L’oro si rinviene in due tipi di giacimenti:
Epigenetico o primario ove il deposito aurifero si è formato dopo la roccia che lo contiene, in genere per precipitazione da fluidi idrotermali;
Singenetico o secondario ove il filone aurifero si è formato in contemporanea ai sedimenti che lo contengono. E’ questo il filone più comune e dal quale per agenti meteorici avviene la dispersione dell’oro in corsi d’acqua dai quali viene estratto sotto forma di pepite o pagliuzze.
- Penisola Iberica: Portogallo centrale e settentrionale; Spagna nelle regioni del N-W, in quelle centro-occidentali e area mediterranea; lungo il corso dei fiumi; Tartessos (la biblica Tarshish) posta alla foce del Guadalquivir, sarebbe il centro ove re Salomone si approvvigionava nel X sec. a.C. ca. di metalli preziosi tra cui l’oro.
- Francia: Massiccio Armoricano; Massiccio Centrale (settore nord occidentale e meridionale); Pirenei sud occidentali: i Galli sfruttavano già i giacimenti della Francia centrale e dei Pirenei. Circa 200 miniere d’oro, risalenti al periodo di La Tene, si sono rinvenute nella regione del Limosino.
- Isole Britanniche: Galles (già dall’epoca romana); Cornovaglia, Devon e Cumberland per l’Inghilterra; per la Scozia si ha nel Sutherland e Pertshire; Irlanda nel Wicklow.
- Belgio: parte orientale del paese (già dall’età celtica e romana).
- Germania: parte centro meridionale; depositi sedimentari dall’Alta valle del Reno che probabilmente traggono origine dai depositi primari delle Alpi Svizzere (forse già utilizzati nella Preistoria); nell’antichità furono utilizzati i giacimenti lungo i fiumi (Isar, Danubio, Inn).
- Svizzera: vari giacimenti si hanno sui Grigioni, nel Vallese, Canton Ticino, Canton Ginevrino; i più ricchi si hanno nell’Altopiano svizzero, corso del Renoe altri fiumi.
- Austria: Alti Tauri (già dall’età Preistorica); Tirolo, Stiria, Corinzia e Salisburghese (depositi primari); nei fiumi (depositi secondari).
- Repubblica Ceca: Boemia; fiume Otava (sin dall’antichità – età del ferro); Sudeti versante orientale (Polonia).
- Slovacchia: settore centrale e orientale.
- Romania: distretti di Baia Mare, Maramures, Monti Apuseni (sfruttato dai Romani ma probabilmente già in precedenza); Carpazi Meridionali.
- Ungheria: depositi secondari lungo il corso meridionale del Danubio (forse noti già dall’età del bronzo).
- Bulgaria: montagne a NW di Sofia; depositi alluvionali si trovano nei fiumi della metà occidentale del paese e noti da epoche remote; altri si trovano presso le frontiere occidentali.
- Russia: Urali; Altai.
- Iran: parte occidentale.
- ex Yugoslavia: sud della Serbia e in Bosnia; depositi alluvionali nel fiume Pek.
- Grecia: Macedonia (già in antico); Salonicco; costa di Missolungi; Tracia, Attica (Laurion), Eubea meridionale, Cicladi (già in antico).
- Italia: Alpi occidentali, centrali e centro occidentali; Appennino Ligure. Depositi secondari si hanno nei fiumi: Po, Dora Riparia e Baltea, Ticino, Tanaro, Adda e altri. I Salassi coltivavano oro presso la Dora Baltea mentre Plinio e Strabone ricordano estrazioni aurifere presso Vercellae e Victimulae.
Ad epoca romana (II-III d.C.) si datano i resti di impianti per l’estrazione dell’oro in località "la Bessa" a sud di Biella.
L’oro si trova spesso in lega con l’argento (elettro), quindi vennero elaborate tecniche nei vari periodi storici per poter separare i due metalli. Questo accadde in particolare con la coniazione delle monete.
Una prima coniazione di monete si ha in area ionico-asiatica, con monete di elettro, datate alla fine del VII sec. a.C. Forse fu con Creso (metà VI a.C.) che si ebbe la prima organizzazione monetaria basata sulla coniazione in oro e argento, proprio per evitare oscillazioni di valore e contraffazioni che invece potevano accadere con l’elettro. Non a caso a Sardi si rinvenne un impianto per la raffinazione dell’oro mediante la cementazione, databile al VI a.C.
L’oro (in pagliuzze con monete d’elettro rifuse) veniva posto in un vaso di terracotta alternato con strati di cosiddetto "cemento": sale comune (cloruro di sodio) e materiale siliceo (mattone polverizzato ad esempio) e posto in una fornace quadrata. Per vari giorni era sottoposto a temperatura elevata, ma non tale da far fondere l’oro: ci voleva lungo tempo affinché tutto l’argento si trasformasse in cloruro d’argento e passasse dal metallo al "cemento". Infine l’oro, lavato veniva fuso mentre l’argento lo si recuperava per coppellazione (vedi Argento).
