Beni culturali - Restauro
AREA I - ARTE TECNICO-SCIENTIFICA (ATS)
Cap. ATS-C04 - Normativa - Pag. ATS-C04.02
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TESTO IN FORMATO PDF:
Parte I - Disposizioni generali (Art. 1-9)
Parte II - Beni culturali (Art. 10-130)
Parte III - Beni paesaggistici (Art. 131-159)
Parte IV - Sanzioni (Art. 160-181)
Parte V - Disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata in vigore (Art.
182-184)
Articolo 9 bis - Professionisti competenti ad eseguire interventi sui beni culturali
Articolo 11 - Beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela
Articolo 16 - Ricorso amministrativo avverso la dichiarazione
Articolo 22 - Procedimento di autorizzazione per interventi di edilizia
Articolo 33 - Procedura di esecuzione degli interventi conservativi imposti
Articolo 38 - Apertura al pubblico degli immobili oggetto di interventi conservativi
Articolo 40 - Interventi conservativi su beni delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali
Articolo 42 - Conservazione degli archivi storici di organi costituzionali
Articolo 47 - Notifica delle prescrizioni di tutela indiretta e ricorso amministrativo
Articolo 52 - Esercizio del commercio in aree di valore culturale
Articolo 55 - Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale
Sezione I - Uscita dal territorio nazionale e ingresso nel territorio nazionale
Articolo 69 - Ricorso amministrativo avverso il diniego di attestato
Sezione II - Esportazione dal territorio dell'Unione europea
Articolo 74 - Esportazione di beni culturali dal territorio dellUnione europea
Articolo 76 - Assistenza e collaborazione a favore degli Stati membri dell'Unione europea
Articolo 78 - Termini di decadenza e di prescrizione dell'azione
Articolo 84 - Informazioni alla Commissione europea e al Parlamento nazionale
Articolo 85 - Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti
Articolo 86 - Accordi con gli altri Stati membri dell'Unione europea
Articolo 87 - Beni culturali rubati o illecitamente esportati
Sezione I - Ricerche e rinvenimenti fortuiti nellambito del territorio nazionale
Articolo 91 - Appartenenza e qualificazione delle cose ritrovate
Sezione II - Ricerche e rinvenimenti fortuiti nella zona contigua al mare territoriale
Articolo 102 - Fruizione degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica
Articolo 103 - Accesso agli istituti ed ai luoghi della cultura
Articolo 104 - Fruizione di beni culturali di proprietà privata
Articolo 107 - Uso strumentale e precario e riproduzione di beni culturali
Articolo 108 - Canoni di concessione, corrispettivi di riproduzione, cauzione
Articolo 109 - Catalogo di immagini fotografiche e di riprese di beni culturali
Articolo 112 - Valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica
Articolo 113 - Valorizzazione dei beni culturali di proprietà privata
Articolo 116 - Tutela dei beni culturali conferiti o concessi in uso
Articolo 119 - Diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole
Capo III - Consultabilità dei documenti degli archivi e tutela della riservatezza
Articolo 122 - Archivi di Stato e archivi storici degli enti pubblici: consultabilità dei documenti
Articolo 124 - Consultabilità a scopi storici degli archivi correnti
Articolo 128 - Notifiche effettuate a norma della legislazione precedente
Articolo 136 - Immobili ed aree di notevole interesse pubblico
Articolo 138 - Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico
Articolo 139 - Partecipazione al procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico
Articolo 140 - Dichiarazione di notevole interesse pubblico e relative misure di conoscenza
Articolo 147 - Autorizzazione per opere da eseguirsi da parte di amministrazioni statali
Articolo 151 - Rimborso spese a seguito della sospensione dei lavori
Articolo 152 - Interventi soggetti a particolari prescrizioni
Articolo 156 - Verifica e adeguamento dei piani paesaggistici
Articolo 159 - Procedimento di autorizzazione in via transitoria
Articolo 165 - Violazione di disposizioni in materia di circolazione internazionale
Articolo 166 - Omessa restituzione di documenti per l'esportazione
Articolo 167 - Ordine di rimessione in pristino o di versamento di indennità pecuniaria
Articolo 172 - Inosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta
Articolo 175 - Violazioni in materia di ricerche archeologiche
Articolo 176 - Impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato
Articolo 177 - Collaborazione per il recupero di beni culturali
Articolo 180 - Inosservanza dei provvedimenti amministrativi
Articolo 181 - Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa
PARTE QUINTA - Disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata in vigore
Allegato A - (Previsto dagli artt. 63, comma 1; 74, commi 1 e 3; 75, comma 3, lettera a)
B. Valori applicabili alle categorie indicate nella lettera A (in euro)
Di seguito il TESTO UNICO dei Beni Culturali, 22-01-2004 (con successive modificazioni ed integrazioni, aggiornato ad Ottobre 2014).
Si indicano in grassetto gli articoli ed i commi comunque inerenti le campane (bench�� non formalmente citate) intese quali "strumenti musicali" e quindi beni culturali.
Si rammenta che una campana è bene culturale se ha raggiunto i 50 anni.
Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42
"Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137"
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2004 - Supplemento Ordinario n. 28
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
VISTI gli articoli 76, 87, 117 e 118 della Costituzione;
VISTO l’Articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400;
VISTO il decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, recante istituzione del Ministero per i beni e le attività culturali, a norma dell’Articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modifiche e integrazioni;
VISTO il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, recante Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell’Articolo 1 della legge ottobre 1997, n. 352;
VISTO l’Articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137;
VISTA la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 29 settembre 2003;
ACQUISITO il parere della Conferenza unificata, istituita ai sensi del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
ACQUISITI i pareri delle competenti commissioni del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati;
VISTA la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 16 gennaio 2004;
Sulla proposta del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro per gli affari regionali;
EMANA
il seguente decreto legislativo
1. E’ approvato l’unito codice dei beni culturali e del paesaggio, composto di 184 articoli e dell’allegato A, vistato dal Ministro proponente.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi' 22 gennaio 2004
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Urbani, Ministro per i beni e le attivita' culturali
La Loggia, Ministro per gli affari regionali
Visto, il Guardasigilli: Castelli
1. In attuazione dell’Articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’Articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice.
2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura.
3. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione.
4. Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e la pubblica fruizione del loro patrimonio culturale.
5. I privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale sono tenuti a garantirne la conservazione.
6. Le attività concernenti la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale indicate ai commi 3, 4 e 5 sono svolte in conformità alla normativa di tutela.
1. Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici.
2. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli
3. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati
4. I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino ragioni di tutela.
1. La tutela consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione.
2. L’esercizio delle funzioni di tutela si esplica anche attraverso provvedimenti volti a conformare e regolare diritti e comportamenti inerenti al patrimonio culturale.
1. Al fine di garantire l’esercizio unitario delle funzioni
di tutela, ai sensi dell’Articolo 118 della Costituzione, le funzioni stesse
sono attribuite al Ministero per i beni e le attività culturali, di seguito
denominato «Ministero», che le esercita direttamente o ne può conferire
l’esercizio alle regioni, tramite forme di intesa e coordinamento ai sensi
dell’Articolo
5, commi 3 e 4. Sono fatte salve le funzioni già conferite alle regioni ai
sensi dei commi 2 e 6 del medesimo
2. Il Ministero esercita le funzioni di tutela sui beni culturali di appartenenza statale anche se in consegna o in uso ad amministrazioni o soggetti diversi dal Ministero.
1. Le regioni, nonché i comuni, le
città metropolitane e le province, di seguito denominati «altri enti pubblici
territoriali», cooperano con il Ministero nell’esercizio delle funzioni di
tutela in conformità a quanto disposto dal
Titolo I della Parte II
del presente
codice.
2. Le funzioni di tutela previste dal presente codice che
abbiano ad oggetto manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli, raccolte
librarie, nonche' libri, stampe e incisioni, non appartenenti allo Stato, sono
esercitate dalle regioni. Qualora l'interesse culturale delle predette cose sia
stato riconosciuto con provvedimento ministeriale, l'esercizio delle potesta'
previste
dall'articolo
128
3. Sulla base di specifici accordi od intese e previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, di seguito denominata «Conferenza Stato-regioni», le regioni possono esercitare le funzioni di tutela [anche su raccolte librarie private, nonché] su carte geografiche, spartiti musicali, fotografie, pellicole o altro materiale audiovisivo, con relativi negativi e matrici, non appartenenti allo Stato.
4. Nelle forme previste dal comma 3 e sulla base dei principi di differenziazione ed adeguatezza, possono essere individuate ulteriori forme di coordinamento in materia di tutela con le regioni che ne facciano richiesta.
5. Gli accordi o le intese possono prevedere particolari forme di cooperazione con gli altri enti pubblici territoriali.6. Le f
unzioni amministrative di tutela dei beni paesaggistici sono esercitate dallo Stato e dalle regioni secondo le disposizioni di cui alla Parte terza del presente codice.7. Relativamente alle funzioni esercitate dalle regioni ai sensi dei commi 2, 3, 4, 5 e 6, il Ministero esercita le potestà di indirizzo e di vigilanza e il potere sostitutivo in caso di perdurante inerzia o inadempienza.
1. La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. In riferimento ai beni paesaggistici la valorizzazione comprende altresi' la riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, ovvero la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati.
2. La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze.
3. La Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio culturale.
1. Il presente codice fissa i principi fondamentali in materia di valorizzazione del patrimonio culturale. Nel rispetto di tali principi le regioni esercitano la propria potestà legislativa.
2. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali perseguono il coordinamento, l’armonizzazione e l’integrazione delle attività di valorizzazione dei beni pubblici.
1. Nelle materie disciplinate dal presente codice restano ferme le potestà attribuite alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e Bolzano dagli statuti e dalle relative norme di attuazione.
1. Per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni della Chiesa cattolica o di altre confessioni religiose, il Ministero e, per quanto di competenza, le regioni provvedono, relativamente alle esigenze di culto, d'accordo con le rispettive autorità.
2. Si osservano, altresì, le disposizioni stabilite dalle intese concluse ai sensi dell’Articolo 12 dell’Accordo di modificazione del Concordato lateranense firmato il 18 febbraio 1984, ratificato e reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, ovvero dalle leggi emanate sulla base delle intese sottoscritte con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, ai sensi dell’Articolo 8, comma 3, della Costituzione.
1. In conformità a quanto disposto dagli articoli
1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.
2. Sono inoltre beni culturali:
a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi
espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici
territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni,
degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro
ente ed istituto pubblico;
c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle
regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni
altro ente e istituto pubblico, ad eccezione delle raccolte
delle biblioteche indicate all'articolo 47, comma 2, del decreto
del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, e di
quelle ad esse assimilabili.
3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la
dichiarazione prevista
dall’Articolo 13:
a) le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente
importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati
al comma 1;
b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati,
che rivestono interesse storico particolarmente importante;
c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale
interesse culturale;
d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che
rivestono un interesse particolarmente importante a causa del
loro riferimento con la storia politica, militare, della
letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali
testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni
pubbliche, collettive o religiose;
e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti,
che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche
ambientali, ovvero per rilevanza artistica, storica,
archeologica, numismatica o etnoantropologica, rivestono come
complesso un eccezionale interesse [artistico o storico].
4. Sono comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3,
lettera a):
a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le
primitive civiltà;
b) le cose di interesse numismatico che, in rapporto all'epoca,
alle tecniche e ai materiali di produzione, nonche' al contesto
di riferimento, abbiano carattere di rarita' o di pregio, anche
storico;
c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli,
nonché i libri, le stampe e le incisioni, con relative matrici,
aventi carattere di rarità e di pregio;
d) le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere
di rarità e di pregio;
e) le fotografie, con relativi negativi e matrici, le pellicole
cinematografiche ed i supporti audiovisivi in genere, aventi
carattere di rarità e di pregio;
f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse
artistico o storico;
g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani
di interesse artistico o storico;
h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico;
i) le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico
od etnoantropologico;
l) le architetture rurali aventi interesse storico od
etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale
tradizionale.
5. Salvo quanto disposto dagli articoli 64 e 178, non sono soggette alla disciplina del presente Titolo le cose indicate al comma 1 che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni, se mobili, o ad oltre settanta anni, se immobili, nonché le cose indicate al comma 3, lettere a) ed e), che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni
(1).
(1) Il comma che recitava: "5. Salvo quanto disposto dagli articoli 64 e 178, non sono soggette alla disciplina del presente TITOLO le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettere a) ed e), che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni." è stato così sostituito dall'art. 4,
D.L. 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla L. 12 luglio 2011, n. 106.
Il comma che recitava: "1. Le cose immobili e mobili indicate all’Articolo 10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, sono sottoposte alle disposizioni della presente parte fino a quando non sia stata effettuata la verifica di cui al comma 2." è stato così sostituito dalla lettera b) del comma 16 dell’art. 4, D.L. 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla L. 12 luglio 2011, n. 106.
1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne
forma oggetto, dell’interesse richiesto
dall’Articolo
10, comma 3.
2. La dichiarazione non è richiesta per i beni di cui
all’Articolo
10, comma 2. Tali beni rimangono sottoposti a tutela anche qualora i
soggetti cui essi appartengono mutino in qualunque modo la loro natura
giuridica.
1. La dichiarazione prevista
dall’Articolo
13 è notificata al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo
della cosa che ne forma oggetto, tramite messo comunale o a mezzo posta
raccomandata con avviso di ricevimento.
2. Ove si tratti di cose soggette a pubblicità immobiliare o mobiliare, il provvedimento di dichiarazione è trascritto, su richiesta del soprintendente, nei relativi registri ed ha efficacia nei confronti di ogni successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo.
1. La vigilanza sui beni culturali compete al Ministero.
2. La vigilanza sulle cose indicate
all’Articolo
12, comma 1, di appartenenza statale, da chiunque siano tenute in uso o in
consegna, è esercitata direttamente dal Ministero. Per l’esercizio dei poteri di
vigilanza sulle cose indicate
all’Articolo
12, comma 1, appartenenti alle regioni e agli altri enti pubblici
territoriali, il Ministero procede anche mediante forme di intesa e di
coordinamento con le regioni.
1. I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di conservazione e di custodia dei beni culturali.
1. I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione.
2. Gli archivi
pubblici e gli archivi privati per i quali sia intervenuta la dichiarazione ai sensi
1. Fuori dei casi previsti dagli articoli 25 e 26,
l’autorizzazione prevista
dall’Articolo
21, comma 4, relativa ad interventi in materia di edilizia pubblica e
privata è rilasciata entro il termine di centoventi giorni dalla ricezione della
richiesta da parte della soprintendenza.
2. Qualora la soprintendenza chieda chiarimenti o elementi integrativi di giudizio, il termine indicato al comma 1 è sospeso fino al ricevimento della documentazione richiesta.
3. Ove sorga l'esigenza di procedere ad accertamenti di natura tecnica, la soprintendenza ne da' preventiva comunicazione al richiedente ed il termine indicato al comma 1 è sospeso fino all’acquisizione delle risultanze degli accertamenti d’ufficio e comunque per non più di trenta giorni.
4. Decorso inutilmente il termine stabilito, il richiedente
puo' diffidare l'amministrazione a provvedere. Se l'amministrazione non provvede
nei trenta giorni successivi al ricevimento della diffida, il richiedente puo'
agire ai sensi
dell'articolo
21-bis della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, e successive modificazioni.
1. Qualora gli interventi autorizzati ai sensi
dell’Articolo
21 necessitino anche di titolo abilitativo in materia edilizia, è possibile
il ricorso alla denuncia di inizio attività, nei casi previsti dalla legge. A
tal fine l’interessato, all’atto della denuncia, trasmette al comune
l’autorizzazione conseguita, corredata dal relativo progetto.
1. Per gli interventi su beni culturali pubblici da eseguirsi
da parte di amministrazioni dello Stato, delle regioni, di altri enti pubblici
territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico, l’autorizzazione
necessaria ai sensi
dell’Articolo
21 può essere espressa nell’ambito di accordi tra il Ministero ed il
soggetto pubblico interessato.
1. Nei procedimenti relativi ad opere o lavori incidenti su
beni culturali, ove si ricorra alla conferenza di servizi, l’autorizzazione
necessaria ai sensi
dell’Articolo
21 è rilasciata in quella sede dal competente organo del Ministero con
dichiarazione motivata, acquisita al verbale della conferenza e contenente le
eventuali prescrizioni impartite per la realizzazione del progetto.
2. Qualora l’organo ministeriale esprima motivato dissenso, l’amministrazione procedente può richiedere la determinazione di conclusione del procedimento al Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.
3. Il destinatario della determinazione conclusiva favorevole adottata in conferenza di servizi informa il Ministero dell’avvenuto adempimento delle prescrizioni da quest’ultimo impartite.
1. Per i progetti di opere da sottoporre a valutazione di
impatto ambientale, l’autorizzazione prevista
dall’Articolo
21 è espressa dal Ministero in sede di concerto per la pronuncia sulla
compatibilità ambientale, sulla base del progetto definitivo da presentarsi ai
fini della valutazione medesima.
2. Qualora dall’esame del progetto effettuato a norma del comma 1 risulti che l’opera non è in alcun modo compatibile con le esigenze di protezione dei beni culturali sui quali essa è destinata ad incidere, il Ministero si pronuncia negativamente, dandone comunicazione al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. In tal caso, la procedura di valutazione di impatto ambientale si considera conclusa negativamente.
3. Se nel corso dei lavori risultano comportamenti contrastanti con l’autorizzazione espressa nelle forme di cui al comma 1, tali da porre in pericolo l’integrità dei beni culturali soggetti a tutela, il soprintendente ordina la sospensione dei lavori.
1. Nel caso di assoluta urgenza possono essere effettuati gli interventi provvisori indispensabili per evitare danni al bene tutelato, purché ne sia data immediata comunicazione alla soprintendenza, alla quale sono tempestivamente inviati i progetti degli interventi definitivi per la necessaria autorizzazione.
1. Il soprintendente può ordinare la sospensione di
interventi iniziati contro il disposto degli
articoli
20,
21,
25,
26 e
27
ovvero condotti in difformità dall’autorizzazione.
2. Al soprintendente spetta altresì la facoltà di ordinare
l’inibizione o la sospensione di interventi relativi alle cose indicate
nell’Articolo
10, anche quando per esse non siano ancora intervenute la verifica di cui
all’Articolo
12, comma 2, o la dichiarazione di cui
all’Articolo
13.
3. L’ordine di cui al comma 2 si intende revocato se, entro trenta giorni dalla ricezione del medesimo, non è comunicato, a cura del soprintendente, l’avvio del procedimento di verifica o di dichiarazione.
4. In caso di realizzazione
di lavori pubblici ricadenti in aree di interesse archeologico, anche quando per esse non siano intervenute la verifica di cui
1
. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro.2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto.
3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti.
4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale.
5. Il Ministero definisce, anche con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle università e degli istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli di intervento in materia di conservazione dei beni culturali.
6. Fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia.
7. I profili di competenza dei restauratori e degli
altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività
di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici decorate di beni
architettonici sono definiti con decreto del Ministro adottato ai sensi
dell’Articolo
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, d’intesa con la Conferenza
Stato-regioni.
8. Con decreto del Ministro adottato ai sensi
dell’Articolo
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di
concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca [,
previo parere della Conferenza Stato-regioni,] sono definiti i criteri ed i
livelli di qualità cui si adegua l’insegnamento del restauro.
1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza.
2. I soggetti indicati al comma 1 e le persone giuridiche private senza fine di lucro fissano i beni culturali di loro appartenenza, ad eccezione degli archivi correnti, nel luogo di loro destinazione nel modo indicato dal soprintendente.
3. I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione.
4. I soggetti indicati al comma 1 hanno l’obbligo di
conservare i propri archivi nella loro organicità e di ordinarli, nonché di
inventariare i propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli
affari esauriti da oltre quaranta anni. Allo stesso obbligo sono assoggettati i
proprietari, possessori o detentori, a qualsiasi Titolo, di archivi privati per
i quali sia intervenuta la dichiarazione di cui
all’Articolo
13. Copia degli inventari e dei relativi aggiornamenti e' inviata alla
soprintendenza, nonché al Ministero dell'interno per gli accertamenti di cui
all'articolo 125.
1. Il restauro e
gli altri interventi conservativi su beni culturali ad iniziativa del
proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo sono autorizzati ai
sensi
dell’Articolo 21.
2. In sede di autorizzazione, il soprintendente si pronuncia,
a richiesta dell’interessato, sull’ammissibilità dell’intervento ai contributi
statali previsti dagli
articoli
35 e
37 e certifica
17 eventualmente il
carattere necessario dell’intervento stesso ai fini della concessione delle
agevolazioni tributarie previste dalla legge.
