Storia dei Campanili
AREA II - ARCHIVIO STORICO (ARS)
Cap. ARS-E01 - Campanili attraverso i secoli - Pag. ARS-E01.09
Gli argomenti trattati sono stati inseriti da Ing. Arch. Michele Cuzzoni nel 2012 - © Copyright 2007- 2024 - e sono desunti dalla documentazione indicata in Bibliografia a fondo pagina
Storia delle Pievi
Il termine "Pieve " deriva dall’indicazione che il popolo cristiano dava di se’
stesso: "nos plebes Tua sancta" cioè "plebe del Signore".
Le prime pievi erano proporzionate al numero
esiguo e alla povertà delle popolazioni. Finché i credenti furono pochi, unico
pastore–parroco era il Vescovo, ma aumentandone il numero, fu necessario erigere
Chiese nelle campagne, con ministri propri ed assegnare a loro una parte di
plebe, creando così le parrocchie. La suddivisione della popolazione seguiva
quella dei "pagi ".
Un pago era una specie di grande comune
suddiviso in più vici (frazioni). Ad ogni pago corrispondeva una plebe e
viceversa. La sede amministrativa religiosa e civile del pago era nel vico più
importante, che era identificato dal Santo Titolare della Chiesa del luogo.
All’interno della Chiesa stessa si svolgevano,
oltre alle sacre funzioni, anche tutte quelle amministrative e notarili. I
fedeli pagavano le decime alla Pieve e questa alla Cattedrale; ma esse
possedevano anche terreni e possedimenti propri, donati dai fedeli. Le Pievi
furono sempre affidate al Clero Secolare; solo in caso di necessità si concedeva
al Clero Regolare il permesso di battezzare: quindi le pievi sono anteriori ai
monasteri. Nel tortonese le pievi erano quasi tutte fuori dell’abitato poiché:
erano circondate dai cimiteri;
godevano dell’immunità;
dovevano essere equidistanti dai vici;
in posizione solitaria erano più mistiche.
In genere, la Chiesa Pievana aveva forma allungata, col tetto a due spioventi,
sostenuto da travi con copertura di tegole. Solo il presbiterio aveva una
copertura a volta (di solito a botte od a crociera), al di sotto del quale si
ergeva l’unico altare. Al di sotto della volta, su una trave trasversale, era
applicato un Crocifisso.
Il campanile non esisteva fintantoché non si
iniziò ad usare le campane, per lo più di modeste dimensioni, ed allora in quel
caso era sufficiente un campanile a vela. In origine, per richiamare i fedeli si
usava battere su un’asse sacra. (Un tipo più piccolo si usa ancor oggi durante
il Triduo Pasquale nelle Parrocchie di Sant'Antonino Martire e S. Carlo Borromeo
a Torrazza Coste).
Le pievi avevano uffici e diritti propri. Il Sinodo di Pavia, li enumerava così:
Battesimo
Predicazione
Imposizione delle mani
Confessione
altri Sacramenti di Cristo.
Ancora, avevano l’esclusivo diritto di
battezzare, di benedire le donne dopo il parto, il Fonte Battesimale, di fare i
funerali, di imporre pubbliche penitenze, di distribuire gli Oli Santi, di fare
le rogazioni, e intervenire ai Sinodi.
Le Pievi avevano tre, quattro o cinque
canonici, sorta di chierici così nominati perché vivevano secondo regole e
canoni: conducevano vita in comune nella "Canonica" con l’Arciprete che era il
capo.
Non era però necessario che fossero sacerdoti;
tuttavia da essi se ne traevano poiché le canoniche erano piccoli Seminari
Maggiori. I canonici non avevano titoli o benefici propri, ma partecipavano ai
redditi della pieve.
Essi aiutavano l’arciprete nelle funzioni
parrocchiali, nelle feste e nell’amministrazione pievana, che era organizzata
secondo un ordinamento collegiale o capitolare: l’arciprete doveva avere il
consenso dei confratelli.
Il Capitolo aveva i seguenti diritti:
stabilire
eleggere
vigilare
punire
possedere ed amministrare
Col tempo, però, l’arciprete accentrò a se’
detti diritti ed il Concilio di Trento non fece altro che ratificare la forma
personale della Cura d'Anime.
Gli Arcipreti erano piccoli vescovi: dovevano, per ordine del
Sinodo di Pavia:
aver cura dell’imperito volgo;
vigilare ed aver cura della vita dei canonici;
visitare le chiese dipendenti;
essere ricevuti con onori e oblazioni;
celebrare divini uffici
dare il proprio consenso per locare terreni
ordinare ai Rettori delle Chiese dipendenti di recarsi alla
Pieve per le Rogazioni e le Litanie.
Gli Arcipreti erano inizialmente eletti dai
fedeli e poi dal clero della pievania. Successivamente, dopo il 1100 diversi
arcipreti non risiedevano più nella pieve: evidente segno della loro decadenza
per il sorgere delle Parrocchie.
Il titolo di Arciprete, inizialmente esclusivo
dei capo - pieve, fu via via concesso ad altri, perdendo il primitivo
significato. Se la pieve era affidata ad una congregazione religiosa (non
monastica) il capo-pieve era il Prevosto.
La divisione della Diocesi in pievi fu sempre
propria della sua organizzazione. Quando sorsero le parrocchie, esse furono
raggruppate attorno alla propria pieve; ma dopo la formazione dei Vicariati
foranei si attribuì ai Vicari i diritti del capo - pieve, finendo col creare
confusione per il fatto che il vicariato comprendeva diverse pievi.
Portale "Ingegneria e
Campanologia" -
Autore -
Sommario
- Mappa del Sito -
Home
Bib-ST-000 - Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni
Bib-ST-205 - A.A. 1999 - 2000. Tesi di Laurea "Recupero del Complesso Parrocchia di S. Antonino Martire in Comune di Torrazza Coste - di Michele Cuzzoni - Relatore Prof. A. Bugatti - Correlatore esterno Arciprete Don Giuliano Sturla, parroco di S. Antonino Martire a Torrazza Coste..
Bib-ST-206 - Archivio Parrocchia S. Carlo B. di Torrazza Coste (d’ora in poi APSCTC), Cartella Pontasso, Foglio 1
Bib-ST-207 - C.Goggi, Per la Storia della Diocesi di Tortona. Raccolta di notizie storiche, Tortona, 1964, Vol I, Pag. 186 e segg.
Bib-ST-208 - C.Goggi, Per la Storia della Diocesi di Tortona. Raccolta di notizie storiche, Tortona, 1965, Vol II, Pag. 214, 215.