Archeologia fusoria
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-C01 - Archeometallurgia - Pag. ARS-C01.01
Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2009 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina
Storia della Metallurgia
INDICE:
La
"metallurgia" propriamente comprende quei processi che permettono di ricavare
metalli dai loro minerali e renderli idonei all'uso. Per fare questo si seguono
tre fasi:
1) concentrazione del minerale;
2) ottenimento del metallo;
3) purificazione e raffinazione.
Il primo uso dei metalli risale al Neolitico quando venivano
utilizzati oro, argento e rame nativi, che, essendo malleabili e duttili,
mediante martellinatura e stiramento a freddo (o, per il rame, alternando azione
a freddo e riscaldamento), potevano essere impiegati per la realizzazione di
oggetti ornamentali e simboli di prestigio.
L'utilizzazione del rame fu probabilmente favorita dalla
vistosità dei giacimenti; inoltre i vivaci colori dei prodotti ottenuti
mediante alterazione, come il verde (malachite), l'azzurro (azzurrite), il
rosso rame (rame nativo, cuprite), ne incoraggiarono l'impiego.
Sotto la crosta di alterazione superficiale i principali
minerali di rame sono solfuri, il più diffuso dei quali è la calcopirite.
L'uomo procedeva alla raccolta dei minerali metallici quando
questi affioravano in superficie in seguito all'azione dei torrenti; anche
le acque colorate nelle sorgenti indicavano la presenza di minerali
metallici.
Tecnologicamente il rame, essendo un metallo tenero e
malleabile, è disadatto a molte funzioni; per molti usi strumentali non
poteva competere con la selce, l'ossidiana, la pietra levigata, ma valeva
come segno di prestigio, di uno status sociale elevato, e come tale va
interpretato.
In questa fase si scoprì che le migliori
proprietà di durezza e durevolezza erano date dalla lega di rame (circa 90%) e
stagno (circa 10%) che costituisce il bronzo. Così si continuò ad
estrarre il rame da zone già note o da zone via via scoperte, ove si cominciò ad
operare scavi e non limitandosi più alla raccolta, prevalentemente superficiale.
Geologicamente rame e stagno, però, si trovano molto raramente
concentrati insieme: produrre leghe da questi materiali significava fondere
insieme metalli di provenienza geografica diversa. Bisogna presupporre perciò
che esistesse una organizzazione logistica abbastanza complessa per mettere a
frutto una vera e propria invenzione tecnologica, capace di produrre
coscientemente un materiale nuovo, un composto artificiale, non ottenuto per
semplice trasformazione di materiali naturali (come il rame per fusione o la
terracotta per cottura), ma per un intervento di miscelazione, fusione e
forgiatura che fosse il prodotto di una ricerca e una metodologia
tecnologicamente dominata.
Lo sviluppo della tecnologia del bronzo produsse un nuovo
oggetto, la spada, per la prima volta unicamente pensato per il combattimento e
non da impiegare per diversi usi, strumentale o di caccia e di offesa/difesa,
come poteva accadere per i pugnali, le frecce, le lance in pietra e metallo.
Accanto alla spada fu utilizzato lo scudo in bronzo, segni entrambi dello
sviluppo della casta dei guerrieri, così come è testimoniato dai corredi
delle sepolture.
La tradizione praticata dagli artigiani dei metalli viene
integrata dalla conoscenza delle civiltà egiziana e medio orientale ed
arricchita dal pensiero dei filosofi greci: viene elaborata una nuova concezione
in cui uomo e natura formano un'unica entità e tutta la materia costituente
l'universo va ricondotta a quattro elementi:
TERRA tutti i solidi
ARIA tutti i gas
ACQUA tutti i liquidi
FUOCO
Poco a poco si aggiunsero nelle conoscenze dell'uomo altri
minerali e relativi metalli.