2-bis. L'ammissione dell'intervento autorizzato ai contributi
statali previsti dagli
articoli
35 e
37
è disposta dagli organi del Ministero in
base all'ammontare delle risorse disponibili, determinate annualmente con
decreto ministeriale, adottato di concerto con il Ministero dell'economia e
delle finanze. (3)
(3)
Comma aggiunto
dall'art. 42, comma 1, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con
modificazioni, dalla
L. 4 aprile 2012, n. 35.
1. Il Ministero può imporre al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo gli interventi necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali, ovvero provvedervi direttamente.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche agli
obblighi di cui
all’Articolo
30, comma 4.
1. Ai fini
dell’Articolo
32 il soprintendente redige una relazione tecnica e dichiara la necessità
degli interventi da eseguire.
2. La relazione tecnica è inviata, insieme alla comunicazione di avvio del procedimento, al proprietario, possessore o detentore del bene, che può far pervenire le sue osservazioni entro trenta giorni dal ricevimento degli atti.
3. Il soprintendente, se non ritiene necessaria l’esecuzione diretta degli interventi, assegna al proprietario, possessore o detentore un termine per la presentazione del progetto esecutivo delle opere da effettuarsi, conformemente alla relazione tecnica.
4. Il progetto presentato è approvato dal soprintendente con le eventuali prescrizioni e con la fissazione del termine per l’inizio dei lavori. Per i beni immobili il progetto presentato è trasmesso dalla soprintendenza al comune o alla città metropolitana, che possono esprimere parere motivato entro trenta giorni dalla ricezione della comunicazione.
5. Se il proprietario, possessore o detentore del bene non adempie all’obbligo di presentazione del progetto, o non provvede a modificarlo secondo le indicazioni del soprintendente nel termine da esso fissato, ovvero se il progetto è respinto, si procede con l’esecuzione diretta.
6. In caso di urgenza, il soprintendente può adottare immediatamente le misure conservative necessarie.
1. Gli oneri per gli interventi su beni culturali, imposti o
eseguiti direttamente dal Ministero ai sensi
dell’Articolo
32, sono a carico del proprietario, possessore o detentore.
Tuttavia, se gli interventi sono di particolare rilevanza ovvero sono eseguiti
su beni in uso o godimento pubblico, il Ministero può concorrere in tutto o in
parte alla relativa spesa. In tal caso, determina l’ammontare dell’onere che
intende sostenere e ne dà comunicazione all’interessato.
2. Se le spese degli interventi sono sostenute dal
proprietario, possessore o detentore, il Ministero provvede al loro rimborso,
anche mediante l’erogazione di acconti ai sensi
dell’Articolo
36,
commi 2 e
3, nei limiti dell’ammontare determinato ai sensi del comma 1.
3. Per le spese degli interventi sostenute direttamente, il Ministero determina la somma da porre a carico del proprietario, possessore o detentore, e ne cura il recupero nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato.
1. Il Ministero ha facoltà di concorrere alla spesa sostenuta
dal proprietario, possessore o detentore del bene culturale per l’esecuzione
degli interventi previsti
dall’Articolo
31, comma 1, per un ammontare non superiore alla metà della stessa. Se gli
interventi sono di particolare rilevanza o riguardano beni in uso o godimento
pubblico, il Ministero può concorrere alla spesa fino al suo intero ammontare.
2. La disposizione del comma 1 si applica anche agli interventi sugli archivi storici previsti
(4) Per la sospensione della concessione del contributo di cui al presente articolo, vedi l'art. 1, comma 26-ter, D.L. 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla L. 7 agosto 2012, n. 135.
1. Il contributo è concesso dal Ministero a lavori ultimati e collaudati sulla spesa effettivamente sostenuta dal beneficiario.
2. Possono essere erogati acconti sulla base degli stati di avanzamento dei lavori regolarmente certificati.
3. Il beneficiario è tenuto alla restituzione degli acconti percepiti se gli interventi non sono stati, in tutto o in parte, regolarmente eseguiti. Per il recupero delle relative somme si provvede nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato.
1. Il Ministero può concedere contributi in conto interessi sui mutui accordati da istituti di credito ai proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di beni culturali [immobili] per la realizzazione degli interventi conservativi autorizzati.
2. Il contributo è concesso nella misura massima corrispondente agli interessi calcolati ad un tasso annuo di sei punti percentuali sul capitale erogato a titolo di mutuo.
3. Il contributo è corrisposto direttamente dal Ministero all’istituto di credito secondo modalità da stabilire con convenzioni.
4. Il contributo di cui al comma 1 può essere concesso anche per interventi conservativi su opere di architettura contemporanea di cui il soprintendente abbia riconosciuto, su richiesta del proprietario, il particolare valore artistico.
(5) Per la sospensione della concessione del contributo di cui al presente articolo, vedi l'art. 1, comma 26-ter, D.L. 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla L. 7 agosto 2012, n. 135.
1.
I beni culturali restaurati o sottoposti ad altri interventi conservativi con il concorso totale o parziale dello Stato nella spesa, o per i quali siano stati concessi contributi in conto interessi, sono resi accessibili al pubblico secondo modalità fissate, caso per caso, da appositi accordi o convenzioni da stipularsi fra il Ministero ed i singoli proprietari all’atto della assunzione dell’onere della spesa ai sensi
1. Il Ministero provvede alle esigenze di conservazione dei beni culturali di appartenenza statale, anche se in consegna o in uso ad amministrazioni diverse o ad altri soggetti, sentiti i medesimi.
2. Salvo che non sia diversamente concordato, la progettazione e l’esecuzione degli interventi di cui al comma 1, relativi a beni immobili, sono assunte dall’amministrazione o dal soggetto medesimi, ferma restando la competenza del Ministero al rilascio dell’autorizzazione sul progetto ed alla vigilanza sui lavori.
3. Per l’esecuzione degli interventi di cui al comma 1, relativi a beni immobili, il Ministero trasmette il progetto e comunica l’inizio dei lavori al comune o alla città metropolitana.
Articolo 40 - Interventi conservativi su beni delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali
1. Per i beni culturali appartenenti alle regioni e agli
altri enti pubblici territoriali, le misure previste
dall’
Articolo 32 sono disposte, salvo i casi di assoluta urgenza, in base ad
accordi con l’ente interessato.
2. Gli accordi possono riguardare anche i contenuti delle
prescrizioni di cui
all’Articolo 30,
comma 2.
3. Gli interventi conservativi sui beni culturali che coinvolgono lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali nonché altri soggetti pubblici e privati, sono ordinariamente oggetto di preventivi accordi programmatici.
1. Gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato versano all'archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato i documenti relativi agli affari esauriti da oltre trent'anni, unitamente agli strumenti che ne garantiscono la consultazione. Le liste di leva e di estrazione sono versate settant'anni dopo l'anno di nascita della classe cui si riferiscono. Gli archivi notarili versano gli atti notarili ricevuti dai notai che cessarono l'esercizio professionale anteriormente all'ultimo centennio. (
6) 2. Il soprintendente all’archivio centrale dello Stato e i direttori degli archivi di Stato possono accettare versamenti di documenti più recenti, quando vi sia pericolo di dispersione o di danneggiamento.6) Comma così modificato dall’art. 12, comma 4, lett. b), D.L. 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla L. 29 luglio 2014, n. 106.
1. La Presidenza della Repubblica conserva i suoi atti presso il proprio archivio storico, secondo le determinazioni assunte dal Presidente della Repubblica con proprio decreto, su proposta del Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Con lo stesso decreto sono stabilite le modalità di consultazione e di accesso agli atti conservati presso l’archivio storico della Presidenza della Repubblica.
2. La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica conservano i loro atti presso il proprio archivio storico, secondo le determinazioni dei rispettivi uffici di presidenza.
3. La Corte Costituzionale conserva i suoi atti presso il proprio archivio storico, secondo le disposizioni stabilite con regolamento adottato ai sensi della vigente normativa in materia di costituzione e funzionamento della Corte medesima.
1. Il Ministero ha facoltà di far trasportare e
temporaneamente custodire in pubblici istituti i beni culturali mobili al fine
di garantirne la sicurezza o assicurarne la conservazione ai sensi
dell’Articolo
29.
1. I direttori degli archivi e degli istituti che abbiano in amministrazione o in deposito raccolte o collezioni artistiche, archeologiche, bibliografiche e scientifiche possono ricevere in comodato da privati proprietari, previo assenso del competente organo ministeriale, beni culturali mobili al fine di consentirne la fruizione da parte della collettività, qualora si tratti di beni di particolare pregio o che rappresentino significative integrazioni delle collezioni pubbliche e purché la loro custodia presso i pubblici istituti non risulti particolarmente onerosa.
Sezione III - Altre forme di protezione
Articolo 45 - Prescrizioni di tutela indiretta
1. Il Ministero ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro.
2. Le prescrizioni di cui al comma 1, adottate e notificate ai sensi degli
Articolo 46 - Procedimento per la tutela indiretta
1. Il soprintendente avvia il procedimento per la tutela indiretta, anche su motivata richiesta della regione o di altri enti pubblici territoriali interessati, dandone comunicazione al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo dell’immobile cui le prescrizioni si riferiscono. Se per il numero dei destinatari la comunicazione personale non è possibile o risulta particolarmente gravosa, il soprintendente comunica l’avvio del procedimento mediante idonee forme di pubblicità.
2. La comunicazione di avvio del procedimento individua l’immobile in relazione al quale si intendono adottare le prescrizioni di tutela indiretta e indica i contenuti essenziali di tali prescrizioni.
3. Nel caso di complessi immobiliari, la comunicazione è inviata anche al comune
e alla città metropolitana.4. La comunicazione comporta, in via cautelare, la temporanea immodificabilità dell’immobile limitatamente agli aspetti cui si riferiscono le prescrizioni contenute nella comunicazione stessa.
5. Gli effetti indicati al comma 4 cessano alla scadenza del
termine del relativo procedimento, stabilito dal Ministero ai sensi
dell’Articolo
2, comma 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241.
Articolo 47 - Notifica delle prescrizioni di tutela indiretta e ricorso amministrativo
1. Il provvedimento contenente le prescrizioni di tutela indiretta è notificato al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo degli immobili interessati, tramite messo comunale o a mezzo posta raccomandata con avviso di ricevimento.
2. Il provvedimento è trascritto nei registri immobiliari e hanno efficacia nei confronti di ogni successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo degli immobili cui le prescrizioni stesse si riferiscono.
3. Avverso il provvedimento contenente le prescrizioni di
tutela indiretta è ammesso ricorso amministrativo ai sensi
dell’
1. E’ soggetto ad autorizzazione il prestito per mostre ed esposizioni:
a) delle cose mobili indicate
nell’
b) dei beni mobili indicati
nell’
c) dei beni mobili indicati
all’
d) delle raccolte e dei singoli beni ad esse pertinenti, di
cui
all’
2. Qualora l’autorizzazione abbia ad oggetto beni appartenenti allo Stato o sottoposti a tutela statale, la richiesta è presentata al Ministero almeno quattro mesi prima dell’inizio della manifestazione ed indica il responsabile della custodia delle opere in prestito.
3. L’autorizzazione è rilasciata tenendo conto delle esigenze di conservazione dei beni e, per quelli appartenenti allo Stato, anche delle esigenze di fruizione pubblica; essa è subordinata all’adozione delle misure necessarie per garantirne l’integrità. I criteri, le procedure e le modalità per il rilascio dell’autorizzazione medesima sono stabiliti con decreto ministeriale.
4. Il rilascio dell’autorizzazione è inoltre subordinato all’assicurazione delle cose e dei beni da parte del richiedente, per il valore indicato nella domanda, previa verifica della sua congruità da parte del Ministero.
5. Per le mostre e le manifestazioni sul territorio nazionale promosse dal Ministero o, con la partecipazione statale, da enti o istituti pubblici, l’assicurazione prevista al comma 4 può essere sostituita dall’assunzione dei relativi rischi da parte dello Stato. La garanzia statale è rilasciata secondo le procedure, le modalità e alle condizioni stabilite con decreto ministeriale, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze. Ai corrispondenti oneri si provvede mediante utilizzazione delle risorse disponibili nell’ambito del fondo di riserva per le spese obbligatorie e d’ordine istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze.
6. Il Ministero ha facoltà di dichiarare, a richiesta dell’interessato, il rilevante interesse culturale o scientifico di mostre o esposizioni di beni culturali e di ogni altra iniziativa a carattere culturale, ai fini dell’applicazione delle agevolazioni previste dalla normativa fiscale.
1. E’ vietato collocare o affiggere cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelati come beni culturali. Il soprintendente può, tuttavia, autorizzare il collocamento o l’affissione quando non ne derivi danno all’aspetto, al decoro e alla pubblica fruizione di detti edifici ed aree. L’autorizzazione è trasmessa al comune ai fini dell’eventuale rilascio del provvedimento autorizzativo di competenza.
2. Lungo le strade site nell’ambito o in prossimità dei beni indicati al comma 1, è vietato collocare cartelli o altri mezzi di pubblicità, salvo autorizzazione rilasciata ai sensi della normativa in materia di circolazione stradale e di pubblicità sulle strade e sui veicoli, previo parere favorevole della soprintendenza sulla compatibilità della collocazione o della tipologia del mezzo di pubblicità con l’aspetto, il decoro e la pubblica fruizione dei beni tutelati.
3. In relazione ai beni indicati al comma 1 il soprintendente, valutatane la compatibilità con il loro carattere artistico o storico, rilascia o nega il nulla osta o l’assenso per l’utilizzo a fini pubblicitari delle coperture dei ponteggi predisposti per l’esecuzione degli interventi di conservazione, per un periodo non superiore alla durata dei lavori. A tal fine alla richiesta di nulla osta o di assenso deve essere allegato il contratto di appalto dei lavori medesimi.
Articolo 50 - Distacco di beni culturali
1. E’ vietato, senza l’autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di affreschi, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli
ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista.2. E’ vietato, senza l’autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli nonché la rimozione di cippi e monumenti, costituenti vestigia della Prima guerra mondiale ai sensi della normativa in materia.
1. E’ vietato modificare la destinazione d’uso degli studi
d’artista nonché rimuoverne il contenuto, costituito da opere, documenti, cimeli
e simili, qualora esso, considerato nel suo insieme ed in relazione al contesto
in cui è inserito, sia dichiarato di interesse particolarmente importante per il
suo valore storico, ai sensi
dell’
2. E’ altresì vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista rispondenti alla tradizionale tipologia a lucernario e adibiti a tale funzione da almeno vent’anni.
Articolo 52 - Esercizio del commercio in aree di valore culturale (7)
1. Con le deliberazioni previste dalla normativa in materia di riforma della disciplina relativa al settore del commercio, i comuni, sentito il soprintendente, individuano le aree pubbliche aventi valore archeologico, storico, artistico e ambientale nelle quali vietare o sottoporre a condizioni particolari l’esercizio del commercio.
1-bis. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 7-bis, i comuni, sentito il soprintendente, individuano altresì i locali, a chiunque appartenenti, nei quali si svolgono attività di artigianato tradizionale e altre attività commerciali tradizionali, riconosciute quali espressione dell'identità culturale collettiva ai sensi delle convenzioni UNESCO di cui al medesimo articolo 7-bis, al fine di assicurarne apposite forme di promozione e salvaguardia, nel rispetto della libertà di iniziativa economica di cui all'articolo 41 della Costituzione. (8
)1-bis. Al fine di contrastare l'esercizio, nelle aree pubbliche aventi particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico, di attività commerciali e artigianali in forma ambulante o su posteggio, nonché di qualsiasi altra attività non compatibile con le esigenze di tutela del patrimonio culturale, con particolare riferimento alla necessità di assicurare il decoro dei complessi monumentali e degli altri immobili del demanio culturale interessati da flussi turistici particolarmente rilevanti, nonché delle aree a essi contermini, le Direzioni regionali per i beni culturali e paesaggistici e le soprintendenze, sentiti gli enti locali, adottano apposite determinazioni volte a vietare gli usi da ritenere non compatibili con le specifiche esigenze di tutela e di valorizzazione, comprese le forme di uso pubblico non soggette a concessione di uso individuale, quali le attività ambulanti senza posteggio, nonché, ove se ne riscontri la necessità, l'uso individuale delle aree pubbliche di pregio a seguito del rilascio di concessioni di posteggio o di occupazione di suolo pubblico.
(9)1
-ter. Al fine di assicurare il decoro dei complessi monumentali e degli altri immobili del demanio culturale interessati da flussi turistici particolarmente rilevanti, nonché delle aree a essi contermini, i competenti uffici territoriali del Ministero, d'intesa con i Comuni, adottano apposite determinazioni volte a vietare gli usi da ritenere non compatibili con le specifiche esigenze di tutela e di valorizzazione, comprese le forme di uso pubblico non soggette a concessione di uso individuale, quali le attività ambulanti senza posteggio, nonché, ove se ne riscontri la necessità, l'uso individuale delle aree pubbliche di pregio a seguito del rilascio di concessioni di posteggio o di occupazione di suolo pubblico. In particolare, i competenti uffici territoriali del Ministero e i Comuni avviano, d'intesa, procedimenti di riesame, ai sensi
(7) Rubrica così sostituita
(8) Comma aggiunto
dall’art. 2-bis, comma 1, lett. a),
D.L. 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 7 ottobre 2013, n. 112.
(9) Comma aggiunto
(10) Comma aggiunto, come comma 1-bis,
Capo IV - Circolazione in ambito nazionale
Sezione I - Alienazione e altri modi di trasmissione
1. I beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e
agli altri enti pubblici territoriali che rientrino nelle tipologie indicate
all’Articolo
822 del codice civile costituiscono il demanio culturale.
2. I beni del demanio culturale non possono essere alienati, né formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi previsti dal presente codice.
Articolo 54 - Beni inalienabili
Sono inalienabili i beni culturali demaniali di seguito indicati:
a) gli immobili e le aree di interesse archeologico;
b) gli immobili riconosciuti monumenti nazionali con atti aventi forza di legge;
c) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e biblioteche;
d) gli archivi.
2. Sono altresì inalienabili:
a) le cose appartenenti ai soggetti indicati
all’articolo
10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione
risalga ad oltre cinquanta anni, se mobili, o ad oltre settanta anni, se
immobili, fino alla conclusione del procedimento di verifica previsto
dall'articolo 12. Se il procedimento si conclude con esito negativo, le cose
medesime sono liberamente alienabili, ai fini del presente codice, ai sensi
dell'articolo 12, commi 4, 5 e 6
(
b) le cose mobili che siano opera di
autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni, se
incluse in raccolte appartenenti ai soggetti di cui
all’Articolo
53;
c) i singoli documenti appartenenti ai soggetti di cui
all’Articolo
53, nonché gli archivi e i singoli documenti di enti ed
istituti pubblici diversi da quelli indicati al medesimo
Articolo
53;
d) le cose immobili appartenenti ai soggetti di cui
all’Articolo
53 dichiarate di interesse particolarmente importante [quali
testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche,
collettive, religiose,] ai sensi dell’Articolo 10, comma 3, lettera d).
3. I beni e le cose di cui ai commi 1 e 2 possono essere oggetto di trasferimento tra lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali.
4. I beni e le cose indicati ai commi 1 e 2 possono essere utilizzati esclusivamente secondo le modalità e per i fini previsti dal titolo II della presente Parte.
(11) Il primo periodo che recitava: "a) le cose immobili e mobili appartenenti ai soggetti indicati all’Articolo 10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, fino alla conclusione del procedimento di verifica previsto dall'articolo 12." è stato così sostituito dall’art. 4, D.L. 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla L. 12 luglio 2011, n. 106.
Articolo 55 - Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale
1. I beni culturali immobili appartenenti al demanio culturale e non rientranti tra quelli elencati nell’Articolo 54, commi 1 e 2, non possono essere alienati senza l’autorizzazione del Ministero.
2. L’autorizzazione di cui al comma 1 può essere rilasciata a condizione che:
a) l'alienazione assicuri la tutela, la fruizione pubblica e la valorizzazione dei beni;
b) nel provvedimento di autorizzazione siano indicate destinazioni d’uso compatibili con il carattere storico ed artistico degli immobili e tali da non recare danno alla loro conservazione.
3. L’autorizzazione ad alienare comporta la
sdemanializzazione dei beni culturali cui essa si riferisce. Tali beni restano
sottoposti a tutela ai sensi
dell’Articolo
12, comma 6.
