Campane e concerti storici - Istria
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-H21 - Rassegna bronzi storici - Pag. ARS-H21.01
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Iscrizioni di Antiche Campane Istriane - di Bernardo Schiavuzzi
La letteratura intorno alle
campane (nel 1906) è scarsissima. Da quanto potei rilevare non esistono che i
seguenti lavori: Nel 1550 Vannuccio
Berlinguccio nel suo libro Pirotechnia edito in quell' anno a
Venezia, parlò del modo di fondere le campane a' suoi tempi: Maggius
Jerolamus scrisse nel 1004 un libro «De Tintinnabulis»; nel 1721 l'abate Thiers
diede alle stampe a Parigi l'opera «Les cloches».
Abbiamo poi nel 1857 l' opera
di Zehe «Historische Notizen über die Glockengiessekunst des Mittelalters»
(Münster 1857) Lukis
«Account of church-bells» (Oxford 1857); Otte
«Glockenkunde» (Leipzig 1884, II Ediz., aggiunta
Halle 1891); Bäckeler
«Beiträge zur Glockenkude» (Acquisgrana 1882);
Schoenermnark «Die Altersbestimmung für die Glocken»
(Berlin 1899) ed altre piccole minori. Purtroppo non mi fu possibile
il procurarmi alcuna di quelle opere, sicchè le poche notizie intorno ai
fonditori del Veneto, ch' io potei raccogliere, le ottenni dalla direzione della
privileggiata fonderia Ingegnere de Poli in Vittorio, che mi favorì dei preziosi
dati, per la quale cortesia io esprimo alla stessa le più sentite grazie. Sembra che l'industria del
fonditore di campane abbia fiorito nelle città dell' Italia nordica, da tempi
antichissimi. Venezia stessa, quando la sua influenza principiava appena ad
espandersi oltre i limiti dell' estuario, possedeva già delle fabbriche di
campane, dalle quali escivano le dodici campane di bronzo che Orso I
Partecipazio donava nell' 865 all' imperatore bizantino Michele. Erano campane, la cui forma
differiva di molto dall'attuale. Aveano talora, come dice Vannuccio Berlingaccio
o Biringuccio, la forma di corbe o conche da bucato e specialmente
di zucche lunghe e sottili. Dal secolo X al XIV fiorisce in
Italia l'industria dei fonditori campanarii; il Veneto ed il Bergamasco danno
specialmente le migliori campane. L'apice però dell' arte viene [3]
raggiunto alla fine del secolo XV e nella prima metà del secolo XVI e fra i
vecchi fonditori d' allora si distinguono il Berlinguccio, il Ferrari, il
Teobaldi, il Cavalaro ed il Borgognoni. Oltre la sigla ed il nome in
esteso del fonditore, contengono le campane d' allora, dei simboli, delle cifre
e di spesso i seguenti versi dettati dai monaci medioevali: Il metallo è press'a poco
sempre lo stesso; è il bronzo nelle sue varietà, speciali quasi ad ogni singola
fabbrica. Stimolato da semplice curiosità
m'accinsi due anni or sono, approfittando di ritagli di tempo, che mi avanzavano
nelle gite professionali da me intraprese nel territorio dell'antico agro
giurisdizionale polese, aiutato in ciò anche dal custode del museo civico di
Pola, Pietro Opiglia, a raccogliere le leggende che trovansi sopra le campane
delle chiese del territorio e provai la sorpresa ed anche l' emozione di
scoprire che molte campane erano antichissime, dotate di leggende e sigle, con
nomi di fonditori, di cui ogni memoria è perduta. Quei monumenti bronzei, che dai
vecchi campanili o dall' alto delle chiesuole squillano da seicento anni, quante
cose ci potrebbero narrare, se la lor voce fosse sempre, come la vollero i
monaci medioevali «vox mea, vox vitae». Potrebbero dirci delle feste religiose,
da loro annunziate e rallegrate e nel turno dei secoli narrarci dei mutamenti
avvenuti nelle popolazioni, che si succedettero attorno alle vecchie chiesuole.