Verso la metà del XVIII secolo si tentò di estrarre, nelle
miniere dei monti Annaberg e Schneeberg in Sassonia, il rame dalla niccolite. Ma
i minatori riuscirono soltanto a ottenere un metallo molto fragile che sembrava
non avere alcuna utilità pratica. "Il diavolo ti porti!" pensò forse qualcuno,
in un accesso di collera. E poiché allora il diavolo era generalmente chiamato
"vecchio Nick", a quel metallo fu dato il nome di kupfernickel, ovverosia
"rame del diavolo". In seguito, il chimico Cronstedt volle riabilitarlo:
innanzitutto ne abbreviò il nome in nickel, ma ci volle ancora più di un
secolo prima che il nichelio, poiché di questo si trattava, fosse
industrialmente utilizzato su larga scala. Il 50% del Ni oggi prodotto viene
usato per gli acciai inossidabili; il restante per il conio delle monete,
nell'industria chimica e areospaziale.
D'altro genere è la storia della cobaltite, nota in Cina e
usata per colorare in azzurro i celebri vasi "Ming". Furono i minatori dei Monti
Harz, nell'Europa Centrale, a scoprire cos'era veramente quel minerale, allorché
tentarono di ricavarne il rame scaldandolo ad altissime temperature.
Grande fu la meraviglia, e più grande lo spavento, nel vedere
che da esso si sprigionavano velenosi fumi di zolfo e arsenico, quasi che
uscissero dalle tenebrose profondità dell'inferno. Non deve stupire dunque se i
minatori proclamarono che quello era un kobold, cioè uno di quei malefici
gnomi di cui erano piene le loro leggende.
Più tardi si scoprì anche in Europa che, liberato dallo zolfo
e dall'arsenico e mescolato con sabbia, dava una specie di vetro azzurro. Ancora
più tardi il chimico G. Brandt spiegò che quel colore azzurro era dovuto a un
metallo, a cui diede nome cobalto, usato oggi nell'industria delle vernici e per
acciai speciali e catalizzatori.
Attualmente possiamo considerarci nell'età dell'alluminio, che,
oltre ad essere il metallo più abbondante nella crosta terrestre, è anche uno
dei più giovani. È stato scoperto infatti soltanto nel secolo scorso e il suo
sfruttamento industriale risale agli anni Cinquanta, a causa della difficoltà e
onerosità per estrarlo dai minerali (bauxite). Tuttora la sua lavorazione, un
metodo elettrolitico, necessita di grandi quantità di energia, e per questo
motivo è uno dei metalli che è più conveniente riciclare.
Infine, un breve accenno all'archeometria
(Cfr.
Pag.
F01.03.003 "Analisi chimiche per i materiali: Problemi e sistemi dei beni
culturali"): è una scienza relativamente recente, nata solamente negli anni
Ottanta, che tramite diverse competenze (di geologi, chimici, fisici,
archeologi) e analisi particolari (come i raggi x, la fluorescenza, la
spettrofotometria, la tac, eccetera) è in grado di determinare la provenienza
dei minerali grezzi, di leghe metalliche (ambito specifico della
archeometallurgia) o di manufatti ceramici o litici e le relative tecniche usate
nel passato. Questa scienza è in grado di individuare anche eventuali
falsificazioni, come per esempio la differenza tra Malachite naturale e le
patine di verderame applicate per ottenere un effetto di "anticamento"
artificiale.
Le età dei metalli iniziano però quando viene inventata la tecnologia di
estrazione per fusione del rame dai suoi minerali (solfuri, ossidi, carbonati)
e, con tecniche via via affinatesi nel tempo, si raggiunge la capacità di dare
forma al materiale fuso ottenendone strumenti per il lavoro e armi di offesa e
di difesa.
Primi e sporadici esempi di uso metallurgico del rame compaiono nel V
millennio (a Vara, Bulgaria, nel ca.
Analogamente lo stagno fu cavato, come minerale cassiterite (SnO2), da altre
aree europee.