Articolo 56 - Altre alienazioni soggette ad autorizzazione
1. E’ altresì soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero:
a) l’alienazione dei beni culturali appartenenti allo Stato,
alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali, e diversi da quelli
indicati negli
articoli 54,
commi 1 e 2, e
55, comma 1.
b) l’alienazione dei beni culturali appartenenti a soggetti
pubblici diversi da quelli indicati alla lettera a) o a persone giuridiche
private senza fine di lucro, ad eccezione delle cose e dei beni indicati
all’Articolo
54, comma 2, lettere a) e c).
2. L’autorizzazione è richiesta anche nel caso di vendita parziale, da parte dei soggetti di cui al comma 1, lettera b), di collezioni o serie di oggetti e di raccolte librarie.
3. Le disposizioni dei commi precedenti si applicano anche alle costituzioni di ipoteca e di pegno ed ai negozi giuridici che possono comportare l’alienazione dei beni culturali ivi indicati.
4. Gli atti che comportano l’alienazione di beni culturali a favore dello Stato, ivi comprese le cessioni in pagamento di obbligazioni tributarie, non sono soggetti ad autorizzazione.
Articolo 57 - Regime dell'autorizzazione ad alienare
1. La richiesta di autorizzazione ad alienare è presentata dall’ente cui i beni appartengono ed è corredata dalla indicazione della destinazione d’uso in atto e dal programma degli interventi conservativi necessari.
2. Relativamente ai beni di cui
all’
3. Il bene alienato non può essere assoggettato ad interventi
di alcun genere senza che il relativo progetto sia stato preventivamente
autorizzato ai sensi
dell’Articolo 21, comma 4.
4. Relativamente ai beni di cui
all’Articolo
56, comma 1, lettera a), e ai beni degli enti ed istituti pubblici di cui
all’Articolo
56, comma 1, lettera b) e comma 2, l’autorizzazione può
5. Relativamente ai beni di cui
all’Articolo
56, comma 1, lettera b) e comma 2, di proprietà di
persone giuridiche private senza fine di lucro, l’autorizzazione può essere
rilasciata qualora dalla alienazione non derivi un grave danno alla
conservazione o al pubblico godimento dei beni medesimi.
Articolo 58 - Autorizzazione alla permuta
1. Il Ministero può autorizzare la permuta dei beni indicati agli
Articolo 59 - Denuncia di trasferimento
1. Gli atti che trasferiscono, in tutto o in parte, a qualsiasi titolo, la proprietà o, limitatamente ai beni mobili (
12), la detenzione di beni culturali sono denunciati al Ministero.2. La denuncia è effettuata entro trenta giorni:
a) dall’alienante o dal cedente la detenzione, in caso di alienazione a titolo oneroso o gratuito o di trasferimento della detenzione;
b) dall’acquirente, in caso di trasferimento avvenuto nell’ambito di procedure di vendita forzata o fallimentare ovvero in forza di sentenza che produca gli effetti di un contratto di alienazione non concluso;
c) dall’erede o dal legatario, in caso di successione a causa
di morte. Per l’erede, il termine decorre dall’accettazione dell’eredità o dalla
presentazione della dichiarazione ai competenti uffici tributari; per il
legatario, il termine decorre dalla comunicazione notarile prevista
dall'articolo
623 del codice civile,
salva rinuncia ai sensi delle disposizioni del codice civile.
3. La denuncia è presentata al competente soprintendente del luogo ove si trovano i beni.
4. La denuncia contiene:
a) i dati identificativi delle parti e la sottoscrizione delle medesime o dei loro rappresentanti legali;
b) i dati identificativi dei beni ;
c) l’indicazione del luogo ove si trovano i beni;
d) l’indicazione della natura e delle condizioni dell’atto di trasferimento;
e) l’indicazione del domicilio in Italia delle parti ai fini delle eventuali comunicazioni previste dal presente titolo.
5. Si considera non avvenuta la denuncia priva delle indicazioni previste dal
comma 4 o con indicazioni incomplete o imprecise.
dell’art. 4,
D.L. 13 maggio 2011, n. 70
convertito, con modificazioni, dalla
L. 12 luglio 2011, n. 106.
1. Il Ministero o, nel caso previsto
dall’Articolo
62, comma 3, la regione o l’altro ente pubblico territoriale interessato,
hanno facoltà di acquistare in via di prelazione i beni culturali alienati a
titolo oneroso
2. Qualora il bene sia alienato con altri per un unico corrispettivo o sia ceduto senza determinato d’ufficio dal soggetto che procede alla prelazione ai sensi del comma 1.
3. Ove l���alienante non ritenga di accettare la determinazione effettuata ai sensi del comma 2, il valore economico della cosa è stabilito da un terzo, designato concordemente dall’alienante e dal soggetto che procede alla prelazione. Se le parti non si accordano per la nomina del terzo, ovvero per la sua sostituzione qualora il terzo nominato non voglia o non possa accettare l’incarico, la nomina è effettuata, su richiesta di una delle parti, dal presidente del tribunale del luogo in cui è stato concluso il contratto. Le spese relative sono anticipate dall’alienante.
4. La determinazione del terzo è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.
5. La prelazione può essere esercitata anche quando il bene sia a qualunque titolo dato in pagamento.
1. La prelazione è esercitata nel termine di sessanta giorni
dalla data di ricezione della denuncia prevista
dall’Articolo 59.
2. Nel caso in cui la denuncia sia stata omessa o presentata
tardivamente oppure risulti incompleta, la prelazione è esercitata nel termine
di centottanta giorni dal momento in cui il Ministero ha ricevuto la denuncia
tardiva o ha comunque acquisito tutti gli elementi costitutivi della stessa ai
sensi
dell’Articolo 59, comma 4.
3. Entro i termini indicati dai commi 1 e 2 il provvedimento di prelazione è notificato all’alienante ed all’acquirente. La proprietà passa allo Stato dalla data dell’ultima notifica.
4. In pendenza del termine prescritto dal comma 1 l’atto di alienazione rimane condizionato sospensivamente all’esercizio della prelazione e all’alienante è vietato effettuare la consegna della cosa.
5. Le clausole del contratto di alienazione non vincolano lo Stato.
6. Nel caso in cui il Ministero eserciti la prelazione su parte delle cose alienate, l’acquirente ha facoltà di recedere dal contratto.
Articolo 62 - Procedimento per la prelazione
1. Il soprintendente, ricevuta la denuncia di un atto soggetto a prelazione, ne dà immediata comunicazione alla regione e agli altri enti pubblici territoriali nel cui ambito si trova il bene.
Trattandosi di bene mobile, la regione ne dà notizia sul proprio Bollettino Ufficiale ed eventualmente mediante altri idonei mezzi di pubblicità a livello nazionale, con la descrizione dell’opera e l’indicazione del prezzo.
2. La regione e gli altri enti pubblici territoriali, nel termine di
venti giorni dalla denuncia, formulano al Ministero una proposta di prelazione, corredata dalla deliberazione dell’organo competente che predisponga, a valere sul bilancio dell’ente, la necessaria copertura finanziaria della spesa indicando le specifiche finalita' di valorizzazione culturale del bene.3. Il Ministero puo' rinunciare all'esercizio della prelazione, trasferendone la facolta' all'ente interessato entro venti giorni dalla ricezione della denuncia. Detto ente assume il relativo impegno di spesa, adotta il provvedimento di prelazione e lo notifica all’alienante ed all’acquirente entro e non oltre sessanta giorni dalla denuncia medesima. La proprietà del bene passa all’ente che ha esercitato la prelazione dalla data dell’ultima notifica.
4. Nei casi di cui
all’Articolo
61, comma 2, i termini indicati al comma 2 ed al comma 3, primo e secondo
periodo, sono, rispettivamente, di novanta, centoventi e centottanta giorni
dalla denuncia tardiva o dalla data di acquisizione degli elementi costitutivi
della denuncia medesima.
1. L’autorità locale di pubblica sicurezza, abilitata, ai
sensi della normativa in materia, a ricevere la dichiarazione preventiva di
esercizio del commercio di cose antiche o usate, trasmette al soprintendente e
alla regione copia della dichiarazione medesima, presentata da chi esercita il
commercio di cose rientranti nelle categorie di cui alla
lettera A dell’Allegato A
del presente decreto legislativo.
2. Coloro che esercitano il commercio delle cose indicate al comma 1 annotano giornalmente le operazioni eseguite nel registro prescritto dalla normativa in materia di pubblica sicurezza, descrivendo le caratteristiche delle cose medesime. Con decreto adottato dal Ministro di concerto con il Ministro dell’interno sono definiti i limiti di valore al di sopra dei quali è obbligatoria una dettagliata descrizione delle cose oggetto delle operazioni commerciali.
3. Il soprintendente verifica l’adempimento dell’obbligo di
cui al secondo periodo del comma 2 con ispezioni periodiche, anche a mezzo di
funzionari da lui delegati. La verifica è svolta da funzionari della regione nei
casi di esercizio della tutela ai sensi
dell’Articolo
5, commi 2, 3 e 4. Il verbale dell’ispezione è notificato all’interessato ed
alla locale autorità di pubblica sicurezza.
4. Coloro che esercitano il commercio di documenti, i
titolari delle case di vendita, nonché i pubblici ufficiali preposti alle
vendite mobiliari hanno l’obbligo di comunicare al soprintendente l’elenco dei
documenti di interesse storico posti in vendita. Allo stesso obbligo sono
soggetti i privati proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di
archivi che acquisiscano documenti aventi il medesimo interesse, entro novanta
giorni dall’acquisizione. Entro novanta giorni dalla comunicazione il
soprintendente può avviare il procedimento di cui
all’Articolo
13.
5. Il soprintendente può comunque accertare d’ufficio l’esistenza di archivi o di singoli documenti dei quali siano proprietari, possessori o detentori, a qualsiasi titolo, i privati e di cui sia presumibile l’interesse storico particolarmente importante.
Articolo 64 - Attestati di autenticità e di provenienza
1. Chiunque esercita l’attività di vendita al pubblico, di esposizione a fini di commercio o di intermediazione finalizzata alla vendita di opere di pittura, di scultura, di grafica ovvero di oggetti d’antichità o di interesse storico od archeologico, o comunque abitualmente vende le opere o gli oggetti medesimi, ha l’obbligo di consegnare all’acquirente la documentazione attestante l’autenticità o almeno la probabile attribuzione e la provenienza; ovvero, in mancanza, di rilasciare, con le modalità previste dalle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, una dichiarazione recante tutte le informazioni disponibili sull’autenticità o la probabile attribuzione e la provenienza. Tale dichiarazione, ove possibile in relazione alla natura dell’opera o dell’oggetto, è apposta su copia fotografica degli stessi.
1. E’ vietata l’uscita definitiva dal territorio della
Repubblica dei beni culturali mobili indicati
nell’Articolo
10, commi 1, 2 e 3.
2. E’ vietata altresì l’uscita:
a) delle cose mobili appartenenti ai soggetti indicati
all’Articolo
10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la
cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, fino a quando non sia stata
effettuata la verifica prevista dall’Articolo 12.
b) dei beni, a chiunque appartenenti, che rientrino nelle
categorie indicate
all’Articolo
10, comma 3, e che il Ministero, sentito il competente organo
consultivo, abbia preventivamente individuato e, per periodi temporali definiti,
abbia escluso dall’uscita, perché dannosa per il patrimonio culturale in
relazione alle caratteristiche oggettive, alla provenienza o all’appartenenza
dei beni medesimi.
3. Fuori dei casi previsti dai commi 1 e 2, è soggetta ad
autorizzazione, secondo le modalità stabilite nella
presente Sezione e nella
Sezione II di questo Capo, l’uscita definitiva dal territorio della
Repubblica:
a) delle cose, a chiunque appartenenti, che presentino interesse culturale, siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni;
b) degli archivi e dei singoli documenti, appartenenti a privati, che presentino interesse culturale;
c) dei beni rientranti nelle categorie di cui
all’Articolo
11, comma 1, lettere f), g) ed h), a chiunque appartengano.
4. Non è soggetta ad autorizzazione l’uscita delle cose di
cui
all’Articolo
11, comma 1, lettera d). L’interessato ha tuttavia l’onere di
comprovare al competente ufficio di esportazione che le cose da trasferire
all’estero sono opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre
cinquanta anni, secondo le procedure e con le modalità stabilite con decreto
ministeriale.
1. Può essere autorizzata l’uscita temporanea dal territorio
della Repubblica delle cose e dei beni culturali indicati
nell’Articolo
65, commi 1, 2, lettera a), e 3, per manifestazioni, mostre o esposizioni
d’arte di alto interesse culturale, sempre che ne siano garantite l’integrità e
la sicurezza.
2. Non possono comunque uscire:
a) i beni suscettibili di subire danni nel trasporto o nella permanenza in condizioni ambientali sfavorevoli;
b) i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica Sezione di un museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica.
1. Le cose e i beni culturali indicati nell’Articolo 65, commi 1, 2, lettera a), e 3 possono essere autorizzati ad uscire temporaneamente anche quando:
a) costituiscano mobilio privato dei cittadini italiani che ricoprono, presso sedi diplomatiche o consolari, istituzioni comunitarie o organizzazioni internazionali, cariche che comportano il trasferimento all’estero degli interessati, per un periodo non superiore alla durata del loro mandato;
b) costituiscano l’arredamento delle sedi diplomatiche e consolari all’estero;
c) debbano essere sottoposti ad analisi, indagini o interventi di conservazione da eseguire necessariamente all’estero;
d) la loro uscita sia richiesta in attuazione di accordi culturali con istituzioni museali straniere, in regime di reciprocità e per la durata stabilita negli accordi medesimi, che non può essere, (
13), superiore a quattro anni, rinnovabili una sola volta. (14)2. Non è soggetta ad autorizzazione
l’uscita temporanea dal territorio della Repubblica dei mezzi di trasporto
aventi più di settantacinque anni per la partecipazione a mostre e raduni
internazionali, salvo che sia per essi intervenuta la dichiarazione ai sensi
dell’Articolo
13.
(13) La parola: "comunque" è stata soppressa
(14) Le parole: ", rinnovabili una sola
volta;" sono state aggiunte
dall'art. 4,
D.L. 13 maggio 2011, n. 70
convertito, con modificazioni,
dalla
L. 12 luglio 2011, n. 106.
1. Chi intende far uscire in via definitiva dal territorio
della Repubblica le cose e i beni indicati
nell’Articolo
65, comma 3, deve farne denuncia e presentarli al competente ufficio di
esportazione, indicando, contestualmente e per ciascuno di essi, il valore
venale, al fine di ottenere l’attestato di libera circolazione.
2. L’ufficio di esportazione, entro tre giorni dall’avvenuta presentazione della cosa o del bene, ne dà notizia ai competenti uffici del Ministero, che segnalano ad esso, entro i successivi dieci giorni, ogni elemento conoscitivo utile in ordine agli oggetti presentati per l’uscita definitiva.
3. L’ufficio di esportazione, accertata la congruità del valore indicato, rilascia o nega con motivato giudizio, anche sulla base delle segnalazioni ricevute, l’attestato di libera circolazione, dandone comunicazione all’interessato entro quaranta giorni dalla presentazione della cosa o del bene.
4. Nella valutazione circa il rilascio o il rifiuto dell’attestato di libera circolazione gli uffici di esportazione si attengono a indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero, sentito il competente organo consultivo.
5. L’attestato di libera circolazione ha validità triennale ed è redatto in tre originali, uno dei quali è depositato agli atti d’ufficio; un secondo è consegnato all’interessato e deve accompagnare la circolazione dell’oggetto; un terzo è trasmesso al Ministero per la formazione del registro ufficiale degli attestati.
6. Il diniego comporta l’avvio del procedimento di
dichiarazione, ai sensi
dell’Articolo
14. A tal fine, contestualmente al diniego, sono comunicati all’interessato
gli elementi di cui
all’Articolo
14, comma 2, e le cose o i beni sono sottoposti alla
disposizione di cui
al comma 4 del medesimo
Articolo 14.
7. Per le cose o i beni di proprietà di enti sottoposti alla vigilanza regionale, l’ufficio di esportazione acquisisce il parere della regione, che è reso nel termine perentorio di trenta giorni dalla data di ricezione della richiesta e, se negativo, è vincolante.
1. Avverso il diniego dell’attestato è ammesso, entro i successivi trenta giorni, ricorso al Ministero, per motivi di legittimità e di merito.
2. Il Ministero, sentito il competente organo consultivo, decide sul ricorso entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello stesso.
3. Dalla data di presentazione del ricorso amministrativo e
fino alla scadenza del termine di cui al comma 2, il procedimento di
dichiarazione è sospeso, ma i beni rimangono assoggettati alla disposizione di
cui
all’Articolo
14, comma 4.
4. Qualora il Ministero accolga il ricorso, rimette gli atti all’ufficio di esportazione, che provvede in conformità nei successivi venti giorni.
5. Si applicano le disposizioni
del
decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1971, n. 1199
1. Entro il termine indicato
all’Articolo
68, comma 3, l’ufficio di esportazione può proporre al Ministero l’acquisto
coattivo della cosa o del bene per i quali è richiesto l’attestato di libera
circolazione, dandone contestuale comunicazione alla regione e all’interessato,
al quale dichiara altresì che l’oggetto gravato dalla proposta di acquisto resta
in custodia presso l’ufficio medesimo fino alla conclusione del relativo
procedimento. In tal caso il termine per il rilascio dell’attestato è prorogato
di sessanta giorni.
2. Il Ministero ha la facoltà di acquistare la cosa o il bene per il valore indicato nella denuncia. Il provvedimento di acquisto è notificato all’interessato entro il termine perentorio di novanta giorni dalla denuncia. Fino a quando non sia intervenuta la notifica del provvedimento di acquisto, l’interessato può rinunciare all’uscita dell’oggetto e provvedere al ritiro del medesimo.
3. Qualora il Ministero non intenda procedere all’acquisto,
ne dà comunicazione, entro sessanta giorni dalla denuncia, alla regione nel cui
territorio si trova l’ufficio di esportazione proponente. La regione ha facoltà
di acquistare la cosa o il bene nel rispetto di quanto stabilito
all’Articolo
62, commi 2 e 3 [, in materia di copertura finanziaria della spesa e
assunzione del relativo impegno]. Il relativo provvedimento è notificatoall’interessato
entro il termine perentorio di novanta giorni dalla denuncia.
1. Chi intende far uscire in via temporanea dal territorio
della Repubblica, ai sensi
degli articoli 66 e 67, le cose e i beni ivi indicati, deve
farne denuncia e presentarli al competente ufficio di esportazione, indicando,
contestualmente e per ciascuno di essi, il valore venale e il responsabile della
sua custodia all’estero, al fine di ottenere l’attestato di circolazione
temporanea.
31 2. L’ufficio di esportazione, accertata la congruità del
valore indicato, rilascia o nega, con motivato giudizio, l’attestato di
circolazione temporanea, dettando le prescrizioni necessarie e dandone
comunicazione all’interessato entro quaranta giorni dalla presentazione della
cosa o del bene. Avverso il provvedimento di diniego di uscita temporanea è
ammesso ricorso amministrativo nei modi previsti
dall’Articolo 69.
3. Qualora la cosa o il bene presentati per l’uscita
temporanea rivestano l’interesse richiesto
dall’Articolo
10, contestualmente alla pronuncia positiva o negativa sono comunicati
all’interessato, ai fini dell’avvio del procedimento di dichiarazione, gli
elementi indicati
all’Articolo
14, comma 2, e l’oggetto è sottoposto alle misure di cui
all’Articolo
14, comma 4.
4. Nella valutazione circa il rilascio o il rifiuto
dell’attestato, gli uffici di esportazione si attengono ad indirizzi di
carattere generale stabiliti dal Ministero, sentito il competente organo
consultivo. Per i casi di uscita temporanea disciplinati
dall’Articolo
66 e
dall’Articolo
67, comma 1, lettere b) e c), il rilascio dell’attestato è subordinato
all’autorizzazione di cui all’Articolo 48.
5. L’attestato indica anche il termine per il rientro delle cose o dei beni, che è prorogabile su richiesta dell’interessato, ma non può essere comunque superiore a diciotto mesi dalla loro uscita dal territorio nazionale, salvo quanto disposto dal comma 8.
6. Il rilascio dell’attestato è sempre subordinato
all’assicurazione dei beni da parte dell’interessato per il valore indicato
nella domanda. Per le mostre e le manifestazioni promosse all’estero dal
Ministero o, con la partecipazione statale, da enti pubblici, dagli istituti
italiani di cultura all’estero o da organismi sovranazionali, l’assicurazione
può essere sostituita dall’assunzione dei relativi rischi da parte dello Stato,
ai sensi
dell’Articolo
48, comma 5.
