Storia dei Campanili
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-E01 - Campanili attraverso i secoli - Pag. ARS-E01.10
Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2012 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina
Storia delle Parrocchie
Esistenti già prima del Concilio di Trento, pur senza i diritti e gli oneri attuali - che erano in gran parte propri delle Pievi – le Parrocchie sorsero gradatamente, sostituendosi per importanza alla Pieve.
Da alcuni documenti del 1200 della Diocesi di Piacenza, si ricava che aumentando gradatamente la popolazione, era necessario edificare altre chiese (oltre a quelle esistenti) e non era sufficiente inviare canonici solo in caso di bisogno, ma occorreva che un sacerdote vi abitasse in permanenza. Perciò gli Arcipreti nominarono sacerdoti che agissero in sua vece; questi ultimi erano però obbligati a recarsi alla Pieve per l’Olio Santo e per il Battesimo. L’Arciprete si recava nelle ville per cantare messe e seppellire gli uomini, raccoglieva le decime e pensava al sostentamento del Vice Parroco.
In alcuni documenti del 1600 e 1700 si legge che gli abitanti delle frazioni che volevano erigere la loro chiesa a Parrocchia, pregavano il Vescovo di dichiarare Parrocchia il loro Oratorio, e si obbligava, dietro atto notarile, a passare al Parroco una certa quantità di generi in natura detti decime. Dopo, il Vescovo emetteva il decreto di erezione e di smembramento dalla matrice, conservandole alcuni piccoli onori.
Per le parrocchie antecedenti al 1600, poiché molte di esse non avevano decime od erano di diritto di patronato, si può immaginare che avessero una dote costituita dai parrocchiani o da benefattori.
I parroci erano chiamati "Preti della Chiesa N." oppure Rettori (spesso Rettore era anche un sacerdote di una chiesa non parrocchiale).
Alla fine del 1500 erano chiamati Curati, poi ancora Rettori nel 1600 e prevosti nel 1700. Anche il titolo di priore fu mutato in Prevosto. L’Arciprete era il Capo - Pieve.
La forma degli altari nelle antiche chiese era assai diversa da quelle odierne.
Il Primo Altare era nel centro dell’abside, staccato dal muro, così da poterglisi girare intorno, senza gradini. Il Secondo Altare era laterale ed appoggiato al muro.
La S. Eucarestia, se era conservata, si poneva in una nicchia fatta nel muro del presbiterio, poiché non esistevano tabernacoli.
Successivamente, dopo il Concilio di Trento, Mons. Maffeo Gambara prescrive di ridurre gli altari alla forma (prescritta dal Concilio): aggiunta di due gradini e abbassamento della pietra sacra. Alcune volte si invitava a restringerlo o a modificare la bradella (= predella). Originariamente non esistevano banchi, sedili né confessionali.
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Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-205 - A.A. 1999 - 2000. Tesi di Laurea "Recupero del Complesso Parrocchia di S. Antonino Martire in Comune di Torrazza Coste - di Michele Cuzzoni - Relatore Prof. A. Bugatti - Correlatore esterno Arciprete Don Giuliano Sturla, parroco di S. Antonino Martire a Torrazza Coste..
Bib-ST-206 - Archivio Parrocchia S. Carlo B. di Torrazza Coste (d’ora in poi APSCTC), Cartella Pontasso, Foglio 1
Bib-ST-207 - C.Goggi, Per la Storia della Diocesi di Tortona. Raccolta di notizie storiche, Tortona, 1964, Vol I, Pag. 186 e segg.
Bib-ST-208 - C.Goggi, Per la Storia della Diocesi di Tortona. Raccolta di notizie storiche, Tortona, 1965, Vol II, Pag. 214, 215.