Furono proprio i primi metallurgici del rame a scoprire che fondendo minerali
metallici diversi si potevano ottenere metalli (leghe) più duri del rame e più
adatti all'utilizzazione funzionale per strumenti di lavoro e armi, più
efficienti nel taglio e più durevoli.
Si verificò allora un vero e proprio intreccio di contatti su lunga distanza,
venne tracciata una rete di vie di trasporto, e grande impulso ebbe lo sviluppo
artigianale di zone specializzate nella fusione delle leghe. La relativa
scarsità dei minerali utili e la continua richiesta favorì la diffusione di
tecniche, il perfezionamento delle tecnologie nonché lo scambio di elementi
culturali. Ne nacquero probabilmente stratificazioni di ricchezza, possibilità
di monopolio e di controllo economico. Ciò favorì un quadro sociale a dominio
patriarcale, in luogo di quello matriarcale che si suppone abbia dominato in
precedenza.
Merita un accenno il fatto che fin dall'inizio della metallurgia manufatti di
rame e bronzo usati o deteriorati venivano regolarmente fusi e riutilizzati in
nuove forme: il riciclo dei materiali era già pratica comune.
Alla lega di rame e stagno poteva talora essere aggiunto piombo o zinco (fino al
20-30%): si pensi ai bronzi ad elevato tenore di piombo, tipici in Italia
Meridionale fra il IX e VIII sec. a.C. di cui sono fatti i dischi da getto usati
come proiettili dalle donne delle comunità agricole e pastorali.
Il peltro - lega di stagno, antimonio, rame, piombo - è stato certamente
conosciuto nell'antichità anche se rari sono i manufatti giunti fino a noi a
causa della cosiddetta "peste dello stagno", una alterazione che colpiva il
metallo danneggiandolo irreversibilmente. Secondo alcuni dal vocabolo
greco-bizantino chymeya, che indica l'arte di fare leghe metalliche,
discende la parola araba al'kimja da cui deriverebbe poi il termine
chimica.
Lo sviluppo della capacità tecnologica di fondere i metalli per ottenere il
bronzo giunse fino al più complesso processo estrattivo e di lavorazione del
ferro.
Un primo uso, sporadico e saltuario, del ferro è riscontrabile già nell'Età del
Bronzo, era impiegato sia per piccoli strumenti che per gioielleria ed era
legato allo sfruttamento di ferri meteorici (leghe ferro-nichel, con caratteri
di acciaio) ossia le meteoriti a composizione metallica che si rinvengono ancora
oggi nel deserto della Libia.
Attorno al
La lavorazione del ferro mediante battitura a caldo è complessa per ottenere
strumenti, ma assai duttile nella produzione dello strumentario già in uso con
la pietra e il bronzo. In questa epoca si sviluppò l'importante artigianato dei
fabbri, che realizzò con il nuovo materiale gli strumenti precedentemente in uso
e nuovi strumenti per nuovi usi.
Il ferro è geologicamente molto più comune di rame e stagno, e presente in masse
notevoli, tali da permettere importanti estrazioni minerarie, e l'efficienza
tecnologica degli strumenti in ferro è più alta dei materiali usati in
precedenza, salvo per durata (a causa della corrosione, cui però si rimediava
facilmente sostituendo lo strumento): per queste ragioni il ferro soppiantò
completamente i precedenti materiali nello strumentario quotidiano. Il quadro
logistico di sfruttamento - trasporto - lavorazione si trasformò, cambiarono e
si semplificarono le vie di scambio, il fitto intreccio commerciale per il
bronzo si ridusse.
Nella Bibbia si narra di una certa Jezebel, regina e moglie di Acab, re
d'Israele, vissuta intorno al IX secolo avanti Cristo, che si truccava gli occhi
con lo stibio. In quell'epoca si sapeva dunque estrarre dalla stibina (lo
stibio) l'antimonio, la cui polvere allora serviva soltanto come prodotto di
toeletta per la cura e la bellezza degli occhi. Analogo uso ne fecero le donne
egizie; fra il 2500 e
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Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-019 - Tratto da una monografia di M. Composta.
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