7. Per i beni culturali di cui
all’Articolo
65, comma 1, nonché per le cose o i beni di cui al comma 3, l’uscita
temporanea è garantita mediante cauzione, costituita anche da polizza
fideiussoria, emessa da un istituto bancario o da una società di assicurazione,
per un importo superiore del dieci per cento al valore del bene o della cosa,
come accertato in sede di rilascio dell’attestato. La cauzione è incamerata
dall’amministrazione ove gli oggetti ammessi alla temporanea esportazione non
rientrino nel territorio nazionale nel termine stabilito. La cauzione non è
richiesta per i beni appartenenti allo Stato e alle amministrazioni pubbliche.
Il Ministero può esonerare dall’obbligo della cauzione istituzioni di
particolare importanza culturale.
8. Le disposizioni dei commi da 5 a 7 non si applicano ai
casi di uscita temporanea previsti
dall’Articolo
67, comma 1.
1. La spedizione in Italia da uno Stato membro dell’Unione
europea o l’importazione da un Paese terzo delle cose o dei beni indicati
nell’Articolo
65, comma 3, sono certificati, a domanda, dall’ufficio di esportazione.
2. I certificati di avvenuta spedizione e di avvenuta importazione sono rilasciati sulla base di documentazione idonea ad identificare la cosa o il bene e a comprovarne la provenienza dal territorio dello Stato membro o del Paese terzo dai quali la cosa o il bene medesimi sono stati, rispettivamente, spediti o importati.
3. I certificati di avvenuta spedizione e di avvenuta importazione hanno validità quinquennale e possono essere prorogati su richiesta dell’interessato.
4. Con decreto ministeriale possono essere stabilite condizioni, modalità e procedure per il rilascio e la proroga dei certificati, con particolare riguardo all’accertamento della provenienza della cosa o del bene spediti o importati.
1. Nella presente
Sezione e nella
Sezione III di questo Capo si intendono:
a) per «regolamento CEE»,
il
regolamento (CEE) n. 3911/92 del Consiglio, del 9
dicembre 1992, come modificato
dal
regolamento (CE) n. 2469/96 del Consiglio, del 16 dicembre 1996 e dal
regolamento (CE) n. 974/01 del Consiglio, del 14 maggio 2001;
b) per «direttiva CEE»,
la
direttiva 93/7/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1993, come modificata
dalla
direttiva 96/100/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 febbraio 1997
e
dalla
direttiva 2001/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2001;
c) per «Stato richiedente», lo Stato membro dell’Unione
europea che promuove l’azione di restituzione a norma
della
Sezione III.
1. L’esportazione al di fuori del territorio dell’Unione europea dei beni culturali indicati nell’allegato A del presente codice è disciplinata dal regolamento CEE e dal presente Articolo.
2. La licenza di esportazione prevista dall’Articolo 2 del regolamento CEE è rilasciata dall’ufficio di esportazione contestualmente all’attestato di libera circolazione, ovvero non oltre trenta mesi dal rilascio di quest’ultimo da parte del medesimo ufficio. La licenza è valida sei mesi.
3. Nel caso di esportazione temporanea di un bene elencato
nell’allegato A del presente codice, l’ufficio di esportazione rilascia la
licenza di esportazione temporanea alle condizioni e secondo le modalità
stabilite
dagli articoli
66,
67
e
7 1.
4. Le disposizioni della Sezione I del presente Capo non si applicano ai beni culturali entrati nel territorio dello Stato con licenza di esportazione rilasciata da altro Stato membro dell’Unione europea a norma dell’Articolo 2 del regolamento CEE, per la durata di validità della licenza medesima.
5. Ai fini del regolamento CEE gli uffici di esportazione del Ministero sono autorità competenti per il rilascio delle licenze di esportazione di beni culturali. Il Ministero ne forma e conserva l’elenco, comunicando alla Commissione delle Comunità europee eventuali aggiornamenti entro due mesi dalla loro effettuazione.
1. I beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro dell’Unione europea dopo il 31 dicembre 1992 sono restituiti ai sensi delle disposizioni della presente Sezione.
2. Sono considerati beni culturali quelli qualificati, anche dopo la loro uscita dal territorio dello Stato richiedente, in base alle norme ivi vigenti, come appartenenti al patrimonio culturale nazionale, secondo quanto stabilito dall’Articolo 30 del Trattato istitutivo della Comunità 33 economica europea, sostituito dall’Articolo 6 del Trattato di Amsterdam, e dalle relative norme di ratifica ed esecuzione.
3. La restituzione è ammessa per i beni culturali ricompresi in una delle seguenti categorie:
a) beni indicati
nell’allegato
A;
b) beni facenti parte di collezioni pubbliche, inventariate in musei, archivi e fondi di conservazione di biblioteche. Si intendono pubbliche le collezioni di proprietà dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali e di ogni altro ente ed istituto pubblico, nonché le collezioni finanziate in modo significativo dallo Stato, dalle regioni o dagli altri enti pubblici territoriali;
c) beni inclusi in inventari ecclesiastici.
4. È illecita l’uscita dei beni culturali avvenuta in violazione del regolamento CEE o della legislazione dello Stato richiedente in materia di protezione del patrimonio culturale nazionale, ovvero determinata dal mancato rientro alla scadenza del termine di uscita o di esportazione temporanee.
5. Si considerano illecitamente usciti i beni dei quali sia
stata autorizzata l’uscita o l’esportazione temporanee qualora siano violate le
prescrizioni stabilite con il provvedimento previsto
nell’Articolo
71, comma 2.
6. La restituzione è ammessa se le condizioni indicate nei commi 4 e 5 sussistono al momento della proposizione della domanda.
1. L’autorità centrale prevista dall’Articolo 3 della direttiva CEE è, per l’Italia, il Ministero. Esso si avvale, per i vari compiti indicati nella direttiva, dei suoi organi centrali e periferici, nonché della cooperazione degli altri Ministeri, degli altri organi dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali.
2. Per il ritrovamento e la restituzione dei beni culturali appartenenti al patrimonio di altro Stato membro dell’Unione europea, il Ministero:
a) assicura la propria collaborazione alle autorità competenti degli altri Stati membri;
b) fa eseguire sul territorio nazionale ricerche volte alla localizzazione del bene culturale e alla identificazione di chi lo possieda o comunque lo detenga. Le ricerche sono disposte su domanda dello Stato richiedente, corredata di ogni notizia e documento utili per agevolare le indagini, con particolare riguardo alla localizzazione del bene;
c) notifica agli Stati membri interessati il ritrovamento nel territorio nazionale di un bene culturale la cui illecita uscita da uno Stato membro possa presumersi per indizi precisi e concordanti;
d) agevola le operazioni che lo Stato membro interessato
esegue per verificare, in ordine al bene oggetto della notifica di cui alla
lettera c), la sussistenza dei presupposti e delle condizioni indicati
all’Articolo
75, purché tali operazioni vengano effettuate entro due mesi dalla notifica
stessa. Qualora la verifica non sia eseguita entro il prescritto termine, non
sono applicabili le disposizioni contenute nella lettera e);
e) dispone, ove necessario, la rimozione del bene e la sua temporanea custodia presso istituti pubblici nonché ogni altra misura necessaria per assicurarne la conservazione ed impedirne la sottrazione alla procedura di restituzione;
f) favorisce l’amichevole composizione, tra Stato richiedente e possessore o detentore a qualsiasi TITOLO del bene culturale, di ogni controversia concernente la restituzione. A tal fine, tenuto conto della qualità dei soggetti e della natura del bene, il Ministero può proporre allo Stato richiedente e ai soggetti possessori o detentori la definizione della controversia mediante arbitrato, da svolgersi secondo la legislazione italiana, e raccogliere, per l’effetto, il formale accordo di entrambe le parti.
1. Per i beni culturali usciti illecitamente dal loro
territorio, gli Stati membri dell’Unione europea possono esercitare l’azione di
restituzione davanti all’autorità giudiziaria ordinaria, secondo quanto previsto
dall’Articolo
75.
2. L’azione è proposta davanti al tribunale del luogo in cui il bene si trova.
3. Oltre ai requisiti previsti nell’Articolo 163 del codice di procedura civile, l’atto di citazione deve contenere:
a) un documento descrittivo del bene richiesto che ne certifichi la qualità di bene culturale;
b) la dichiarazione delle autorità competenti dello Stato richiedente relativa all’uscita illecita del bene dal territorio nazionale.
4. L’atto di citazione è notificato, oltre che al possessore o al detentore a qualsiasi titolo del bene, anche al Ministero per essere annotato nello speciale registro di trascrizione delle domande giudiziali di restituzione.
5. Il Ministero notifica immediatamente l’avvenuta trascrizione alle autorità centrali degli altri Stati membri.
1. L’azione di restituzione è promossa nel termine perentorio di un anno a decorrere dal giorno in cui lo Stato richiedente ha avuto conoscenza che il bene uscito illecitamente si trova in un determinato luogo e ne ha identificato il possessore o detentore a qualsiasi titolo.
2. L’azione di restituzione si prescrive in ogni caso entro il termine di trenta anni dal giorno dell’uscita illecita del bene dal territorio dello Stato richiedente.
3. L’azione di restituzione non si prescrive per i beni
indicati
nell’Articolo
75, comma 3, lettere b) e c)
1. Il tribunale, nel disporre la restituzione del bene, può, su domanda della parte interessata, liquidare un indennizzo determinato in base a criteri equitativi.
2. Per ottenere l’indennizzo previsto dal comma 1, il soggetto interessato è tenuto a dimostrare di aver usato, all’atto dell’acquisizione, la diligenza necessaria a seconda delle circostanze.
3. Il soggetto che abbia acquisito il possesso del bene per donazione, eredità o legato non può beneficiare di una posizione più favorevole di quella del proprio dante causa.
4. Lo Stato richiedente che sia obbligato al pagamento dell’indennizzo può rivalersi nei confronti del soggetto responsabile dell’illecita circolazione residente in Italia.
1. L’indennizzo è corrisposto da parte dello Stato richiedente contestualmente alla restituzione del bene.
2. Del pagamento e della consegna del bene è redatto processo verbale a cura di un notaio, di un ufficiale giudiziario o di funzionari all’uopo designati dal Ministero, al quale è rimessa copia del processo verbale medesimo.
3. Il processo verbale costituisce titolo titolo idoneo per la cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale.
1. Sono a carico dello Stato richiedente le spese relative
alla ricerca, rimozione o custodia temporanea del bene da restituire, le altre
comunque conseguenti all’applicazione
dell’Articolo
76, nonché quelle inerenti all’esecuzione della sentenza che dispone la
restituzione.
1. L’azione di restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio italiano è esercitata dal Ministero, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, davanti al giudice dello Stato membro dell’Unione europea in cui si trova il bene culturale.
2. Il Ministero si avvale dell’assistenza dell’Avvocatura generale dello Stato.
1. Qualora il bene culturale restituito non appartenga allo Stato, il Ministero provvede alla sua custodia fino alla consegna all’avente diritto.
2. La consegna del bene è subordinata al rimborso allo Stato delle spese sostenute per il procedimento di restituzione e per la custodia del bene.
3. Quando non sia conosciuto chi abbia diritto alla consegna del bene, il Ministero dà notizia del provvedimento di restituzione mediante avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e con altra forma di pubblicità.
4. Qualora l’avente diritto non ne richieda la consegna entro cinque anni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’avviso previsto dal comma 3, il bene è acquisito al demanio dello Stato. Il Ministero, sentiti il competente organo consultivo e le regioni interessate, dispone che il bene sia assegnato ad un museo, biblioteca o archivio dello Stato, di una regione o di altro ente pubblico territoriale, al fine di assicurarne la migliore tutela e la pubblica fruizione nel contesto culturale più opportuno.
1. Il Ministro informa la Commissione delle Comunità europee delle misure adottate dall’Italia per assicurare l’esecuzione del regolamento CEE e acquisisce le corrispondenti informazioni trasmesse alla Commissione dagli altri Stati membri.
2. Il Ministro trasmette annualmente al Parlamento, in allegato allo stato di previsione della spesa del Ministero, una relazione sull’attuazione del presente Capo nonché sull’attuazione della direttiva CEE e del regolamento CEE in Italia e negli altri Stati membri.
3. Il Ministro, sentito il competente organo consultivo, predispone ogni tre anni la relazione sull’applicazione del regolamento CEE e della direttiva CEE per la Commissione indicata al comma
1. La relazione è trasmessa al Parlamento.
1. Presso il Ministero è istituita la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, secondo modalità stabilite con decreto ministeriale.
1. Al fine di sollecitare e favorire una reciproca, maggiore conoscenza del patrimonio culturale nonché della legislazione e dell’organizzazione di tutela dei diversi Stati membri dell’Unione europea, il Ministero promuove gli opportuni accordi con le corrispondenti autorità degli altri Stati membri.
1. La restituzione dei beni culturali indicati nell’annesso alla Convenzione dell’UNIDROIT sul ritorno internazionale dei beni culturali rubati o illecitamente esportati è disciplinata dalle disposizioni della Convenzione medesima e dalle relative norme di ratifica ed esecuzione.
1. Le ricerche archeologiche e, in genere, le opere per il ritrovamento delle cose indicate all’Articolo 10 in qualunque parte del territorio nazionale sono riservate al Ministero.
2. Il Ministero può ordinare l’occupazione temporanea degli immobili ove devono eseguirsi le ricerche o le opere di cui al comma 1.
3. Il proprietario dell’immobile ha diritto ad un’indennità per l’occupazione, determinata secondo le modalità stabilite dalle disposizioni generali in materia di espropriazione per pubblica utilità. L’indennità può essere corrisposta in denaro o, a richiesta del proprietario, mediante rilascio delle cose ritrovate o di parte di esse, quando non interessino le raccolte dello Stato.
1. Il Ministero può dare in
concessione a soggetti pubblici o privati l’esecuzione delle ricerche e delle
opere indicate
nell’Articolo
88 ed emettere a favore del concessionario il decreto di occupazione degli
immobili ove devono eseguirsi i lavori.
2. Il concessionario deve osservare, oltre alle prescrizioni imposte nell’atto di concessione, tutte le altre che il Ministero ritenga di impartire. In caso di inosservanza la concessione è revocata.
3. La concessione può essere revocata anche quando il Ministero intenda sostituirsi nell’esecuzione o prosecuzione delle opere. In tal caso sono rimborsate al concessionario le spese occorse per le opere già eseguite ed il relativo importo è fissato dal Ministero.
4. Ove il concessionario non ritenga di accettare la determinazione ministeriale, l’importo è stabilito da un perito tecnico nominato dal presidente del tribunale. Le relative spese sono anticipate dal concessionario.
5. La concessione prevista al comma 1 può essere rilasciata anche al proprietario degli immobili ove devono eseguirsi i lavori.
6. Il Ministero può consentire, a richiesta, che le cose rinvenute rimangano, in tutto o in parte, presso la Regione od altro ente pubblico territoriale per fini espositivi, sempre che l’ente disponga di una sede idonea e possa garantire la conservazione e la custodia delle cose medesime.
1. Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili indicate
nell’Articolo
10 ne fa denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco
ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e provvede alla conservazione
temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state
rinvenute.
2. Ove si tratti di cose mobili delle quali non si possa altrimenti assicurare la custodia, lo scopritore ha facoltà di rimuoverle per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione sino alla visita dell’autorità competente e, ove occorra, di chiedere l’ausilio della forza pubblica.
3. Agli obblighi di conservazione e custodia previsti nei commi 1 e 2 è soggetto ogni detentore di cose scoperte fortuitamente.
4. Le spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate dal Ministero.
1. Le cose indicate
nell’Articolo
10, da chiunque e in
qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo
Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, fanno parte del demanio o del
patrimonio indisponibile, ai sensi
degli articoli
822 e 826 del codice civile.
2. Qualora si proceda per conto dello Stato, delle regioni,
degli altri enti pubblici territoriali o di altro ente o istituto pubblico alla
demolizione di un immobile, tra i materiali di risulta che per contratto siano
stati riservati all’impresa di demolizione non sono comprese le cose rinvenienti
dall’abbattimento che abbiano l’interesse di cui
all’Articolo
10, comma 3, lettera a). E’ nullo ogni patto contrario.
1. Il Ministero corrisponde un premio non superiore al quarto del valore delle cose ritrovate:
a) al proprietario dell’immobile dove è avvenuto il ritrovamento;
b) al concessionario dell’attività di ricerca, ai sensi
dell’Articolo
89;
c) allo scopritore fortuito che ha ottemperato agli obblighi
previsti
dall’Articolo
90.
2. Il proprietario dell’immobile che abbia ottenuto la
concessione prevista
dall’Articolo
89 ovvero sia scopritore della cosa, ha diritto ad un premio
non superiore alla metà del valore delle cose ritrovate.
3. Nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto e abbia ricercato nel fondo altrui senza il consenso del proprietario o del possessore.
4. Il premio può essere corrisposto in denaro o mediante
rilascio di parte delle cose ritrovate. In luogo del premio, l’interessato può
ottenere, a richiesta, un credito di imposta di pari ammontare, secondo le
modalità e con i limiti stabiliti con decreto adottato dal Ministro
dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro, ai sensi
dell’Articolo
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
1. Il Ministero provvede alla determinazione del premio
spettante agli aventi titolo ai sensi
dell’Articolo
92, previa stima delle cose ritrovate.
2. In corso di stima, a ciascuno degli aventi titolo è corrisposto un acconto del premio in misura non superiore ad un quinto del valore, determinato in via provvisoria, delle cose ritrovate. L’accettazione dell’acconto non comporta acquiescenza alla stima definitiva.
3. Se gli aventi titolo non accettano la stima definitiva del Ministero, il valore delle cose ritrovate è determinato da un terzo, designato concordemente dalle parti. Se esse non si accordano per la nomina del terzo ovvero per la sua sostituzione, qualora il terzo nominato non voglia o non possa accettare l’incarico, la nomina è effettuata, su richiesta di una delle parti, dal presidente del tribunale del luogo in cui le cose sono state ritrovate. Le spese della perizia sono anticipate dagli aventi titolo al premio.
4. La determinazione del terzo è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.
1. Gli oggetti archeologici e storici rinvenuti nei fondali della zona di mare estesa dodici miglia marine a partire dal limite esterno del mare territoriale sono tutelati ai sensi delle “Regole relative agli interventi sul patrimonio culturale subacqueo” allegate alla Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, adottata a Parigi il 2 novembre 2001.
1. I beni culturali immobili e mobili possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica utilità, quando l’espropriazione risponda ad un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica dei beni medesimi.
2. Il Ministero può autorizzare, a richiesta, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico ad effettuare l’espropriazione di cui al comma 1. In tal caso dichiara la pubblica utilità ai fini dell’esproprio e rimette gli atti all’ente interessato per la prosecuzione del procedimento.
3. Il Ministero può anche disporre l’espropriazione a favore di persone giuridiche private senza fine di lucro, curando direttamente il relativo procedimento.
1. Possono essere espropriati per causa di pubblica utilità edifici ed aree quando ciò sia necessario per isolare o restaurare monumenti, assicurarne la luce o la prospettiva, garantirne o accrescerne il decoro o il godimento da parte del pubblico, facilitarne l’accesso.
1. Il Ministero può procedere all’espropriazione di immobili
al fine di eseguire interventi di interesse archeologico o ricerche per il
ritrovamento delle cose indicate
nell’Articolo
10.
1. La pubblica utilità è dichiarata con decreto ministeriale
o, nel caso
dell’Articolo
96, anche con provvedimento della regione comunicato al Ministero.
2. Nei casi di espropriazione previsti
dagli articoli
96 e
97 l’approvazione del progetto equivale a dichiarazione di pubblica utilità.
1. Nel caso di espropriazione previsto
dall’Articolo
95 l’indennità consiste nel giusto prezzo che il bene avrebbe in una libera
contrattazione di compravendita all’interno dello Stato.
2. Il pagamento dell’indennità è effettuato secondo le modalità stabilite dalle disposizioni generali in materia di espropriazione per pubblica utilità.
1. Nei casi di espropriazione disciplinati
dagli articoli
96 e
97 si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni
generali in materia di espropriazione per pubblica utilità.
1. Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi della cultura i musei, le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali.
2. Si intende per:
a) «museo», una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio;
b) «biblioteca», una struttura permanente che raccoglie e conserva un insieme organizzato di libri, materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la consultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio;
c) «archivio», una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca.
d) «area archeologica», un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o strutture preistorici o di età antica;
e) «parco archeologico», un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto;
f) «complesso monumentale», un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza artistica, storica o etnoantropologica.
