Famiglie di Fonditori storici - Regione Lazio
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-G07 - Rassegna fonditori storici - Pag. ARS-G07.08
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(RM) - Roma: Famiglia Lucenti
Ernesto e
Oreste fratelli Lucenti
Secoli XVII-XX. Fonditori di campane.
Intorno alla metà degli anni Ottanta Antonello
Trombadori scriveva:
"A Roma nun ze fanno più campane/ e la Ditta
Lucenti in Borgo Pio/ cor vecchio tornio e quer che ciarimàne/ ar lavoro ja
detto guasi addio".
Da allora, nei dieci anni successivi, la crisi si
è fatta sempre più pesante, tanto che alla fine la storica fonderia, l'unica
specializzata a Roma nella fusione delle campane, schiacciata da difficoltà e
problemi di vario tipo ha serrato i battenti dei suoi ultimi locali, situati in
vicolo del Farinone presso il Passetto di Borgo. Il tardivo interesse
istituzionale non è infatti riuscito a salvare l'officina, giunta agli onori
della cronaca quando era già sull'orlo della chiusura, dopo quasi quattro secoli
e mezzo di attività.
L'ingegner Camillo Lucenti, che ha trascorso circa cinquant'anni
all'interno della fonderia, è sopravvissuto soltanto un brevissimo periodo dopo
la fine di quel suo particolare mondo, quell'officina rimasta immutata negli
anni, dove la fioca luce filtrata dal lucernario illuminava debolmente gli
antichi strumenti da lavoro disposti intorno alla grande fornace. L'ultima
campana, in questo angolo un po' fuori dal tempo, è stata fusa nel 1993.
Il figlio Francesco non ha però, a tutt'oggi, abbandonato il
mestiere, specializzandosi in un'attività certo meno affascinante di quella dei
suoi antenati ma sicuramente più in linea con i tempi, la riparazione degli
impianti elettrici dei campanili, ormai quasi ovunque sostituiti alle storiche
campane che, per secoli, hanno scandito la vita cittadina.
Qualche campana comunque la produce ancora, appoggiandosi ad
un'officina che si trova alle porte della città. Ed è l'unico artigiano a Roma a
proseguire la tradizione, dal momento che altre fonderie, tuttora in funzione,
non sono specializzate in questo tipo di fabbricazione. Di recente, in seguito
alla costruzione di nuove chiese in vista del giubileo, il lavoro di fusione ha
avuto un nuovo periodo "di gloria", ma certamente effimero. Permane infatti un
problema di non poco conto: le campane hanno un costo molto elevato, che porta
le chiese a scegliere di investire il denaro che sarebbe necessario per
l'acquisto di un esemplare medio (qualche milione di lire) in altre attività,
magari nell'allestimento di un campo di calcetto! Per motivi economici quindi
oggi vengono, al più, prodotte campane di piccole dimensioni.
La Pontificia Ditta Lucenti ha una lunghissima storia: la sua
attività risale infatti al 1550, come risulta dalla data incisa sulla campana
del convento dei Padri Cappuccini nella chiesa della Misericordia in via Veneto.
Ha firmato, oltre a numerose campane del Centro Italia, anche oggetti in bronzo
o metalli vari, statue, cancelli, e persino tombini. Pietro Romano, nel suo
volumetto sulle campane di Roma, cita molte volte la famiglia, definendo i suoi
membri "i fonditori di campane più attivi e più operosi nell'Urbe".
Fra i principali lavori della ditta si ricordano
quelli di Ambrogio Lucenti, che nel 1627 ha fuso insieme ad alcuni soci le
quattro colonne del baldacchino berniniano ed ha realizzato la campana vaticana
chiamata della predica (ma popolarmente conosciuta come chiacchierina);
rottasi nel 1891, fu rifatta nel 1893, ancora una volta dai Lucenti. Si legge in
una cronaca dell'epoca: "Martedì scorso venne fusa la nuova campana nello
stabilimento Lucenti in via dei Corridori in Borgo, in presenza di monsignor De
Nekere economo della fabbrica di San Pietro. Per la fusione sono occorsi otto
quintali e 50 chilogrammi di bronzo, ed è riuscito un bel lavoro, benché fatto
in venti giorni. Ieri mattina alle 10 la campana fu benedetta, dal cardinale
Ricci-Parracciani arciprete della basilica Vaticana. Indi dal sanpietrino Ercole
Scalpellini e dal figlio del fonditore, Ernesto Lucenti, fu suonata con pochi
rintocchi. Nel pomeriggio fu messa al posto e verso sera venne suonata a distesa
per circa un quarto d'ora".
Nella seconda metà del Seicento fra i Lucenti si era invece
distinto Girolamo, che fu anche un valido scultore. Lo si ricorda, tra l'altro,
quale autore dell'angelo "che tiene li chiodi" situato su ponte S. Angelo. Nei
primi decenni di questo secolo Eugenio Lucenti ha invece firmato la Campana di
Dante Alighieri, che i Comuni italiani donarono alla città di Ravenna nel 1921,
a seicento anni dalla morte del celebre poeta.
Roma, XIX secolo.
Il fonditore Giobatta Lucenti, fonde:
nel 1886, il campanone della chiesa di S. Pietro Ap. a Patrica.
nel 1889, la Terza Campana della chiesa di S. Giovanni Battista. a Patrica.
nel 1893, il campanone della chiesa di S. Giovanni Battista. a Patrica.
nel 1900, (con i figli), il campanone della chiesa di S. Francesco. a Patrica.
Roma, XIX/XX secolo.
I fonditori Ernesto e Oreste, fratelli Lucenti, fondono nel 1906, la seconda campana della chiesa di S. Pietro Ap. a Patrica.
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