Al loro squillare gli sposi di tante generazioni si condussero all'altare, i
defunti furono tradotti al sepolcro ed i giorni infiniti salutati al levare del
sole ed al suo tramonto.
1396. 1.°
La più antica campana è la piccola della chiesa parrocchiale di S. Gerolamo di
Monticchio, chiesa che reca tracce evidenti medioevali, fra le quali
l'iscrizione gotica sulla custodia del S. S. «hic est, corpus, X». La campana ha
[4] una forma oblunga, che ricorda quella a forma di zucche
lunghe e sottili, menzionate dal Berlinguccio. Reca l'iscrizione in eleganti
caratteri semigotici sull' orlo: 1396. M. Vendramus q.m Marcus
fìlius me fecit. È quindi un Vendramo, che fuse la
campana, di certo un Veneto. La campana è fessa, il
battaglio è mal sicuro; attesa la sua vetustà essa dovrebbe venir acquistata dal
museo di Pola e conservata in esso; altrimenti essa passerà in mano del primo
fonditore, che fornirà la campana nuova, che verrà collocata al suo posto.
1425. 2.°
Campana della diruta Chiesa di S. Tomaso a Pola. Essa stava fino pochi
anni or sono sul palazzo di città e segnava le ore. È di media grandezza. La
forma è oblunga. Nel mezzo porta in rilievo l' effigie del Santo. Sopra il Santo
sta la leggenda in caratteri semigotici eleganti: S. TOMAS. Sull' orlo: MCCCCXXV • SALVATOR • ME • FECIT
•
al fianco la sigla La fuse un Salvator. Chi esso fosse e
dove avesse la fonderia non potei rilevare. 1430.
3.° Campana sopra la chiesuola di
(Giuseppe in Gallesano, di piccole dimensioni. Non ha nè sigla, nè il nome
del fonditore, solamente la data MCCCCXXX. 1455. 4.°
Campana sopra la chiesuola di S. Maria di Castagna (Castagnizza) presso
Altura. La chiesa che trovasi lungo la strada romana, che da Pola conduceva a
Nesazio, è ciò che rimane assieme ad alcune rovine della chiesuola di S. (Gallo,
delle rovine dell'antica località di Castagna o Castaneto. La campana porta la
data collocata fra le sigle come segue: MCCCCLV
1484. 5.°
Campana dalla chiesa di S. Fiore al cimitero di Pomer. La chiesa
antichissima venne ricostruita nel 1694, conserva ancora la vecchia abside con
bellissime pitture [5]
murali del secolo XV, che vanno staccandosi ed in pochi anni saranno sparite.
Una delle campane di piccole dimensioni porta la seguente leggenda, accompagnata
da sigle: IHS • M • MCCCCLXXXIV La
campana è
anteriore all' epoca delle nuove
importazioni d' abitanti in Pomer, quando la popolazione non ancora distrutta
era tutta italiana. Il fonditore Locadali o forse Locatelli è presumibilmente
veneto.
1487. 6.°
Campana della chiesa di Lavarigo.
La chiesa di Lavarigo, ricostruita parecchie volte, trovasi al sito di vecchia
chiesa bizantina del IX secolo, della quale restano frammenti sculti nel museo
di Pola. S' osservi però, che la vecchia località «Ravarigum» non stava
ove sono gli attuali caseggiati, che portano il nome di Lavarigo, ma bensì nel
vicino bosco di castagni, ove esistono ampie rovine, mentre l' attuale
villaggio, chiamavasi «borgo», detto ora dagli slavi «Varos». Dalle
rovine d'una chiesa nell'antica località venne estratta molti anni or sono la
campana segnata col N. 8 e non si può escludere, che da colà sia provenuta anche
quella, di cui ora do la leggenda. È di piccole dimensioni, colle seguenti
leggende, sopra e sotto l'effigie d'un santo, non bene precisabile: IHS MCCCCLXXXVII Le iniziali S. F. possono leggersi Salvator
fecit.
per cui si può attribuire la campana alla fonderia, che forni quella al N. 2. 1521.