3. Gli istituti ed i luoghi di cui al comma 1 che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico.
4. Le strutture espositive e di consultazione nonché i luoghi di cui al comma 1 che appartengono a soggetti privati e sono aperti al pubblico espletano un servizio privato di utilità sociale.
1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali
ed ogni altro ente ed istituto pubblico, assicurano la fruizione dei beni
presenti negli istituti e nei luoghi indicati
all’Articolo
101, nel rispetto dei principi fondamentali fissati dal presente codice.
2. Nel rispetto dei principi richiamati al comma 1, la legislazione regionale disciplina la fruizione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali lo Stato abbia trasferito la disponibilità sulla base della normativa vigente.
3. La fruizione dei beni culturali pubblici al di fuori degli
istituti e dei luoghi di cui
all’Articolo
101 è assicurata, secondo le disposizioni del presente titolo,
compatibilmente con lo svolgimento degli scopi istituzionali cui detti beni sono
destinati.
4. Al fine di coordinare, armonizzare ed integrare la
fruizione relativamente agli istituti ed ai luoghi della cultura di appartenenza
pubblica lo Stato, e per esso il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici
territoriali definiscono accordi nell’ambito e con le procedure
dell’Articolo
112. In assenza di accordo, ciascun soggetto pubblico è tenuto a garantire
la fruizione dei beni di cui ha comunque la disponibilità.
5. Mediante gli accordi di cui al comma 4 il Ministero può altresì trasferire alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali, in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, la disponibilità di istituti e luoghi della cultura, al fine di assicurare un’adeguata fruizione e valorizzazione dei beni ivi presenti.
1. L’accesso agli istituti ed ai luoghi pubblici della cultura può essere gratuito o a pagamento. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono stipulare intese per coordinare l’accesso ad essi.
2. L’accesso alle biblioteche ed agli archivi pubblici per finalità di lettura, studio e ricerca è gratuito.
3. Nei casi di accesso a pagamento, il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali determinano:
a) i casi di libero accesso e di ingresso gratuito;
b) le categorie di biglietti e i criteri per la determinazione del relativo prezzo. Il prezzo del biglietto include gli oneri derivanti dalla stipula delle convenzioni previste alla lettera c);
c) le modalità di emissione, distribuzione e vendita del biglietto d’ingresso e di riscossione del corrispettivo, anche mediante convenzioni con soggetti pubblici e privati. Per la gestione dei biglietti d’ingresso possono essere impiegate nuove tecnologie informatiche, con possibilità di prevendita e vendita presso terzi convenzionati.
d) l’eventuale percentuale dei proventi dei biglietti da assegnare all’Ente nazionale di assistenza e previdenza per i pittori, scultori, musicisti, scrittori ed autori drammatici.
4. Eventuali agevolazioni per l’accesso devono essere regolate in modo da non creare discriminazioni ingiustificate nei confronti dei cittadini degli altri Stati membri dell’Unione europea.
1. Possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi culturali:
a) i beni culturali immobili indicati
all’Articolo
10, comma 3, lettere a) e d), che rivestono interesse eccezionale;
b) le collezioni dichiarate ai sensi
dell’Articolo 13.
2. L’interesse eccezionale degli immobili indicati al comma 1, lettera a), è dichiarato con atto del Ministero, sentito il proprietario.
3. Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il soprintendente, che ne dà comunicazione al comune o alla città metropolitana nel cui territorio si trovano i beni.
4. Sono fatte salve le disposizioni di cui
all’Articolo 38.
1. Il Ministero e le regioni vigilano, nell’ambito delle rispettive competenze, affinché siano
rispettati i diritti di uso e godimento che il pubblico abbia acquisito sulle cose e i beni soggetti alle disposizioni della presente Parte.
1. Lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono concedere l'uso dei beni culturali che abbiano in consegna, per finalità compatibili con la loro destinazione culturale, a singoli richiedenti. (
15)2. Per i beni in consegna al Ministero, il Ministero determina il canone dovuto e adotta il relativo provvedimento. (16)
2-bis. Per i beni diversi da quelli indicati al comma 2, la concessione in uso è subordinata all'autorizzazione del Ministero, rilasciata a condizione che il conferimento garantisca la conservazione e la fruizione pubblica del bene e sia assicurata la compatibilità della destinazione d'uso con il carattere storico-artistico del bene medesimo. Con l'autorizzazione possono essere dettate prescrizioni per la migliore conservazione del bene. (17)
(15) Comma così
modificato
(16) Comma aggiunto
(17) Comma così modificato
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono consentire la riproduzione nonché l’uso strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna, fatte salve le disposizioni di cui al comma 2 e quelle in materia di diritto d’autore.
2. E’ di regola vietata la riproduzione di beni culturali che consista nel trarre calchi dagli originali di sculture e di opere a rilievo in genere, di qualunque materiale tali beni siano fatti. Sono ordinariamente consentiti, previa autorizzazione del soprintendente, i calchi da copie degli originali già esistenti
nonche' quelli ottenuti con tecniche che escludano il contatto diretto con l'originale. Le modalità per la realizzazione dei calchi sono disciplinate con decreto ministeriale.
1. I canoni di concessione ed i corrispettivi connessi alle riproduzioni di beni culturali sono determinati dall’autorità che ha in consegna i beni tenendo anche conto:
a) del carattere delle attività cui si riferiscono le concessioni d’uso;
b) dei mezzi e delle modalità di esecuzione delle riproduzioni;
c) del tipo e del tempo di utilizzazione degli spazi e dei beni;
d) dell’uso e della destinazione delle riproduzioni, nonché dei benefici economici che ne derivano al richiedente.
2. I canoni e i corrispettivi sono corrisposti, di regola, in via anticipata.
3. Nessun canone è dovuto per le riproduzioni richieste da privati per uso personale o per motivi di studio, ovvero da soggetti pubblici o privati per finalità di valorizzazione, purché attuate senza scopo di lucro. I richiedenti sono comunque tenuti al rimborso delle spese sostenute dall'amministrazione concedente. (
18)3-bis. Sono in ogni caso libere le seguenti attività, svolte senza scopo di lucro, per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza del patrimonio culturale:
1) la riproduzione di beni culturali diversi dai beni bibliografici e archivistici attuata con modalità che non comportino alcun contatto fisico con il bene, né l'esposizione dello stesso a sorgenti luminose, né, all'interno degli istituti della cultura, l'uso di stativi o treppiedi;
2) la divulgazione con qualsiasi mezzo delle immagini di beni culturali, legittimamente acquisite, in modo da non poter essere ulteriormente riprodotte a scopo di lucro, neanche indiretto. (19)
4. Nei casi in cui dall’attività in concessione possa derivare un pregiudizio ai beni culturali, l’autorità che ha in consegna i beni determina l’importo della cauzione, costituita anche mediante fideiussione bancaria o assicurativa. Per gli stessi motivi, la cauzione è dovuta anche nei casi di esenzione dal pagamento dei canoni e corrispettivi.
5. La cauzione è restituita quando sia stato accertato che i beni in concessione non hanno subito danni e le spese sostenute sono state rimborsate.
6. Gli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per l’uso e la riproduzione dei beni sono fissati con provvedimento dell’amministrazione concedente.
(18) Comma così modificato
dall’art. 12, comma 3, lett. a),
D.L. 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 29 luglio 2014, n. 106.
(19) Comma inserito
dall’art. 12, comma 3, lett. b),
D.L. 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 29 luglio 2014, n. 106..
1. Qualora la concessione abbia ad oggetto la riproduzione di beni culturali per fini di raccolta e catalogo di immagini fotografiche e di riprese in genere, il provvedimento concessorio prescrive:
a) il deposito del doppio originale di ogni ripresa o fotografia;
b) la restituzione, dopo l’uso, del fotocolor originale con relativo codice.
1. Nei casi previsti
dall’Articolo
115, comma 2, i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso
agli istituti ed ai luoghi della cultura, nonché dai canoni di concessione e dai
corrispettivi per la riproduzione dei beni culturali, sono versati ai soggetti
pubblici cui gli istituti, i luoghi o i singoli beni appartengono o sono in
consegna, in conformità alle rispettive disposizioni di contabilità pubblica.
2. Ove si tratti di istituti, luoghi o beni appartenenti o in consegna allo Stato, i proventi di cui al comma 1 sono versati alla Sezione di tesoreria provinciale dello Stato, anche mediante versamento in conto corrente postale intestato alla tesoreria medesima, ovvero sul conto corrente bancario aperto da ciascun responsabile di istituto o luogo della cultura presso un istituto di credito. In tale ultima ipotesi l’istituto bancario provvede, non oltre cinque giorni dalla riscossione, al versamento delle somme affluite alla Sezione di tesoreria provinciale dello Stato. Il Ministro dell’economia e delle finanze riassegna le somme incassate alle competenti unità previsionali di base dello stato di previsione della spesa del Ministero, secondo i criteri e nella misura fissati dal Ministero medesimo.
3. I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso agli istituti ed ai luoghi appartenenti o in consegna allo Stato sono destinati alla realizzazione di interventi per la sicurezza e la conservazione e al funzionamento degli istituti e dei luoghi della cultura appartenenti o in consegna allo Stato, ai sensi dell'articolo 29, nonché all'espropriazione e all'acquisto di beni culturali, anche mediante esercizio della prelazione. (
20) I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d’ingresso agli istituti ed ai luoghi appartenenti o in consegna ad altri soggetti pubblici sono destinati all’incremento ed alla valorizzazione del patrimonio culturale.
(20) Comma così modificato dall'art. 3, comma 2, D.L. 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla L. 7 ottobre 2013, n. 112.
1. Le attività di valorizzazione dei beni culturali
consistono nella costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture o
reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse
finanziarie o strumentali, finalizzate all’esercizio delle funzioni ed al
perseguimento delle finalità indicate
all’Articolo
6. A tali attività possono concorrere, cooperare o partecipare soggetti
privati.
2. La valorizzazione è ad iniziativa pubblica o privata.
3. La valorizzazione ad iniziativa pubblica si conforma ai principi di libertà di partecipazione, pluralità dei soggetti, continuità di esercizio, parità di trattamento, economicità e trasparenza della gestione.
4. La valorizzazione ad iniziativa privata è attività socialmente utile e ne è riconosciuta la finalità di solidarietà sociale.
1. Lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici
territoriali assicurano la valorizzazione dei beni presenti negli istituti e nei
luoghi indicati
all'articolo
101, nel rispetto dei principi fondamentali fissati dal presente codice.
2. Nel rispetto dei principi richiamati al comma 1, la legislazione regionale disciplina le funzioni e le attivita' di valorizzazione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali lo Stato abbia trasferito la disponibilita' sulla base della normativa vigente.
3. La valorizzazione dei beni culturali pubblici al di fuori degli istituti e dei luoghi di cui all'articolo 101 e' assicurata, secondo le disposizioni del presente Titolo, compatibilmente con lo svolgimento degli scopi istituzionali cui detti beni sono destinati.
4. Lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali stipulano accordi per definire strategie ed obiettivi comuni di valorizzazione, nonche' per elaborare i conseguenti piani strategici di sviluppo culturale e i programmi, relativamente ai beni culturali di pertinenza pubblica. Gli accordi possono essere conclusi su base regionale o subregionale, in rapporto ad ambiti territoriali definiti, e promuovono altresi' l'integrazione, nel processo di valorizzazione concordato, delle infrastrutture e dei settori produttivi collegati. Gli accordi medesimi possono riguardare anche beni di proprieta' privata, previo consenso degli interessati. Lo Stato stipula gli accordi per il tramite del Ministero, che opera direttamente ovvero d'intesa con le altre amministrazioni statali eventualmente competenti.
5. Lo Stato, per il tramite del Ministero e delle altre amministrazioni statali eventualmente competenti, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono costituire, nel rispetto delle vigenti disposizioni, appositi soggetti giuridici cui affidare l'elaborazione e lo sviluppo dei piani di cui al comma 4.
6. In assenza degli accordi di cui al comma 4, ciascun soggetto pubblico e' tenuto a garantire la valorizzazione dei beni di cui ha comunque la disponibilita'.
7. Con decreto del Ministro sono definiti modalita' e criteri in base ai quali il Ministero costituisce i soggetti giuridici indicati al comma 5 o vi partecipa.
8. Ai soggetti di cui al comma 5 possono partecipare privati proprietari di beni culturali suscettibili di essere oggetto di valorizzazione, nonche' persone giuridiche private senza fine di lucro, anche quando non dispongano di beni culturali che siano oggetto della valorizzazione, a condizione che l'intervento in tale settore di attivita' sia per esse previsto dalla legge o dallo statuto.
9. Anche indipendentemente dagli accordi di cui al comma 4, possono essere stipulati accordi tra lo Stato, per il tramite del Ministero e delle altre amministrazioni statali eventualmente competenti, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali e i privati interessati, per regolare servizi strumentali comuni destinati alla fruizione e alla valorizzazione di beni culturali. Con gli accordi medesimi possono essere anche istituite forme consortili non imprenditoriali per la gestione di uffici comuni. All'attuazione del presente comma si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
1. Le attività e le strutture di valorizzazione, ad iniziativa privata, di beni culturali di proprietà privata possono beneficiare del sostegno pubblico da parte dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali.
2. Le misure di sostegno sono adottate tenendo conto della rilevanza dei beni culturali ai quali si riferiscono.
3. Le modalità della valorizzazione sono stabilite con accordo da stipularsi con il proprietario, possessore o detentore del bene in sede di adozione della misura di sostegno.
4. La regione e gli altri enti pubblici territoriali
possono anche concorrere alla valorizzazione dei beni di cui
all’Articolo
104, comma 1, partecipando agli accordi ivi previsti al comma 3.
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle universita', fissano i livelli minimi uniformi di qualita' delle attivita' di valorizzazione su beni di pertinenza pubblica e ne curano l'aggiornamento periodico.
2. I livelli di cui al comma 1 sono adottati con decreto del Ministro previa intesa in sede di Conferenza unificata.
3. I soggetti che, ai sensi
dell’Articolo
115, hanno la gestione delle attività di valorizzazione sono tenuti ad
assicurare il rispetto dei livelli adottati.
1. Le attivita' di valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica sono gestite in forma diretta o indiretta.
2. La gestione diretta e' svolta per mezzo di strutture organizzative interne alle amministrazioni, dotate di adeguata autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile, e provviste di idoneo personale tecnico. Le amministrazioni medesime possono attuare la gestione diretta anche in forma consortile pubblica.
3. La gestione indiretta e' attuata tramite concessione a
terzi delle attivita' di valorizzazione, anche in forma congiunta e integrata,
da parte delle amministrazioni cui i beni appartengono o dei soggetti giuridici
costituiti ai sensi
dell'articolo
112, comma 5, qualora siano conferitari dei beni ai sensi del comma 7,
mediante procedure di evidenza pubblica, sulla base della valutazione
comparativa di specifici progetti. I privati che eventualmente partecipano ai
soggetti indicati
all'articolo
112, comma 5, non possono comunque essere individuati quali
concessionari delle attivita' di valorizzazione.
4. Lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici
territoriali ricorrono alla gestione indiretta al fine di assicurare un miglior
livello di valorizzazione dei beni culturali. La scelta tra le due forme di
gestione indicate ai commi 2 e 3 e' attuata mediante valutazione comparativa in
termini di sostenibilita' economico-finanziaria e di efficacia, sulla base di
obbiettivi previamente definiti. La gestione in forma indiretta e' attuata nel
rispetto dei parametri di cui
all'articolo
114.
5. Le amministrazioni cui i beni pertengono e, ove
conferitari dei beni, i soggetti giuridici costituiti ai sensi
dell'articolo
112, comma 5, regolano i rapporti con i concessionari delle
attivita' di valorizzazione mediante contratto di servizio, nel quale sono
determinati, tra l'altro, i contenuti del progetto di gestione delle attivita'
di valorizzazione ed i relativi tempi di attuazione, i livelli qualitativi delle
attivita' da assicurare e dei servizi da erogare, nonche' le professionalita'
degli addetti. Nel contratto di servizio sono indicati i servizi essenziali che
devono essere comunque garantiti per la pubblica fruizione del bene.
6. Nel caso in cui la concessione a terzi delle attivita' di
valorizzazione sia attuata dai soggetti giuridici di cui
all'articolo
112, comma 5, in quanto conferitari dei beni oggetto della
valorizzazione, la vigilanza sul rapporto concessorio e' esercitata anche dalle
amministrazioni cui i beni pertengono. Il grave inadempimento, da parte del
concessionario, degli obblighi derivanti dalla concessione e dal contratto di
servizio, oltre alle conseguenze convenzionalmente stabilite, determina anche, a
richiesta delle amministrazioni cui i beni pertengono, la risoluzione del
rapporto concessorio e la cessazione, senza indennizzo, degli effetti del
conferimento in uso dei beni.
7. Le amministrazioni possono partecipare al patrimonio dei
soggetti di cui
all'articolo
112, comma 5, anche con il conferimento in uso dei beni
culturali che ad esse pertengono e che siano oggetto della valorizzazione. Al di
fuori dell'ipotesi prevista al comma 6, gli effetti del conferimento si
esauriscono, senza indennizzo, in tutti i casi di cessazione dalla
partecipazione ai soggetti di cui al primo periodo o di estinzione dei medesimi.
I beni conferiti in uso non sono assoggettati a garanzia patrimoniale specifica
se non in ragione del loro controvalore economico.
8. Alla concessione delle attivita' di valorizzazione puo' essere collegata la concessione in uso degli spazi necessari all'esercizio delle attivita' medesime, previamente individuati nel capitolato d'oneri. La concessione in uso perde efficacia, senza indennizzo, in qualsiasi caso di cessazione della concessione delle attivita'.
9. Alle funzioni ed ai compiti derivanti dalle disposizioni del presente articolo il Ministero provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
1. I beni culturali che siano stati conferiti o concessi in
uso ai sensi
dell'articolo
115, commi 7 e 8, restano a tutti gli effetti assoggettati al regime
giuridico loro proprio. Le funzioni di tutela sono esercitate dal Ministero in
conformita' alle disposizioni del presente codice. Gli organi istituzionalmente
preposti alla tutela non partecipano agli organismi di gestione dei soggetti
giuridici indicati all'articolo 112, comma 5.
1. Negli istituti e nei luoghi della cultura indicati
all’Articolo
101 possono essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità
per il pubblico.
2. Rientrano tra i servizi di cui al comma 1:
a) il servizio editoriale e di vendita riguardante i cataloghi e i sussidi catalografici, audiovisivi e informatici, ogni altro materiale informativo, e le riproduzioni di beni culturali;
b) i servizi riguardanti beni librari e archivistici per la fornitura di riproduzioni e il recapito del prestito bibliotecario;
c) la gestione di raccolte discografiche, di diapoteche e biblioteche museali;
d) la gestione dei punti vendita e l’utilizzazione commerciale delle riproduzioni dei beni;
e) i servizi di accoglienza, ivi inclusi quelli di assistenza e di intrattenimento per l’infanzia, i servizi di informazione, di guida e assistenza didattica, i centri di incontro;
f) i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba;
g) l’organizzazione di mostre e manifestazioni culturali, nonché di iniziative promozionali.
3. I servizi di cui al comma 1 possono essere gestiti in forma integrata con i servizi di pulizia, di vigilanza e di biglietteria.
4. La gestione dei servizi medesimi è attuata nelle forme
previste
dall’Articolo
115.
5. I canoni di concessione dei servizi sono incassati e
ripartiti ai sensi
dell’Articolo
110.
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università e di altri soggetti pubblici e privati, realizzano, promuovono e sostengono, anche congiuntamente, ricerche, studi ed altre attività conoscitive aventi ad oggetto il patrimonio culturale.
2. Al fine di garantire la raccolta e la diffusione sistematica dei risultati degli studi, delle ricerche e delle altre attività di cui al comma 1, ivi compresa la catalogazione, il Ministero e le regioni possono stipulare accordi per istituire, a livello regionale o interregionale, centri permanenti di studio e documentazione del patrimonio culturale, prevedendo il concorso delle università e di altri soggetti pubblici e privati.
1. Il Ministero, il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali interessati possono concludere accordi per diffondere la conoscenza e favorire la fruizione del patrimonio culturale da parte degli studenti.
2. Sulla base degli accordi previsti al comma 1, i
responsabili degli istituti e dei luoghi della cultura di cui
all’Articolo
101 possono stipulare con le scuole di ogni ordine e grado, appartenenti al
sistema nazionale di istruzione, apposite convenzioni per la elaborazione di
percorsi didattici, la predisposizione di materiali e sussidi audiovisivi,
nonché per la formazione e l’aggiornamento dei docenti. I percorsi, i materiali
e i sussidi tengono conto della specificità della scuola richiedente e delle
eventuali particolari esigenze determinate dalla presenza di alunni disabili.
