Campane e concerti storici - Regione Lombardia
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-H09 - Rassegna bronzi storici - Pag. ARS-H09.11
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(BG) - Lallio: Le campane di Lallio
Parrocchia Ss. Bartolomeo e Stefano - Lallio (BG) - 1913
La
chiesa parrocchiale di Lallio visibile ai giorni nostri, progettata
dall’architetto Elia Fornoni in stile neo – lombardo, con grandiosa cupola –
tiburio e vele nervate, ebbe inizio con la posa della prima pietra benedetta dal
vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi il 26 settembre 1913. ***
Il concerto campanario della chiesa parrocchiale di Lallio
trova un umile inizio nella solitaria "campana su pilastri" registrata nel 1575
durante la Visita apostolica di s. Carlo Borromeo, la chiesa priva di campanile
si qualificava come ‘campestre’ e abbastanza distante dal centro abitato.
La nuova chiesa, inaugurata nel 1740 dal vescovo Redetti,
aspettò ancora l’ultimo decennio del Settecento per avere il suo concerto
eseguito dal fonditore
Francesco Comerio nel 1794; tre campane concertate in Mi bemolle maggiore.
Alla distanza di due secoli rimangono oggi solo le prime due.
Nel 1841 il concerto venne completato dal fonditore
Giovan Battista Monzini di Bergamo con l’aggiunta di due campane più
piccole, onde poter formare un concerto a cinque campane sempre del medesimo
tono. Tale
concerto venne poi trasferito dal vecchio campanile a quello nuovo. La storia
prosegue con una vicenda di proporzioni nazionali e Lallio non rimase fuori.
Infatti durante la seconda guerra mondiale vennero asportate due campane, la più
piccola e la più grossa.
Finita la guerra lo Stato italiano risarcì i danni con la
"restituzione delle campane" e la fusione venne
affidata nel 1953 alla ditta Capanni di Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia). Il
concerto della chiesa parrocchiale risulta così composto:
prima campana: tono Mi bemolle (Fonderia Capanni, 1953);
seconda campana: tono Fa (Fonderia Francesco Comerio, 1794);
terza campana: tono Sol (Fonderia Francesco Comerio, 1794);
quarta campana: tono La bemolle (Fonderia G. B. Monzini, 1841);
quinta campana: tono Si bemolle (Fonderia Capanni, 1953). Le
campane assortite in varie epoche e da differenti fonditori presentano tuttavia
un suono ben intonato e abbastanza omogeneo. Altre
ricerche approfondite potrebbero rivelare particolari interessanti, specie
riguardo al numero e al tono del concerto Comerio del 1794; le campane
potrebbero anche essere state cinque, oppure tre in tono Fa, anche se tale
probabilità è assai scarsa. Fin qui
è stato riferito lo studio del tecnico – amatore Pietro Migliorini,
dell’Associazione campanari di Bergamo e a conclusione di tutto si riporta
quanto è scritto su una campana antica:
"Quomodo
si libeat quoque sit in discordia concors quisquis es ex nostro quaerere disce
sono". Non è
facile la traduzione letterale, ma il senso è questo: "Impara
dal nostro suono a cercare la concordia tra opinioni diverse".
In altra
documentazione si legge: "Le campane erano cinque, quattro furono fuse da
Francesco Comerio di Borgo S. Caterina su commissione dell’arciprete Zuccala nel
1794; una, precisamente la seconda che era probabilmente caduta, fu costruita da
G. B. Monzini di Borgo S. Caterina nel 1841 per opera dell’arciprete Giambarini".
S. Bernardino - Lallio (BG) - 1451
La
storia delle campane per la chiesetta di s. Bernardino è ancora tutta da
ricercare, perché il campanile in pietra costruito nel 1505 risultava fornito di
tre campane, vendute, senza motivo apparente, nel 1870. Risalire alla fonderia
delle tre antiche campane originale non è stato finora possibile.
Le campane vendute dall’Economo spirituale, succeduto alla
morte del parroco Motterlini, furono sostituite da tre nuove, in Si bemolle nel
1884, fuse dai
fratelli Barigozzi. Formavano un ottimo concerto, vista anche la fama della
fonderia durata parecchi decenni e attiva in vari luoghi. Fu un vero guaio la
requisizione dell’ultima guerra mondiale, durante la quale anche le campane di
s. Bernardino vennero asportate.
Il concerto di tre campane in tono di La maggiore, attualmente in funzione,
venne fuso dalla ditta Capanni di Castelnuovo ne’ Monti nel 1953. Da rilevare un
particolare importante: il castello e i ceppi in ferro per il sostegno delle
campane sono tuttora egregiamente funzionanti e sono ancora quelli originali
delle campane Barigozzi, 1884. Si tratta quindi di uno dei primi castelli e
inceppature in ferro installati a quei tempi in sostituzione dei tradizionali
castelli in legno. Nel 1993
è stato compiuto un delicato restauro conservativo di notevole importanza.
Una piccola campana di piccole dimensioni, proveniente
dalla chiesetta soppressa della Vailetta, fusa da
Antonio Monzini di Bergamo nel 1867, è pure installata sul campanile di s.
Bernardino. Anche questa campana, ancora montata su ceppo di legno originale. È
stata sottoposta a restauro con il relativo sostegno.
L’intervento del 1993 fu eseguito dalla ditta A.E.I. di Perego di Pozzuolo
Martesana (Milano) per interessamento del sig. Angelo Cavalli, nativo di Lallio
e appassionato suonatore di campane.
La prima campana in La3 è dedicata a s. Bernardino,
la seconda in Si3 è dedicata a Maria Assunta,
la terza in Do diesis 4 è dedicata ai s. Bartolomeo e Stefano.
La campanella del 1867 è dedicata a s. Margherita.
Le campane chiamavano alla preghiera liturgica, suonavano l’Ave Maria, l’allegrezza dei battesimi, il lutto di chi lascia questa terra e una volta suonavano ‘a martello’ in occasione di calamità come violenti temporali.
In una conversazione con l’attuale sacrista Lorenzo Rottoli ci diceva la differenza segnalata nel passato tra il segno di morte di un uomo o di una donna, usanza scomparsa ai tempi di don Silvio Cividini per lamentela della gente.
La morte di un uomo era annunciata da sette rintocchi, ripetuti più volte dopo una relativa pausa; suonava la campana più grossa. La morte di una donna era annunciata con cinque rintocchi. Ora non c’è nessuna distinzione e l’avvenimento si esprime così: rintoccare con la quinta un botto e questo per tre volte consecutive, poi rintoccare con la quarta per circa cinque minuti.
Le campane fuse dalla ditta Capanni nel 1953 portano tutte questa scritta comune:
Ablatum tempore belli A. D. MCMXL – MCMXLIV – Restitutum pubblico sumptu
("Sottratta in tempo i guerra Anno del Signore 1940 – 1944 – Restituita a spesa pubblica").
Ogni campana è contrassegnata da un numero progressivo e da una scritta latina.
Sul campanile di s. Bernardino:
la campana n° 386 dice: Voce mea ad Dominum calmavi et exaudivit me ("Con la mia voce ho gridato al Signore e mi ha esaudito");
la n° 387 dice: Intende vois orationis meae Rex meus et Deus meus ("Presta attenzione alla voce della mia preghiera, mio re e mio Dio");
la n° 388 dice: Domine labia mea aperies et os meam annuntiabit laudem tuam ("Signore, apri la mie labbra e la mia voce proclami la tua lode").
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Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-450 - Lallio e la sua storia, Lallio, 1995, di Marchi Corrado e Rota Tarcisio..