Famiglie di Fonditori storici - Regione Toscana
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-G16 - Rassegna fonditori storici - Pag. ARS-G16.24
Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2008 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina
(LU) - San Quirico di Valleriana: Famiglia Benigni
La perfezione delle opere dei mastri fonditori era veramente unica e il suono prodotto dalle campane si riconosceva ovunque. Usavano una tecnica di fusione e una lega particolare basata su conoscenze che venivano tramandate oralmente e che ancora oggi è sconosciuta.
Dai libri di lavoro (tutti posteriori al 1700), conservati presso l’Archivio di Stato di Lucca, o gelosamente conservati da alcuni eredi, si ricavano notizie economiche o di maestranza. Gli artigiani presenti a San Quirico appartenevano alle famiglie Benigni, Angeli e Magni.
San Quirico, XVIII - XIX sec.
Il più famoso fonditore era Giò Quirico Benigni, che era anche pittore e scultore in alabastro e legno. Il suo ritratto ad olio è conservato presso la famiglia Fontana, ed è stato eseguito dal pittore locale Coli, raffigurato appoggiato ad una campana.
Una notizia di particolare interesse risale al 1799, quando il paese si trovò, suo malgrado, nella zona di transito di due eserciti nemici: da una parte i francesi diretti a Genova e dall’altra gli austro-russi che li inseguivano. Numerosi erano i bonapartisti, presenti in paese, che esprimevano le loro idee di libertà, anche con scritte sulle facciate delle case e, in questa occasione, l’appoggio ai francesi non mancò.
Vennero suonate a raccolta le campane per difendersi e per avvertire l’esercito d’oltralpe che il nemico era vicino e favorendo un’azione difensiva. Dopo aver razziato il castello gli austro-russi se la presero con la campana più grande, che fu gettata dalla torre campanaria. Ma questa non si ruppe! I soldati tentarono di frantumarla con mazze senza riuscire a scalfirla. Le cronache raccontano che si fece avanti un paesano, Giò Quirico, che disse : “Volete proprio romperla? Ebbene la romperò io”. Prese una spina d’acciaio, la pose dalla parte opposta da dove batteva e, con un solo colpo, questa si ruppe. Occorre ricordare che il simbolo dei fonditori di campane di S.Quirico era una piccola lucertola tanto che, in alcune case, si possono ancora vedere delle lucertole scolpite nelle pietra, simbolo di questa arte, a testimonianza della presenza di tali maestri. In particolare uno stemma è ancora visibile in un tratto di muro situato in una parte del paese denominato “Orticino”.
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Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-437 - Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana di Emanuele Repetti - Università degli Studi di Siena Dip. Archeologia e Storia delle Arti ( http://www.archeogr.unisi.it/ - sito non più attivo nel 2019 )
Nota: La documentazione d'archivio è stata recensita e composta nella seconda metà del XIX secolo, pertanto attualmente alcune di queste campane potrebbero non essere più esistenti.