Nel procedimento erano essenziali i sali, l’aria garantita dalla porosità del vaso, l’idrogeno (fornito dal vapore acqueo che si otteneva dall’impiego di legno come combustibile) e l’alluminio o silice (polvere di mattoni) al fine di consentire l’assorbimento dei sali d’argento prodottisi.
Il procedimento era ancora in uso in epoca rinascimentale. Agricola (De Re Metallica, 1556) ne descrive anche un altro ove il cemento oltre che dalla polvere di mattone era composto anche da "vitriol" (per lo più solfato di ferro) e salnitro (nitrato di potassio). Ma già Plinio e Diodoro Siculo davano ricette per la "cementazione".
Il primo consiglia di scaldare l’oro in un crogiuolo fittile con sale e calcopiriti, poi con sale e allume (simile alla ricetta fornita dal papiro X di Leida).
Diodoro invece (rifacendosi al geografo greco Agatarchide di Cnido, II a.C.) riporta un metodo egizio che consisteva nel riporre nella fornace per 5 gg. e notti un vaso di terracotta sigillato con all’interno oro, piombo, sale, stagno e crusca d’orzo. Sistema efficace in quanto rifattosi in tempi recenti in alcuni esperimenti ha dato oro puro oltre al 93%.
Un sistema per migliorare qualitativamente la lavorazione dell’oro, abbassare il suo punto di fusione ed aumentare i suoi pregi estetici era l’alligazione con argento e rame. Tale combinazione poteva essere sia binaria (Au+Ag o Au+Cu) oppure ternaria (Au+Ag+Cu).
Nel primo caso la lega aveva un colore biancastro, nel secondo caso tendente al rosso; nella lega ternaria dipende invece dalle quantità di ciascun componente.
Bisogna sottolineare che la maggiore o minore presenza di rame, ben più dell’argento, contribuisce ad abbassare il punto di fusione dell’oro (5% di rame porta dai 1063° dell’oro puro a 1000°; il 20% sino a 890°). Non solo. Ma incide anche sulla duttilità e malleabilità dell’oro.
Gioielli con alto contenuto di rame erano diffusi nell’Egitto del Nuovo Regno come anche nell’oro dell’Irlanda preistorica. Dal I millennio a.C. invece nell’oro mediterraneo l’uso della lega rame-oro diviene più raro se non per controbilanciare il chiarore dell’elettro.
L'argento invece, in lega con l’oro, è presente sino all’età ellenistica e decadde in epoca romana ove prevalse l’uso dell’oro puro. Le leghe tornarono in uso nell’Europa medievale e nell’Oriente islamico.
- Bulgaria: sepolcreto di Varna (Eneolitico antico metà V mill. a.C.) oggetti in oro (oltre 3.000) fusi in lamine sottili e poi martellato e rifinito con sabbia e cenere di legno;
- Vicino Oriente: prima metà del III millennio a.C., oro martellato: Levante, Mesopotamia, Egitto, in quest’ultimo si ha oro con rame, quindi era già nota la tecnica dell’alligazione (periodo pre e protodinastico); Ur (periodo protodinastico);
- Montenegro: Mala Gruda (III mill. a.C. inizi) armi in oro;
- Egeo: nel III millennio si hanno scarse attestazioni a eccezione di alcuni corredi da Levante e Creta; Micene, Tirino, Vaphià, Dendra (età del bronzo);
- Cecoslovacchia e Isole Britanniche: oggetti databili al 2.600-2.100 a.C.;
- Francia e Penisola Iberica: Neolitico finale e Calcolitico antico soprattutto nel Mezzogiorno per la Francia; per la seconda in contesti della II metà del III mill. concentrati nel sud e s-w, pochi i reperti datati al periodo del bicchiere campaniforme;
- Turchia: Troia, corredi databili fra la metà e il terzo quarto del III millennio;
- Italia; Vivara (Bronzo Medio Iniziale); VII sec. a.C. (I metà) Etruria, Campania e Lazio ricca produzione da parte dell’aristocrazia indigena. In Etruria si sviluppa la granulazione;
- Asia Minore; Lidia (VII a.C.) prima coniazione di monete.
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Bib-TS-092 - L. Mugnani - Manuale pratico di fonderia - Milano, 1928
Bib-TS-094 - ICCROM - Ancient metals – Metaux anciens - Roma, 1980
Bib-TS-095 - C. Giardino - I metalli nel mondo antico - Bari, 1998