7.° Campana seconda di S. Maria di Castagna
(V. N. 4). Porta la seguente leggenda: M (effigie di Cristo) CCCCC IDF XXI Le iniziali IDF che stanno fra le cifre in
proprio campo possono leggersi Iohannes Delton fecit, un fonditore di cui
abbiamo tosto alcune campane. [6]
1577. 8.°
Seconda campana della chiesa di Lavarigo. Venne (V. N. 6) trovata in una
buca fra le rovine d'una chiesa dell'antico villaggio di Ravaricum. In mezzo al
corpo sta la leggenda: ZVANE BAT In lettere minori DEL CASTEO DI FRANVITVRI Il cognome gentilizio Delton
è comune nell'Istria meridionale, specialmente a Dignano e non ci fosse
l'enigmatico castello di Franvituri, che non so dove fosse, si potrebbe pensare
ad una fonderia istriana. 1578.
9.° Seconda campana di S. Fiore a Pomer
(V. N. 5). È di piccole dimensioni colla seguente leggenda: SANTINVS Ecco una campana d' un
fonditore di Milano. Nulla di straordinario quando si pensi che Pomer già
da 16 anni era abitata dai bolognesi Leonardo Fioravanti, Sabba di Franceschi e
Vincenzo dall'Acqua colle loro famiglie, alla pietà dei quali si può attribuire
il dono di quella campana.
1586. 10.°
Campana sulla chiesa di S. Maria nel cimitero di Docastelli. La chiesa
trovasi al lato settentrionale delle rovine nel mezzo dell'antico cimitero
ancora usato. È antichissima, con bellissimi affreschi del secolo XV nell'abside
e sull'arco trionfale. Una delle campane, poste sopra la chiesa, ha la seguente
leggenda in un quadretto in mezzo al campo: ZVANE BATTISTA sotto MDLXXXVI È lo stesso fonditore citato al N. 8. [7] 1628.
11.° Campana della scuola di Lisignano.
È di piccole dimensioni. Sul corpo porta l'effigie di Cristo, della
Madonna e di S. Antonio di Padova. Sopra l'orlo la data MDCXXVIII Appartiene di certo a qualche vecchia chiesa di
Lisignano, forse all' or abbandonata di S. Michele al cimitero.
1630. 12.°
Campana sopra la chiesa di Porgnana.
Porgnana vicino Barbana è una vecchia località, non lungi anche dalle rovine
di Golzana. Nel luogo oltre alla cappellaniale esiste una vecchia chiesuola del
1300 dedicata a S. Margherita. Nelle vicinanze sopra un castelliere, che
prospetta sulla Valle d'Arsa, trovansi le rovine d' una chiesa dedicata a S.
Elena. La campana (una delle due della chiesa cappellaniale), di piccole
dimensioni, porta la seguente data, senza segni o sigle: MDCXXX
1633. 13.°
Campane sulla chiesa di Promontore.
La parrocchia di Promontore venne avulsa da quella di Pomer nel 1632. Una
delle due campane della chiesa parrocchiale porta la data MDCXXXIII e null' altro, precisamente la data dell' anno
in cui i Promontoresi ebbero il loro primo parroco, Pre Michele Slipsevich, che
fu uno di loro. 1634.
14.° Campana della chiesa cimiteriale di
Docastelli. È la compagna di quella segnata al N. 10. Non porta nè segni, nè
leggende, ma semplicemente la data MDCXXXIV
1659. 15.°
Campana della chiesa cimiteriale di S.
Giusto in Gallesano. La chiesa di S. Giusto — anticamente plebaniale — è
una vecchia basilica con resti dell' epoca bizantina, ricostruita di certo nel
medio evo, sopra le rovine d' una dei primi secoli. La campana (una delle due)
non porta che la seguente data: MDCLVIIII
1694. 16.°
Campana della chiesuola di S. Giuseppe in [8] Carnizza. La chiesa
è di proprietà della famiglia Mandussich. La campana piccolissima non reca che
la data MDCLXIV 1668.