1. E’ sponsorizzazione di beni culturali ogni forma di contributo in beni o servizi da parte di soggetti privati alla progettazione o all’attuazione di iniziative del Ministero, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, ovvero di soggetti privati, nel campo della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, con lo scopo di promuovere il nome, il marchio, l’immagine, l’attività o il prodotto dell’attività dei soggetti medesimi.
2. La promozione di cui al comma 1 avviene attraverso l’associazione del nome, del marchio, dell’immagine, dell’attività o del prodotto all’iniziativa oggetto del contributo, in forme compatibili con il carattere artistico o storico, l’aspetto e il decoro del bene culturale da tutelare o valorizzare, da stabilirsi con il contratto di sponsorizzazione.
3. Con il contratto di sponsorizzazione sono altresì definite le modalità di erogazione del contributo nonché le forme del controllo, da parte del soggetto erogante, sulla realizzazione dell’iniziativa cui il contributo si riferisce.
1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, ciascuno nel proprio ambito, possono stipulare, anche congiuntamente, protocolli di intesa con le fondazioni conferenti di cui alle disposizioni in materia di ristrutturazione e disciplina del gruppo creditizio, che statutariamente perseguano scopi di utilità sociale nel settore dell’arte e delle attività e beni culturali, al fine di coordinare gli interventi di valorizzazione sul patrimonio culturale e, in tale contesto, garantire l’equilibrato impiego delle risorse finanziarie messe a disposizione. La parte pubblica può concorrere, con proprie risorse finanziarie, per garantire il perseguimento degli obiettivi dei protocolli di intesa.
1. I documenti conservati negli archivi di Stato e negli archivi storici delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico sono liberamente consultabili, ad eccezione:
a) di quelli dichiarati di carattere riservato, ai sensi
dell’Articolo 125, relativi alla politica estera o interna
dello Stato, che diventano consultabili cinquanta anni dopo la loro data;
b) di quelli contenenti i dati sensibili nonché i dati relativi a provvedimenti di natura penale espressamente indicati dalla normativa in materia di trattamento dei dati personali, che diventano consultabili quaranta anni dopo la loro data. Il termine è di settanta anni se i dati sono idonei a rivelare lo stato di salute, la vita sessuale o rapporti riservati di tipo familiare.
b-bis) (.....) (
21)2. Anteriormente al decorso dei termini indicati nel comma 1, i documenti restano accessibili ai sensi della disciplina sull’accesso ai documenti amministrativi. Sull’istanza di accesso provvede, ove ancora operante, l’amministrazione che deteneva il documento prima del versamento o del deposito.
3. Alle disposizioni del comma 1 sono assoggettati anche gli archivi e i documenti di proprietà privata depositati negli archivi di Stato e negli archivi storici degli enti pubblici, o agli archivi medesimi donati o venduti o lasciati in eredità o legato. I depositanti e coloro che donano o vendono o lasciano in eredità o legato i documenti possono anche stabilire la condizione della non consultabilità di tutti o di parte dei documenti dell’ultimo settantennio. Tale limitazione, così come quella generale stabilita dal comma 1, non opera nei riguardi dei depositanti, dei donanti, dei venditori e di qualsiasi altra persona da essi designata; detta limitazione è altresì inoperante nei confronti degli aventi causa dai depositanti, donanti e venditori, quando si tratti di documenti concernenti oggetti patrimoniali, ai quali essi siano interessati per il titolo di acquisto.
(21)
Lettera abrogata
1. Il Ministro dell’interno, previo parere del direttore
dell’Archivio di Stato competente e udita la commissione per le questioni
inerenti alla consultabilità degli atti di archivio riservati, istituita presso
il Ministero dell’interno, può autorizzare la consultazione per scopi storici di
documenti di carattere riservato conservati negli archivi di Stato anche prima
della scadenza dei termini indicati
nell’Articolo
122, comma
1. L’autorizzazione è rilasciata, a parità di condizioni, ad ogni richiedente.
2. I documenti per i quali è autorizzata la consultazione ai sensi del comma 1 conservano il loro carattere riservato e non possono essere diffusi.
3. Alle disposizioni dei commi 1 e 2 è assoggettata anche la consultazione per scopi storici di documenti di carattere riservato conservati negli archivi storici delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico. Il parere di cui al comma 1 è reso dal soprintendente archivistico.
1. Salvo quanto disposto dalla vigente normativa in materia di accesso agli atti della pubblica amministrazione, lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali disciplinano la consultazione a scopi storici dei propri archivi correnti e di deposito.
2. La consultazione ai fini del comma 1 degli archivi correnti e di deposito degli altri enti ed istituti pubblici, è regolata dagli enti ed istituti medesimi, sulla base di indirizzi generali stabiliti dal Ministero.
1. L’accertamento dell’esistenza e della natura degli atti
non liberamente consultabili indicati
agli articoli
122 e
127
è effettuato dal Ministero dell’interno, d’intesa con il Ministero.
1. Qualora il titolare di dati personali abbia esercitato i diritti a lui riconosciuti dalla normativa che ne disciplina il trattamento, i documenti degli archivi storici sono conservati e consultabili unitamente alla documentazione relativa all’esercizio degli stessi diritti.
2. Su richiesta del titolare medesimo, può essere disposto il blocco dei dati personali che non siano di rilevante interesse pubblico, qualora il loro trattamento comporti un concreto pericolo di lesione della dignità, della riservatezza o dell’identità personale dell’interessato.
3. La consultazione per scopi storici dei documenti contenenti dati personali è assoggettata anche alle disposizioni del codice di deontologia e di buona condotta previsto dalla normativa in materia di trattamento dei dati personali.
1. I privati proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di archivi o di singoli documenti dichiarati ai sensi dell’Articolo 13 hanno l’obbligo di permettere agli studiosi, che ne facciano motivata richiesta tramite il soprintendente archivistico, la consultazione dei documenti secondo modalità concordate tra i privati stessi e il soprintendente. Le relative spese sono a carico dello studioso.
2. Sono esclusi dalla consultazione i singoli documenti
dichiarati di carattere riservato ai sensi dell’Articolo 125. Possono essere
esclusi dalla consultazione anche i documenti per i quali sia stata posta la
condizione di non consultabilità ai sensi
dell’Articolo
122, comma 3.
3. Agli archivi privati utilizzati per scopi storici, anche
se non dichiarati a norma dell’Articolo 13, si applicano le disposizioni di cui
agli
articoli 123,
comma 3, e
126,
comma 3.
1. I beni culturali di cui
all’Articolo
10, comma 3, per i quali non sono state rinnovate e trascritte le notifiche
effettuate a norma delle leggi
20 giugno 1909, n. 364 e
11
giugno 1922, n. 778, sono sottoposti al procedimento di cui
all’Articolo 14. Fino alla conclusione del procedimento
medesimo, dette notifiche restano comunque valide agli effetti di questa Parte.
2. Conservano altresì efficacia le notifiche effettuate a
norma degli articoli 2, 3, 5 e 21 della
legge 1 giugno 1939, n. 1089 e le dichiarazioni adottate e notificate a
norma
dell’Articolo 36 del
decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409 e degli
articoli 6, 7, 8 e 49
del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
3. In presenza di elementi di fatto sopravvenuti ovvero precedentemente non conosciuti o non valutati, il Ministero può rinnovare, d’ufficio o a richiesta del proprietario, possessore o detentore interessati, il procedimento di dichiarazione dei beni che sono stati oggetto delle notifiche di cui al comma 2, al fine di verificare la perdurante sussistenza dei presupposti per l’assoggettamento dei beni medesimi alle disposizioni di tutela.
4. Avverso il provvedimento di rigetto dell’istanza di
rinnovo del procedimento di dichiarazione, prodotta ai sensi del comma 3, ovvero
avverso la dichiarazione conclusiva del procedimento medesimo, anche quando esso
sia stato avviato d’ufficio, è ammesso ricorso amministrativo ai sensi
dell’Articolo
16.
1. Sono fatte salve le leggi aventi ad oggetto singole città o parti di esse, complessi architettonici, monumenti nazionali, siti od aree di interesse storico, artistico od archeologico.
2. Restano altresì salve le disposizioni relative alle raccolte artistiche ex-fidecommissarie, impartite con legge 28 giugno 1871, n. 286, legge 8 luglio 1883, n. 1461, regio decreto 23 novembre 1891, n. 653 e legge 7 febbraio 1892, n. 3 1.
1. Fino all’emanazione dei decreti e dei regolamenti previsti dal presente codice, restano in vigore, in quanto applicabili, le disposizioni dei regolamenti approvati con regi decreti 2 ottobre 1911, n. 1163 e 30 gennaio 1913, n. 363, e ogni altra disposizione regolamentare attinente alle norme contenute in questa Parte.
1. Ai fini del presente codice per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.
2. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili.
1. Le amministrazioni pubbliche cooperano per la definizione di indirizzi e criteri riguardanti le attività di tutela, pianificazione, recupero, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio e di gestione dei relativi interventi.
2. Gli indirizzi e i criteri perseguono gli obiettivi della salvaguardia e della reintegrazione dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.
3. Al fine di diffondere ed accrescere la conoscenza del paesaggio le amministrazioni pubbliche intraprendono attività di formazione e di educazione.
4. Il Ministero e le regioni definiscono le politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio tenendo conto anche degli studi, delle analisi e delle proposte formulati dall’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, istituito con decreto del Ministro, nonché dagli Osservatori istituiti in ogni regione con le medesime finalità.
1. Le attività di tutela e di valorizzazione del paesaggio si conformano agli obblighi e ai principi di cooperazione tra gli Stati derivanti dalle convenzioni internazionali.
1. Sono beni paesaggistici:
a) gli immobili e le aree indicati
all’Articolo
136, individuati ai sensi degli articoli
da
138 a
141;
b) le aree indicate all’Articolo 142;
c) gli immobili e le aree [comunque]
tipizzati, individuati e sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti
1. Lo Stato e le regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente conosciuto, tutelato e valorizzato. A tale fine le regioni, anche in collaborazione con lo Stato, nelle forme previste dall'articolo 143, sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale, entrambi di seguito denominati "piani paesaggistici".
2. I piani paesaggistici, in base alle caratteristiche naturali e storiche, individuano ambiti definiti in relazione alla tipologia, rilevanza e integrita' dei valori paesaggistici.
3. Al fine di tutelare e migliorare la qualita' del paesaggio, i piani paesaggistici definiscono per ciascun ambito specifiche prescrizioni e previsioni ordinate:
a) al mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie dei beni sottoposti a tutela, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, nonche' delle tecniche e dei materiali costruttivi;
b) all'individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e con il principio del minor consumo del territorio, e comunque tali da non diminuire il pregio paesaggistico di ciascun ambito, con particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO e delle aree agricole;
c) al recupero e alla riqualificazione degli immobili e delle aree compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti, nonche' alla realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati;
d) all'individuazione di altri interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione ai principi dello sviluppo sostenibile.
1. Sono soggetti alle disposizioni di questo titolo per il loro notevole interesse pubblico:
a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica;
b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza;
c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale
, ivi comprese le zone di interesse archeologico;d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.
1. Ciascuna regione istituisce una o piu' commissioni con il
compito di formulare proposte per la dichiarazione di notevole interesse
pubblico degli immobili indicati alle lettere a) e b) del comma 1
dell'articolo
136 e delle aree indicate alle lettere c) e d) del comma 1 del medesimo
articolo 136.
2. Di ciascuna commissione fanno parte di diritto il
direttore regionale, il soprintendente per i beni architettonici e per il
paesaggio ed il soprintendente per i beni archeologici competenti per
territorio, nonche' due dirigenti preposti agli uffici regionali competenti in
materia di paesaggio. I restanti membri, in numero non superiore a quattro, sono
nominati dalla regione tra soggetti con qualificata, pluriennale e documentata
professionalita' ed esperienza nella tutela del paesaggio, eventualmente scelti
nell'ambito di terne designate, rispettivamente, dalle universita' aventi sede
nella regione, dalle fondazioni aventi per statuto finalita' di promozione e
tutela del patrimonio culturale e dalle associazioni portatrici di interessi
diffusi individuate ai sensi
dell'articolo 13 della
legge 8 luglio 1986, n. 349. Decorsi infruttuosamente sessanta giorni dalla
richiesta di designazione, la regione procede comunque alle nomine.
3. Fino all'istituzione delle commissioni di cui ai commi 1 e 2, le relative funzioni sono esercitate dalle commissioni istituite ai sensi della normativa previgente per l'esercizio di competenze analoghe.
1. Su richiesta del direttore regionale, della regione o
degli altri enti pubblici territoriali interessati, la commissione di cui
all'articolo
137 acquisisce le necessarie informazioni attraverso le soprintendenze e gli
uffici regionali e provinciali, procede alla consultazione dei comuni
interessati e, ove lo ritenga, di esperti, valuta la sussistenza del notevole
interesse pubblico degli immobili e delle aree di cui all'articolo 136 e propone
la dichiarazione di notevole interesse pubblico. La proposta e' motivata con
riferimento alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed
estetiche degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore
identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle
popolazioni e contiene le prescrizioni, le misure ed i criteri di gestione
indicati
all'articolo
143, comma 1.
2. Le proposte di dichiarazione di notevole interesse pubblico contengono una specifica disciplina di tutela, nonche' l'eventuale indicazione di interventi di valorizzazione degli immobili e delle aree cui si riferiscono, che vanno a costituire parte integrante del piano paesaggistico da approvare o modificare.
3. La commissione delibera entro sessanta giorni dalla presentazione dell'atto di iniziativa. Decorso infruttuosamente il predetto termine, la proposta e' formulata dall'organo richiedente o, in mancanza, dagli altri soggetti titolari di organi statali o
regionali componenti della commissione, entro il successivo termine di trenta giorni.
1. La proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico di immobili ed aree, corredata dalla relativa planimetria redatta in scala idonea alla loro identificazione, e' pubblicata per novanta giorni all'albo pretorio e depositata a disposizione del pubblico presso gli uffici dei comuni interessati. La proposta e' altresi' comunicata alla citta' metropolitana e alla provincia interessata.
2. Dell'avvenuta proposta e relativa pubblicazione e' data
senza indugio notizia su almeno due quotidiani diffusi nella regione
territorialmente interessata, nonche' su un quotidiano a diffusione nazionale e
sui siti informatici della regione e degli altri enti pubblici territoriali nel
cui ambito ricadono gli immobili o le aree da assoggettare a tutela. Dal primo
giorno di pubblicazione decorrono gli effetti di cui
all'articolo
146, comma 1. Alle medesime forme di pubblicita' e' sottoposta la
determinazione negativa della commissione.
3. Per gli immobili indicati alle lettere a) e b) del comma 1
dell'articolo
136, viene altresi' data comunicazione dell'avvio del procedimento di
dichiarazione al proprietario, possessore o detentore del bene.
4. La comunicazione di cui al comma 3 contiene gli elementi,
anche catastali, identificativi dell'immobile e la proposta formulata dalla
commissione. Dalla data di ricevimento della comunicazione decorrono gli effetti
di cui
all'articolo 146, comma 1.
5. Entro i trenta giorni successivi al periodo di
pubblicazione di cui al comma 1, i comuni, le citta' metropolitane, le province,
le associazioni portatrici di interessi diffusi individuate ai sensi
dell'articolo 13 della
legge
8 luglio 1986, n. 349, e gli altri soggetti interessati
possono presentare osservazioni e documenti alla regione, che ha altresi'
facolta' di indire un'inchiesta pubblica. I proprietari, possessori o detentori
del bene possono presentare osservazioni e documenti entro i trenta giorni
successivi alla comunicazione individuale di cui al comma 3.
1. La regione, sulla base della proposta della commissione,
esaminati le osservazioni e i documenti e tenuto conto dell'esito dell'eventuale
inchiesta pubblica, entro il termine di sessanta giorni dalla data di scadenza
dei termini di cui
all'articolo
139, comma 5, emana il provvedimento relativo alla dichiarazione di notevole
interesse pubblico paesaggistico degli immobili indicati alle lettere a) e b)
del comma 1 dell'articolo 136 e delle aree indicate alle lettere c) e d) del
comma 1 del medesimo
articolo 136.
2. I provvedimenti di dichiarazione di interesse pubblico paesaggistico contengono una specifica disciplina di tutela, nonche' l'eventuale indicazione di interventi di valorizzazione degli immobili e delle aree cui si riferiscono, che vanno a costituire parte integrante del piano paesaggistico da approvare o modificare.
3. I provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico sono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e nel Bollettino ufficiale della regione.
4. I provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse
pubblico degli immobili indicati alle lettere a) e b) del comma 1
dell'articolo
136 sono altresi' notificati al proprietario, possessore o
detentore, depositati presso il comune o i comuni interessati, nonche'
trascritti a cura della regione nei registri immobiliari.
5. Copia della Gazzetta Ufficiale e' affissa per novanta giorni all'albo pretorio di tutti i comuni interessati. Copia della dichiarazione e delle relative planimetrie resta depositata a disposizione del pubblico presso gli uffici dei comuni interessati.
1. Qualora la commissione non deliberi entro i termini di cui
all'articolo
138 o la regione non provveda nel termine di cui
all'articolo 140, il competente organo ministeriale periferico
comunica alla regione ed al Ministero l'avvio della procedura di sostituzione.
2. A questo fine il predetto organo, ricevuta copia della
documentazione eventualmente acquisita dalla commissione provinciale, espleta
l'istruttoria, formula la proposta e la invia contestualmente ai Ministero, alla
regione, nonche' ai comuni interessati affinche' questi ultimi provvedano agli
adempimenti indicati
all'articolo
139, comma 1, e provvede direttamente agli adempimenti indicati
all'articolo
139, commi 2, 3 e 4.
3. Il Ministero valuta le osservazioni presentate ai sensi
dell'articolo
139, comma 5, e provvede con decreto entro novanta giorni
dalla data di scadenza del termine per la presentazione delle osservazioni. Il
decreto di dichiarazione di notevole interesse pubblico e' notificato,
depositato, trascritto e pubblicato nelle forme previste
dall'articolo
140, commi 3, 4 e 5. In caso di inutile decorso del predetto termine cessano
gli effetti cui
all'articolo
146, comma 1.
4. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 3 si applicano anche alle proposte di integrazione del contenuto dei provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse pubblico in precedenza emanati.
1. Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo:
a) i territori costieri compresi in una fascia della profondita' di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondita' di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi;
c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli
elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed
impianti elettrici, approvato con
regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli
argini per una fascia di 150 metri ciascuna;
d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;
e) i ghiacciai e i circhi glaciali;
f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi;
g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche'
percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di
rimboschimento, come definiti
dall'articolo 2, commi 2 e 6, del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;
h) le aree assegnate alle universita' agrarie e le zone gravate da usi civici;
i) le zone umide incluse nell'elenco previsto
dal
decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448;
l) i vulcani;
m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice.
2. Non sono comprese tra i beni elencati nel comma 1 le aree che alla data del 6 settembre 1985:
a) erano delimitate negli strumenti urbanistici come zone A e B;
b) erano delimitate negli strumenti urbanistici ai sensi del
decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, come zone diverse dalle zone A
e B, ed erano ricomprese in piani pluriennali di attuazione, a condizione che le
relative previsioni siano state concretamente realizzate;
c) nei comuni sprovvisti di tali strumenti, ricadevano nei
centri edificati perimetrati ai sensi
dell'articolo 18 della
legge 22 ottobre 1971, n. 865.
3. La disposizione del comma 1 non si applica ai beni ivi indicati alla lettera c) che la regione, in tutto o in parte, abbia ritenuto, entro la data di entrata in vigore della presente disposizione, irrilevanti ai fini paesaggistici includendoli in apposito elenco reso pubblico e comunicato al Ministero. Il Ministero, con provvedimento motivato, puo' confermare la rilevanza paesaggistica dei suddetti beni. Il provvedimento di conferma e' sottoposto alle forme di pubblicita' previste dall'articolo 140, comma 3.
4. Resta in ogni caso ferma la disciplina derivante dagli atti e dai provvedimenti indicati all'articolo 157.
1. L'elaborazione del piano paesaggistico si articola nelle seguenti fasi:
a) ricognizione dell'intero territorio, considerato mediante l'analisi delle caratteristiche storiche, naturali, estetiche e delle loro interrelazioni e la conseguente definizione dei valori paesaggistici da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare;
b) puntuale individuazione, nell'ambito del territorio
regionale, delle aree di cui al comma 1,
dell'articolo
142 e determinazione della specifica disciplina ordinata alla loro tutela e
valorizzazione;
c) analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio attraverso l'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilita' del paesaggio, nonche' la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo;
d) individuazione degli ambiti paesaggistici di cui
all'articolo
135;
e) definizione di prescrizioni generali ed operative per la tutela e l'uso del territorio compreso negli ambiti individuati;
f) determinazione di misure per la conservazione dei caratteri connotativi delle aree tutelate per legge e, ove necessario, dei criteri di gestione e degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico;
g) individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente compromesse o degradate e degli altri interventi di valorizzazione;
h) individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico, alle quali debbono riferirsi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate;
i) tipizzazione ed individuazione, ai sensi
dell'articolo
134, comma 1, lettera c), di immobili o di aree, diversi da quelli indicati
agli
articoli
136 e
142, da sottoporre a specifica disciplina di salvaguardia e di
utilizzazione.
2. Il piano paesaggistico, anche in relazione alle diverse
tipologie di opere ed interventi di trasformazione del territorio, individua le
aree nelle quali la loro realizzazione e' consentita sulla base della verifica
del rispetto delle prescrizioni, delle misure e dei criteri di gestione
stabiliti nel piano paesaggistico ai sensi del comma 1, lettere e), f), g) ed
h), e quelle per le quali il piano paesaggistico definisce anche specifiche
previsioni vincolanti da introdurre negli strumenti urbanistici in sede di
conformazione e di adeguamento ai sensi
dell'articolo
145.
3. Le regioni, il Ministero ed il Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio possono stipulare intese per l'elaborazione
congiunta dei piani paesaggistici. Nell'intesa e' stabilito il termine entro il
quale deve essere completata l'elaborazione del piano. Il contenuto del piano
elaborato congiuntamente forma oggetto di apposito accordo preliminare ai sensi
degli articoli 15 e 11 della
legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. Entro i novanta
giorni successivi all'accordo il piano e' approvato con provvedimento regionale.
Decorso inutilmente tale termine, il piano e' approvato in via sostitutiva con
decreto del Ministro, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio. L'accordo preliminare stabilisce altresi' i presupposti, le
modalita' ed i tempi per la revisione del piano, con particolare riferimento
all'eventuale sopravvenienza di provvedimenti emanati ai sensi
degli articoli
140 e
141.
4. Nel caso in cui il piano sia stato approvato a seguito
dell'accordo di cui al comma 3, nel procedimento autorizzatorio di cui
agli articoli
146 e
147 il parere del soprintendente e' obbligatorio, ma non vincolante.
5. Il piano approvato a seguito dell'accordo di cui al comma 3 puo' altresi' prevedere:
a) la individuazione delle aree, tutelate ai sensi
dell'articolo
142 e non oggetto di atti o provvedimenti emanati ai sensi
degli articoli
138,
140,
141
e
157, nelle quali la realizzazione di opere ed interventi puo' avvenire
previo accertamento, nell'ambito del procedimento ordinato al rilascio del
titolo edilizio, della loro conformita' alle previsioni del piano paesaggistico
e dello strumento urbanistico comunale;
b) la individuazione delle aree gravemente compromesse o
degradate nelle quali la realizzazione degli interventi effettivamente volti al
recupero ed alla riqualificazione non richiede il rilascio dell'autorizzazione
di cui
all'articolo
146.
6. L'entrata in vigore delle disposizioni di cui ai commi 4 e
5 e' subordinata all'approvazione degli strumenti urbanistici adeguati al piano
paesaggistico, ai sensi
dell'articolo
145.
7. Il piano puo' subordinare l'entrata in vigore delle disposizioni che consentono la realizzazione di opere ed interventi senza autorizzazione paesaggistica, ai sensi del comma 5, all'esito positivo di un periodo di monitoraggio che verifichi l'effettiva conformita' alle previsioni vigenti delle trasformazioni del territorio realizzate.
8. Il piano prevede comunque che nelle aree di cui al comma 5, lettera a), siano effettuati controlli a campione sulle opere ed interventi realizzati e che l'accertamento di un significativo grado di violazione delle previsioni vigenti determini la reintroduzione dell'obbligo dell'autorizzazione di cui agli articoli 146 e 147, relativamente ai comuni nei quali si sono rilevate le violazioni.
9. Il piano paesaggistico individua anche progetti prioritari per la conservazione, il recupero, la riqualificazione, la valorizzazione e la gestione del paesaggio regionale indicandone gli strumenti di attuazione, comprese le misure incentivanti.
1. Nei procedimenti di approvazione dei piani paesaggistici
sono assicurate la concertazione istituzionale, la partecipazione dei soggetti
interessati e delle associazioni costituite per la tutela degli interessi
diffusi, individuate ai sensi
dell’Articolo 13 della
legge 8 luglio 1986, n. 349 e ampie forme di pubblicità.
2. Fatto salvo quanto disposto al comma 1, il piano paesaggistico diviene efficace il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della regione.
1. Il Ministero individua ai sensi
dell’Articolo 52 del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 le linee fondamentali dell’assetto
del territorio nazionale per quanto riguarda la tutela del paesaggio, con
finalità di indirizzo della pianificazione.
2. I piani paesaggistici prevedono misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale e di settore, nonché con [gli strumenti]
i piani, programmi e progetti nazionali e regionali di sviluppo economico.3. Le previsioni dei piani paesaggistici di cui
agli articoli
143 e
156 sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni, delle città
metropolitane e delle province, sono immediatamente prevalenti sulle
disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici,
stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell’adeguamento degli
strumenti urbanistici e sono altresì vincolanti per gli interventi settoriali.
Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni dei piani
paesaggistici sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti
di pianificazione ad incidenza territoriale previsti dalle normative di settore,
ivi compresi quelli degli enti gestori delle aree naturali protette.
4. Entro il termine stabilito nel piano paesaggistico e comunque non oltre due anni dalla sua approvazione, i comuni, le città metropolitane, le province e gli enti gestori delle aree naturali protette conformano e adeguano gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica alle previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove necessario, le ulteriori previsioni conformative che, alla luce delle caratteristiche specifiche del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici individuati dai piani. I limiti alla proprietà derivanti da tali previsioni non sono oggetto di indennizzo.
5. La regione disciplina il procedimento di conformazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici alle previsioni della pianificazione paesaggistica, assicurando la partecipazione degli organi ministeriali al procedimento medesimo.
1. I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo
di immobili ed aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, a termini
dell'articolo
142, o in base alla legge, a termini
degli articoli
136,
143, comma 1, lettera d), e
157, non
possono distruggerli, né introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici
oggetto di protezione.
2. I soggetti di cui al comma 1 hanno l'obbligo di presentare alle amministrazioni competenti il progetto degli interventi che intendano intraprendere, corredato della prescritta documentazione, ed astenersi dall'avviare i lavori fino a quando non ne abbiano ottenuta l'autorizzazione.
3. La documentazione a corredo del progetto è preordinata alla verifica della compatibilità fra interesse paesaggistico tutelato ed intervento progettato. Essa è individuata, su proposta del Ministro, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, e può essere aggiornata o integrata con il medesimo procedimento.
4. L'autorizzazione paesaggistica costituisce atto autonomo e
presupposto rispetto al permesso di costruire o agli altri titoli legittimanti
l'intervento urbanistico-edilizio. Fuori dai casi di cui
all'articolo 167, commi 4 e 5,
l'autorizzazione non può essere rilasciata in sanatoria successivamente alla realizzazione, anche parziale,
degli interventi. L'autorizzazione è efficace per un periodo di cinque anni,
scaduto il quale l'esecuzione dei progettati lavori deve essere sottoposta a nuova
autorizzazione. I lavori iniziati nel corso del quinquennio di efficacia dell'autorizzazione possono
essere conclusi entro e non oltre l'anno successivo la scadenza del quinquennio medesimo. Il
termine di efficacia dell'autorizzazione decorre dal giorno in cui acquista
efficacia il titolo edilizio eventualmente necessario per la realizzazione
dell'intervento, a meno che il ritardo in ordine al rilascio e alla conseguente efficacia di
quest'ultimo non sia dipeso da circostanze imputabili all'interessato
(
5. Sull'istanza di autorizzazione
paesaggistica si pronuncia la regione, dopo avere acquisito il parere vincolante del soprintendente in relazione agli
interventi da eseguirsi su immobili ed aree sottoposti a tutela dalla legge o in base alla legge,
ai sensi del comma 1, salvo quanto disposto
all'articolo 143, commi 4 e 5. Il parere del
soprintendente, all’esito dell’approvazione delle prescrizioni d’uso dei beni
paesaggistici tutelati, predisposte ai sensi
degli
articoli 140, comma 2,
141, comma 1, 141-bis e
143, comma 1, lettere b), c) e d), nonché della positiva verifica da parte del Ministero, su
richiesta della regione interessata, dell’avvenuto adeguamento degli strumenti
urbanistici, assume natura obbligatoria non vincolante e, ove non sia reso entro il
termine di novanta giorni dalla ricezione degli atti, si considera favorevole
(
6. La regione esercita la funzione autorizzatoria in materia di paesaggio avvalendosi di propri uffici dotati di adeguate competenze tecnico-scientifiche e idonee risorse strumentali. Può tuttavia delegarne l'esercizio, per i rispettivi territori, a province, a forme
associative e di cooperazione fra enti locali come definite dalle vigenti disposizioni sull'ordinamento degli enti locali, agli enti parco ovvero a comuni, purché gli enti destinatari della delega dispongano di strutture in grado di assicurare un adeguato livello di competenze tecnico-scientifiche nonché di garantire la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia (24).7. L'amministrazione competente al
rilascio dell'autorizzazione paesaggistica, ricevuta l'istanza dell'interessato, verifica se ricorrono i
presupposti per l'applicazione dell'articolo 149, comma 1, alla stregua dei criteri fissati ai sensi
degli
articoli 140, comma 2,
141, comma 1, 141-bis e
143, comma 1, lettere b), c) e d). Qualora
detti presupposti non ricorrano, l'amministrazione verifica se l'istanza stessa sia
corredata della documentazione di cui al comma 3, provvedendo, ove necessario, a richiedere
le opportune integrazioni e a svolgere gli accertamenti del caso. Entro quaranta giorni
dalla ricezione dell'istanza, l'amministrazione effettua gli accertamenti circa la
conformità dell'intervento proposto con le prescrizioni contenute nei provvedimenti di dichiarazione
di interesse pubblico e nei piani paesaggistici e trasmette al soprintendente la
documentazione presentata dall'interessato, accompagnandola con una relazione tecnica
illustrativa nonché con una proposta di provvedimento, e dà comunicazione all’interessato
dell’inizio del procedimento e dell’avvenuta trasmissione degli atti al
soprintendente, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di procedimento
amministrativo (25).
8. Il soprintendente rende il parere di cui al comma 5, limitatamente alla compatibilità paesaggistica del progettato intervento nel suo complesso ed alla conformità dello stesso alle disposizioni contenute nel piano paesaggistico ovvero alla specifica disciplina
9. Decorsi inutilmente sessanta giorni
dalla ricezione degli atti da parte del soprintendente senza che questi abbia reso il prescritto parere,
l'amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione. Con regolamento da
emanarsi ai sensi
dell'articolo 17, comma 2, della
legge 23 agosto 1988, n.
400, entro il 31 dicembre 2008, su proposta del Ministro d'intesa con la Conferenza
unificata, salvo quanto previsto
dall'articolo 3 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281, sono stabilite procedure semplificate per il rilascio dell'autorizzazione in relazione
ad interventi di lieve entità in base a criteri di snellimento e concentrazione dei
procedimenti, ferme, comunque, le esclusioni di cui
agli articoli 19, comma 1 e 20, comma 4
dellalegge 7 agosto 1990, n. 241
e successive modificazioni.
(
10. Decorso inutilmente il termine indicato all'ultimo periodo del comma 8 senza che l'amministrazione si sia pronunciata, l'interessato può richiedere l'autorizzazione in via sostitutiva alla regione, che vi provvede, anche mediante un commissario ad acta, entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta. Qualora la regione non abbia delegato gli enti indicati al comma 6 al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica, e sia essa stessa inadempiente, la richiesta del rilascio in via sostitutiva è presentata al soprintendente.
11. L'autorizzazione paesaggistica è trasmessa, senza indugio, alla soprintendenza che ha reso il parere nel corso del procedimento, nonché, unitamente allo stesso parere, alla regione ovvero agli altri enti pubblici territoriali interessati e, ove esistente, all'ente parco nel cui territorio si trova l'immobile o l'area sottoposti al vincolo (
27).12. L'autorizzazione paesaggistica è impugnabile, con ricorso al tribunale amministrativo regionale o con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, dalle associazioni portatrici di interessi diffusi individuate ai sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di ambiente e danno ambientale, e da qualsiasi altro soggetto pubblico o privato che ne abbia interesse. Le sentenze e le ordinanze del Tribunale amministrativo regionale possono essere appellate dai medesimi soggetti, anche se non abbiano proposto ricorso di primo grado.
13. Presso ogni amministrazione competente al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica è istituito un elenco delle autorizzazioni rilasciate, aggiornato almeno ogni trenta giorni e liberamente consultabile, anche per via telematica, in cui è indicata la data di rilascio di ciascuna autorizzazione, con la annotazione sintetica del relativo oggetto. Copia dell'elenco è trasmessa trimestralmente alla regione e alla soprintendenza, ai fini dell'esercizio delle funzioni di vigilanza.
14. Le disposizioni dei commi da 1 a 13 si applicano anche alle istanze concernenti le attività di coltivazione di cave e torbiere nonché per le attività minerarie di ricerca ed estrazione incidenti sui beni di cui all’articolo 134 (28).
15. [Le disposizioni dei commi 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 13 non si applicano alle autorizzazioni per le attività minerarie di ricerca ed estrazione. Per tali attività restano ferme le potestà del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi della normativa in materia, che sono esercitate tenendo conto delle valutazioni espresse, per quanto attiene ai profili paesaggistici, dal soprintendente competente. Il soprintendente si pronuncia entro trenta giorni dalla ricezione della richiesta, corredata della necessaria documentazione tecnica, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare] (29).
16. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica (30).
(22) Comma così modificato
(23) Comma così modificato
dal n. 2) della lettera e) del
comma 16 dell’art. 4,
D.L. 13 maggio 2011, n. 70,
nel testo integrato dalla relativa legge di conversione.
(24)
Comma così modificato(25) Comma così modificato
(26) Comma così modificato
(27) Comma così modificato
(28)
Comma così sostituito
dal numero 7) della lettera e) del comma 16
dell’art. 4,
D.L. 13 maggio 2011, n. 70,
nel testo integrato dalla relativa legge di conversione.
(29) Comma abrogato
dal numero 8) della lettera e) del
comma 16 dell’art. 4,D.L. 13 maggio 2011, n. 70,
nel testo integrato dalla relativa legge di conversione.
(30) Articolo così sostituito prima
dall'art. 16,
D.Lgs.
24 marzo 2006, n. 157 e poi
dalla lettera s) del comma 1 dell’art. 2,
(31) Comma così modificato
dall'art. 25, comma 3,
D.L. 12
settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 11 novembre
2014, n. 164.
1. Qualora la richiesta di autorizzazione prevista
dall’Articolo
143 riguardi opere da eseguirsi da parte di amministrazioni statali, ivi
compresi gli alloggi di servizio per il personale militare, l’autorizzazione
viene rilasciata in esito ad una conferenza di servizi ai sensi
degli articoli 14 e seguenti della
legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modifiche e integrazioni.
2. Per i progetti di opere comunque soggetti a valutazione di
impatto ambientale a norma
dell’Articolo 6 della
legge 8 luglio 1986, n. 349 e da eseguirsi da parte di amministrazioni
statali,
3. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente codice, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero, d’intesa con il Ministero della difesa e con le 59 altre amministrazioni statali interessate, sono individuate le modalità di valutazione congiunta e preventiva della localizzazione delle opere di difesa nazionale che incidano su immobili o aree sottoposti a tutela paesaggistica.
1. Entro il 31 dicembre 2006 le regioni promuovono
l'istituzione e disciplinano il funzionamento delle commissioni per il paesaggio
di supporto ai soggetti ai quali sono delegate le competenze in materia di
autorizzazione paesaggistica, ai sensi
dell'articolo
146, comma 3.
2. Le commissioni, competenti per ambiti sovracomunali, in modo da realizzare il necessario coordinamento paesaggistico, sono composte da soggetti con particolare, pluriennale e qualificata esperienza nella tutela del paesaggio.
3. Le commissioni esprimono parere obbligatorio in merito al
rilascio delle autorizzazioni previste
dagli articoli
146,
147 e
159.
4. Le regioni e il Ministero possono stipulare accordi che
prevedano le modalita' di partecipazione del Ministero alle commissioni per il
paesaggio. In tale caso, il parere di cui
all'articolo
146, comma 8, e' espresso dalle soprintendenze nelle commissioni locali per
il paesaggio, secondo le modalita' stabilite nell'accordo, ferma restando
l'applicazione di quanto previsto
dall'articolo
146, commi 12, 13 e 14.
1. Fatta salva l’applicazione
dell’Articolo
143, comma 5,
lettera a) [e
dell’Articolo 156, comma 4], non è comunque richiesta l’autorizzazione
prescritta
dall’Articolo 146,
dall’Articolo
147 e
dall’Articolo
159:
a) per gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici;
b) per gli interventi inerenti l’esercizio dell’attività agro-silvo-pastorale che non comportino alterazione permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, e sempre che si tratti di attività ed opere che non alterino l’assetto idrogeologico del territorio;
c) per il taglio colturale, la forestazione, la
riforestazione, le opere di bonifica, antincendio e di conservazione da
eseguirsi nei boschi e nelle foreste indicati
dall’Articolo
142, comma 1, lettera g), purché previsti ed autorizzati in base alla
normativa in materia.
1. Indipendentemente dall’avvenuta pubblicazione all’albo
pretorio prevista
dagli articoli
139 e
141,
ovvero dall’avvenuta comunicazione prescritta
dall’Articolo 139,
a) inibire che si eseguano lavori senza autorizzazione o comunque capaci di recare pregiudizio al paesaggio;
b) ordinare, anche quando non sia intervenuta la diffida prevista alla lettera a), la sospensione di lavori iniziati.
2. Il provvedimento di inibizione o sospensione dei lavori
incidenti su immobili od aree non ancora dichiarati di notevole interesse
pubblico cessa di avere efficacia se entro il termine di novanta giorni non sia
stata effettuata la pubblicazione all’albo pretorio della proposta [della
commissione] di cui
all’Articolo
138 o [della proposta dell’organo ministeriale prevista]
all’Articolo
141, ovvero non sia stata ricevuta dagli interessati la comunicazione
prevista
dall’Articolo
139, comma 3.
3. Il provvedimento di inibizione o sospensione dei lavori incidenti su di un bene paesaggistico per il quale il piano paesaggistico preveda misure o interventi di recupero o di riqualificazione cessa di avere efficacia se entro il termine di novanta giorni la regione non abbia comunicato agli interessati le prescrizioni alle quali attenersi, nella esecuzione dei lavori [, per non compromettere l’attuazione della pianificazione].
4. I provvedimenti indicati ai commi precedenti sono comunicati anche al comune interessato.
1. Per lavori su beni paesaggistici che non siano già stati
oggetto dei provvedimenti di cui
agli articoli
138 e
141,
o che non siano stati precedentemente dichiarati di notevole interesse pubblico,
e dei quali sia stata ordinata la sospensione senza che fosse stata intimata la
preventiva diffida di cui
all’Articolo
150, comma 1, l’interessato può ottenere il rimborso delle spese sostenute
sino al momento della notificata sospensione. Le opere già eseguite sono
demolite a spese
1. Nel caso di aperture di strade e di cave, di posa di
condotte per impianti industriali e civili e di palificazioni nell'ambito e in
vista delle aree indicate
alle lettere c) e d) del comma 1 dell'articolo
136 ovvero in prossimita' degli immobili indicati alle lettere a) e b) del
comma 1 dello stesso articolo, la regione, tenendo in debito conto la funzione
economica delle opere gia' realizzate o da realizzare, ha facolta' di
prescrivere le distanze, le misure e le varianti ai progetti in corso
d'esecuzione, idonee ad evitare pregiudizio ai beni protetti da questo Titolo.
La medesima facolta' spetta al Ministero, che la esercita previa consultazione
della regione.
2. Per le zone di interesse archeologico elencate
all’Articolo
136, lettera c), o
all’Articolo
142, comma 1, lettera m), la regione consulta preventivamente le competenti
soprintendenze.