17.° Campana della chiesa di Promontore.
È la compagna di quella segnata al N. 13. Non reca che la data MDCLXVIII posteriore di quattro anni all' epoca di
consacrazione di quella chiesa, avvenuta li 4 luglio 1664.
1698. 19.°
Campana sul campanile di Altura.
La chiesa d'Altura (rifabbricata pochi anni or sono) venne eretta nel 1660 sopra
le alture di S. Martino, probabilmente al sito di una vecchia chiesuola dedicata
a quel santo, della qual chiesuola si trovò una scultura bizantina, all' epoca
dell' ultima rifabbrica. Delle due campane la seconda non reca nè data, nè
segni, porta la grande la seguente leggenda, molto strambottata, in corsivo,
posteriore di soli 38 anni all' erezione della chiesa: Ioseph Maria Botati Da lettera della ditta Francesco ing. de Poli
di Vittorio veneto, rilevo che il Sanbelli o meglio lo Zambelli fu fonditore in
Ceneda.
1720. 19.°
Campana della chiesuola della
Madonna della Concetta (S. Croce) (ora diruta) in Gallesano. La campana di
piccole dimensioni porta la seguente leggenda: OPVS MAITYNI PICININI Le campane rimanenti, ch' io
potei visitare e che portano date dal 1722 fino ad oggi, vennero fornite
specialmente dalla ditta Poli di Venezia e filiali (S. Fosca in Pomer
1725 - Campanile in Gallesano 1782 - Monticchio 1843 - Pola campanile [9]
1852, Poli e Baso - Fasana 1880, Poli e Broili - Dignano, campanile, 1880-82 -
Canfanaro, Poli 1891),
Franchi di Udine (Sissano, campanile 1722), Canciani di Venezia (S.
Giusto a Gallesano, 1749 - Marzana parrocchiale 1854 et Bazo), Sorelle
Decastelli, Venezia (Sissano, campanile 1759 e 1772, Sissano S. Eliseo 1771),
Giovanni Coebachini in Trieste (Porgnana 1824). Attesa la loro modernità
ommetto d' esporre le loro leggende, le quali non hanno in sè alcuna importanza.
Purtroppo esse stanno al posto di antiche campane, delle quali non vennero
conservate nè le leggende, nè le sigle. Serva questo saggio ad
invogliare altre persone a raccogliere le vecchie iscrizioni campanarie. Pola, 1906. dott. B. Schiavuzzi
«En ego campana, numquam denuntio vana,
Laudo Deum verum, plebem voco, congrego clerum,
Defunctos plango, vivos voco, fulmina frango,
Vox mea, vox vitae, voco vos, ad sacra venite.
Sanctos collaudo, tonitrua fugo, funera claudo,
Funera plango, fulgura frango, Sabbatha pango.
Excito lentos, dissipo ventos, paco cruentos.»
HOC • OPVS • FECIT
ANTONIVS DE • LOCADALI
AD • HONOREM
S • FLORI
S
S • F
I
S
TISTA DE AN
TONIO DEL
TON FECIT
OPVS
M • DL • XX • VII
DEs REGIS
MEDIOLANNESI
F • OPVS
MDLXXVIII
DE ANTONIO DELTON
FECIT OPVS
Episcopus Polensis
Nicolaus Mezolich
Prepositus Alturae
Anno Domini MDCIIC
Opus
Gregorii
Sanbelli
MDCCXX
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Campanologia" -
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Bib-ST-776 - Tratto da www.istrianet.org - Pagine Istriane, Periodico mensile scientifico-letterario-artistico, con particolare riflesso alla province dell'Istria. Annata V, 1907, Stabilimento tipografico Carlo Priora (Capodistria, 1907), p. 2-9