1. Nell’ambito e in prossimità dei beni paesaggistici
indicati
nell’Articolo
134 è vietato collocare cartelli e altri mezzi pubblicitari se non previa
autorizzazione dell’amministrazione competente individuata dalla regione.
2. Lungo le strade site nell’ambito e in prossimità dei beni
indicati nel comma 1 è vietato collocare cartelli o altri mezzi pubblicitari,
salvo autorizzazione rilasciata ai sensi
dell’Articolo 23, comma 4, del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni,
previo parere favorevole della amministrazione competente individuata dalla
regione sulla compatibilità della collocazione o della tipologia del mezzo
pubblicitario con i valori paesaggistici degli immobili o delle aree soggetti a
tutela.
1. L’amministrazione competente individuata dalla regione può
ordinare che, nelle aree contemplate
dalle lettere c) e d) dell’Articolo
136, sia dato alle facciate dei fabbricati, il cui colore rechi disturbo
alla bellezza dell’insieme, un diverso colore che con quella armonizzi.
2. La disposizione del comma 1 non si applica nei confronti
degli immobili di cui
all’Articolo
10, comma 3, lettere a) e d), dichiarati ai sensi
dell’Articolo
13.
3. Per i fabbricati ricadenti nelle zone di interesse
archeologico elencate
all’Articolo
136, lettera c),
4. In caso di inadempienza dei proprietari, possessori o detentori dei fabbricati, l’amministrazione provvede all’esecuzione d’ufficio.
1. Le funzioni di vigilanza sui beni paesaggistici tutelati da questo titolo sono esercitate dal
Ministero e dalle regioni.2. Le regioni vigilano sull’ottemperanza alle disposizioni contenute nel presente decreto legislativo da parte delle amministrazioni da loro individuate per l’esercizio delle competenze in materia di paesaggio. L’inottemperanza o la persistente inerzia nell’esercizio di tali competenze comporta l’attivazione dei poteri sostitutivi
da parte del Ministero.
1. Entro il 1° maggio 2008, le regioni che hanno redatto i
piani previsti
dall'articolo 149 del
decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, verificano la conformita' tra
le disposizioni dei predetti piani e le previsioni dell'articolo 143 e
provvedono ai necessari adeguamenti. Decorso inutilmente il termine
sopraindicato il Ministero provvede in via sostitutiva ai sensi
dell'articolo
5, comma 7.
2. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente codice, il Ministero, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, predispone uno schema generale di convenzione con le regioni in cui vengono stabilite le metodologie e le procedure di ricognizione, analisi, censimento e catalogazione degli immobili e delle aree oggetto di tutela, ivi comprese le tecniche per la loro rappresentazione cartografica e le caratteristiche atte ad assicurare la interoperabilita' dei sistemi informativi.
3. Le regioni e il Ministero, in conformita' a quanto
stabilito
dal comma 3 dell'articolo
143, possono stipulare intese per disciplinare lo svolgimento congiunto
della verifica e dell'adeguamento dei piani paesaggistici. Nell'intesa e'
stabilito il termine entro il quale devono essere completati la verifica e
l'adeguamento, nonche' il termine entro il quale la regione approva il piano
adeguato. Il contenuto del piano adeguato forma oggetto di accordo preliminare
tra il Ministero e la regione. Qualora all'accordo preliminare non consegua
entro sessanta giorni l'approvazione da parte della regione il piano e'
approvato in via sostitutiva con decreto del Ministro.
4. Qualora l'intesa di cui al comma 3 non venga stipulata,
ovvero ad essa non segua l'accordo procedimentale sul contenuto del piano
adeguato, non trova applicazione quanto previsto
dai commi 4 e 5 dell'articolo
143.
1. Fatta salva l’applicazione
dell’Articolo
143, comma 6,
dell’Articolo
144, comma 2 e
dell’Articolo
156, comma 4, conservano efficacia a tutti gli effetti:
a) le notifiche di importante interesse pubblico delle bellezze naturali o panoramiche, eseguite in base alla legge 11 giugno 1922, n. 776;
b) gli elenchi compilati ai sensi
della
legge 29 giugno 1939, n. 1497;
c) i provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse
pubblico emessi ai sensi
della
legge 29 giugno 1939, n. 1497;
d) i provvedimenti di riconoscimento
delle zone di interesse archeologico emessi ai sensie) i provvedimenti di dichiarazione di notevole interesse
pubblico emessi ai sensi
del
decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490;
f) i provvedimenti di riconoscimento
delle zone di interesse archeologico emessi ai sensif-bis) i provvedimenti emanati ai sensi
dell'articolo 1-ter del
decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito, con modificazioni,
dalla
legge 8 agosto 1985, n. 431.
2. Le disposizioni della presente Parte si applicano anche agli immobili ed alle aree in ordine ai quali, alla data di entrata in vigore del presente codice, sia stata formulata la proposta ovvero definita la perimetrazione ai fini della dichiarazione di notevole interesse pubblico o del riconoscimento quali zone di interesse archeologico.
1. Fino all’emanazione di apposite disposizioni regionali di attuazione del presente codice restano in vigore, in quanto applicabili, le disposizioni del regolamento approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357.
1. Fino al 31 dicembre 2008 il procedimento rivolto al
rilascio dell'autorizzazione paesaggistica e' disciplinato secondo il regime
transitorio di cui al presente articolo. La disciplina dettata al capo IV si
applica anche ai procedimenti di rilascio dell'autorizzazione paesaggistica che
alla data del 31 dicembre 2008 non si siano ancora conclusi con l'emanazione
della relativa autorizzazione o approvazione. Entro tale data le regioni
provvedono a verificare la sussistenza, nei soggetti delegati all'esercizio
della funzione autorizzatoria in materia di paesaggio, dei requisiti di
organizzazione e di competenza tecnico-scientifica stabiliti
dall'articolo
146, comma 6, apportando le eventuali necessarie modificazioni all'assetto
della funzione delegata. Il mancato adempimento, da parte delle regioni, di
quanto prescritto al precedente periodo determina la decadenza delle deleghe in
essere alla data del 31 dicembre 2008.
2. L'amministrazione competente al rilascio
dell'autorizzazione da' immediata comunicazione alla soprintendenza delle
autorizzazioni rilasciate, trasmettendo la documentazione prodotta
dall'interessato nonche' le risultanze degli accertamenti eventualmente
esperiti. La comunicazione e' inviata contestualmente agli interessati, per i
quali costituisce avviso di inizio di procedimento, ai sensi e per gli effetti
della
legge 7 agosto 1990, n. 241. Nella comunicazione alla soprintendenza l'Autorita'
competente al rilascio dell'autorizzazione attesta di avere eseguito il
contestuale invio agli interessati. L'autorizzazione e' rilasciata o negata
entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla relativa richiesta e
costituisce comunque atto autonomo e presupposto della concessione edilizia o
degli altri titoli legittimanti l'intervento edilizio. I lavori non possono
essere iniziati in difetto di essa. In caso di richiesta di integrazione
documentale o di accertamenti il termine e' sospeso per una sola volta fino alla
data di ricezione della documentazione richiesta ovvero fino alla data di
3. La soprintendenza, se ritiene l'autorizzazione non
conforme alle prescrizioni di tutela del paesaggio, dettate ai sensi del
presente titolo, puo' annullarla, con provvedimento motivato, entro i sessanta
giorni successivi alla ricezione della relativa, completa documentazione. Si
applicano le disposizioni di cui
all'articolo
6, comma 6-bis, del regolamento di cui
al
decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali 13 giugno 1994, n. 495.
4. Decorso il termine di sessanta giorni dalla richiesta di autorizzazione e' data facolta' agli interessati di richiedere l'autorizzazione stessa alla soprintendenza, che si pronuncia entro il termine di sessanta giorni dalla data di ricevimento. La richiesta, corredata dalla documentazione prescritta, e' presentata alla soprintendenza e ne e' data comunicazione alla amministrazione competente. In caso di richiesta di integrazione documentale o di accertamenti, il termine e' sospeso per una sola volta fino alla data di ricezione della documentazione richiesta ovvero fino alla data di effettuazione degli accertamenti.
5. Si applicano le disposizioni di cui
6. I procedimenti di conformazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici alle previsioni della pianificazione paesaggistica redatta a termini
7. Per i beni che alla data del 1° giugno 2008 siano oggetto di provvedimenti adottati ai sensi
8. Sono fatti salvi gli atti, anche endoprocedimentali, ed i provvedimenti adottati dalla data di entrata in vigore
9. Nei confronti delle autorizzazioni paesaggistiche adottate dopo la data di entrata in vigore
(32) Articolo così sostituito dal
Decreto Legge 3 giugno 2008, n. 97.
1. Se per effetto della violazione degli obblighi di protezione e conservazione stabiliti dalle disposizioni del Capo III del titolo I della Parte seconda il bene culturale subisce un danno, il Ministero ordina al responsabile l’esecuzione a sue spese delle opere necessarie alla reintegrazione.
2. Qualora le opere da disporre ai sensi del comma 1 abbiano rilievo urbanistico-edilizio l’avvio del procedimento e il provvedimento finale sono comunicati anche alla città metropolitana o al comune interessati.
3. In caso di inottemperanza all’ordine impartito ai sensi del comma 1, il Ministero provvede all’esecuzione d’ufficio a spese dell’obbligato. Al recupero delle somme relative si provvede nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato.
4. Quando la reintegrazione non sia possibile il responsabile è tenuto a corrispondere allo Stato una somma pari al valore della cosa perduta o alla diminuzione di valore subita dalla cosa.
5. Se la determinazione della somma, fatta dal Ministero, non è accettata dall’obbligato, la somma stessa è determinata da una commissione composta di tre membri da nominarsi uno dal Ministero, uno dall’obbligato e un terzo dal presidente del tribunale. Le spese relative sono anticipate dall’obbligato.
1. Le misure previste
nell’Articolo
160 si applicano anche a chi cagiona un danno alle cose di cui
all’Articolo
91, trasgredendo agli obblighi indicati
agli articoli
89 e
90.
1. Chiunque colloca cartelli o altri mezzi pubblicitari in
violazione delle disposizioni di cui
all’Articolo
49 è punito con le sanzioni previste
dall’Articolo 23 del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni e
integrazioni.
1. Se, per effetto della violazione degli obblighi stabiliti
dalle disposizioni
della
Sezione I del Capo IV e
della
Sezione I del Capo V
2. Se il fatto è imputabile a più persone queste sono tenute in solido al pagamento della somma.
3. Se la determinazione della somma fatta dal Ministero non è accettata dall’obbligato, la somma stessa è determinata da una commissione composta di tre membri da nominarsi uno dal Ministero, uno dall’obbligato e un terzo dal presidente del tribunale. Le spese relative sono anticipate dall’obbligato.
4. La determinazione della commissione è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.
1. Le alienazioni, le convenzioni e gli atti giuridici in
genere, compiuti contro i divieti stabiliti dalle disposizioni
del
titolo I
della Parte seconda, o senza l’osservanza delle condizioni e modalità da
esse prescritte, sono nulli.
2. Resta salva la facoltà del Ministero di esercitare la
prelazione ai sensi
dell’Articolo
61, comma 2.
1. Fuori dei casi di concorso nel delitto previsto
dall’Articolo 123, comma 1, del
decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, chiunque trasferisce all’estero
le cose o i beni indicati
nell’Articolo
10, in violazione delle disposizioni di cui alle
sezioni I e II
del Capo V del titolo I della Parte seconda, è punito con la sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 77, 50 a euro 465.
1. Chi, effettuata l’esportazione di un bene culturale al di fuori del territorio dell’Unione europea ai sensi del regolamento CEE, non rende al competente ufficio di esportazione l’esemplare n. 3 del formulario previsto dal regolamento (CEE) n. 752/93, della Commissione, del 30 marzo 1993, attuativo del regolamento CEE, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 103, 50 a euro 620.
1. In caso di violazione degli obblighi e degli ordini
previsti
dal
Titolo I della
Parte terza, il trasgressore e' sempre tenuto alla rimessione in pristino a
proprie spese, fatto salvo quanto previsto al comma 4.
2. Con l'ordine di rimessione in pristino e' assegnato al trasgressore un termine per provvedere.
3. In caso di inottemperanza, l'autorita' amministrativa
preposta alla tutela paesaggistica provvede d'ufficio per mezzo del prefetto e
rende esecutoria la nota delle spese. Laddove l'autorita' amministrativa
preposta alla tutela paesaggistica non provveda d'ufficio, il direttore
regionale competente, su richiesta della medesima autorita' amministrativa
ovvero, decorsi centottanta giorni dall'accertamento dell'illecito, previa
diffida alla suddetta autorita' competente a provvedervi nei successivi trenta
giorni, procede alla demolizione avvalendosi delle modalita' operative previste
dall'articolo 41 del
decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, a seguito di
apposita convenzione che puo' essere stipulata d'intesa tra il Ministero per i
beni e le attivita' culturali e il Ministero della difesa.
4. L'autorita' amministrativa competente accerta la compatibilita' paesaggistica, secondo le procedure di cui al comma 5, nei seguenti casi:
a) per i lavori, realizzati in assenza o difformita' dall'autorizzazione paesaggistica, che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi ovvero aumento di quelli legittimamente realizzati;
b) per l'impiego di materiali in difformita' dall'autorizzazione paesaggistica;
c) per i lavori comunque configurabili quali interventi di
manutenzione ordinaria o straordinaria ai sensi
dell'articolo 3 del
decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380.
5. Il proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo
dell'immobile o dell'area interessati dagli interventi di cui al comma 4
presenta apposita domanda all'autorita' preposta alla gestione del vincolo ai
fini dell'accertamento della compatibilita' paesaggistica degli interventi
medesimi. L'autorita' competente si pronuncia sulla domanda entro il termine
perentorio di centottanta giorni, previo parere vincolante della soprintendenza
da rendersi entro il termine perentorio di novanta giorni. Qualora venga
accertata la compatibilita' paesaggistica, il trasgressore e' tenuto al
pagamento di una somma equivalente al maggiore importo tra il danno arrecato e
il profitto conseguito mediante la trasgressione. L'importo della sanzione
pecuniaria e' determinato previa perizia di stima. In caso di rigetto della
domanda si applica la sanzione demolitoria di cui al comma 1. La domanda di
accertamento della compatibilita' paesaggistica presentata ai sensi
dell'articolo 181, comma 1-quater, si intende presentata anche
ai sensi e per gli effetti di cui al presente comma.
6. Le somme riscosse per effetto dell'applicazione del comma
5, nonche' per effetto
dell'articolo 1, comma 37, lettera b), n. 1), della
legge 15 dicembre 2004, n. 308, sono utilizzate, oltre che per l'esecuzione
delle rimessioni in pristino di cui al comma 1, anche per finalita' di
salvaguardia nonche' per interventi di recupero dei valori paesaggistici e di
riqualificazione degli immobili e delle aree degradati o interessati dalle
rimessioni in pristino. Per le medesime finalita' possono essere utilizzate
anche le somme derivanti dal recupero delle spese sostenute dall'amministrazione
per l'esecuzione della rimessione in pristino in danno dei soggetti obbligati,
ovvero altre somme a cio' destinate dalle amministrazioni competenti.
1. Chiunque colloca cartelli o altri mezzi pubblicitari in
violazione delle disposizioni di cui
all’Articolo
153 è punito con le sanzioni previste
dall’Articolo 23 del
decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e successive modificazioni.
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50:
a) chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove,
modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali
indicati
nell’Articolo
10;
b) chiunque, senza l’autorizzazione del soprintendente,
procede al distacco di affreschi, temmi, graffiti, iscrizioni, tabernacoli ed
altri ornamenti di edifici, esposti o non alla pubblica vista, anche se non vi
sia stata la dichiarazione prevista
dall’Articolo
13;
c) chiunque esegue, in casi di assoluta urgenza, lavori
provvisori indispensabili per evitare danni notevoli ai beni indicati
nell’Articolo
10, senza darne immediata comunicazione alla soprintendenza
ovvero senza inviare, nel più breve tempo, i progetti dei lavori definitivi per
l’autorizzazione.
2. La stessa pena prevista dal comma 1 si applica in caso di
inosservanza dell’ordine di sospensione dei lavori impartito dal soprintendente
ai sensi
dell’Articolo
28.
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con
l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 chiunque destina i beni culturali
indicati
nell’Articolo
10 ad uso incompatibile con il loro carattere storico od
artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrità.
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con
l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 chiunque omette di fissare al luogo di
loro destinazione, nel modo indicato dal soprintendente, beni culturali
appartenenti ai soggetti di cui
all’Articolo
10, comma 1.
2. Alla stessa pena soggiace il detentore che omette di dare notizia alla competente soprintendenza dello spostamento di beni culturali, dipendente dal mutamento di dimora, ovvero non osserva le prescrizioni date dalla soprintendenza affinché i beni medesimi non subiscano danno dal trasporto.
1. E’ punito con l’arresto da sei mesi ad un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734, 50 chiunque non osserva le prescrizioni date dal Ministero ai sensi
2. L’inosservanza delle misure cautelari contenute nell’atto di cui
1. E’ punito con la reclusione fino ad un anno e la multa da euro 1.549,50 a euro 77.469:
a) chiunque, senza la prescritta autorizzazione, aliena i beni culturali indicati
b) chiunque, essendovi tenuto, non presenta, nel termine indicato
c) l’alienante di un bene culturale soggetto a [diritto di] prelazione che effettua la consegna della cosa in pendenza del termine previsto
1. Chiunque trasferisce all’estero cose di interesse
artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale
o archivistico, nonché quelle indicate
all’Articolo
11, comma 1, lettere f), g) e h), senza attestato di libera circolazione o
licenza di esportazione, è punito con la reclusione da uno a quattro anni o con
la multa da euro 258 a euro 5.165.
2. La pena prevista al comma 1 si applica, altresì, nei confronti di chiunque non fa rientrare nel territorio nazionale, alla scadenza del termine, beni culturali per i quali sia stata autorizzata l’uscita o l’esportazione temporanee.
3. Il giudice dispone la confisca delle cose, salvo che queste appartengano a persona estranea al reato. La confisca ha luogo in conformità delle norme della legge doganale relative alle cose oggetto di contrabbando.
4. Se il fatto è commesso da chi esercita attività di vendita al pubblico o di esposizione a fine di commercio di oggetti di interesse culturale, alla sentenza di condanna consegue l’interdizione ai sensi dell’Articolo 30 del codice penale.
1. E’ punito con l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da euro 310 a euro 3.099:
a) chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere
per il ritrovamento di cose indicate
all’Articolo
10 senza concessione, ovvero non osserva le
prescrizioni date dall’amministrazione;
b) chiunque, essendovi tenuto, non denuncia nel termine
prescritto
dall’Articolo
90, comma 1, le cose indicate
nell’Articolo
10 rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro
conservazione temporanea.
1. Chiunque si impossessa di beni culturali indicati
2. La pena è della reclusione da uno a sei anni e della multa da euro 103 a euro 1.033 se il fatto è commesso da chi abbia ottenuto la concessione di ricerca prevista
1. La pena applicabile per i reati previsti dagli
articoli
174 e
176 è ridotta da uno a due terzi qualora il colpevole fornisca una
collaborazione decisiva o comunque di notevole rilevanza per il recupero dei
beni illecitamente sottratti o trasferiti all’estero.
1. E’ punito con la reclusione da tre mesi fino a quattro anni e con la multa da euro 103 a euro 3.099:
a) chiunque, al fine di trarne profitto, contraffà, altera o riproduce un’opera di pittura, scultura o grafica, ovvero un oggetto di antichità o di interesse storico od archeologico;
b) chiunque, anche senza aver concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione, pone in commercio, o detiene per farne commercio, o introduce a questo fine nel territorio dello Stato, o comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere di pittura, scultura, grafica o di oggetti di antichità, o di oggetti di interesse storico od archeologico;
c) chiunque, conoscendone la falsità, autentica opere od oggetti, indicati alle lettere a) e b), contraffatti, alterati o riprodotti;
d) chiunque mediante altre dichiarazioni, perizie, pubblicazioni, apposizione di timbri od etichette o con qualsiasi altro mezzo accredita o contribuisce ad accreditare, conoscendone la falsità, come autentici opere od oggetti indicati alle lettere a) e b) contraffatti, alterati o riprodotti.
2. Se i fatti sono commessi nell’esercizio di un’attività commerciale la pena è aumentata e alla sentenza di condanna consegue l’interdizione a norma dell’Articolo 30 del codice penale.
3. La sentenza di condanna per i reati previsti dal comma 1 è pubblicata su tre quotidiani con diffusione nazionale designati dal giudice ed editi in tre diverse località. Si applica l’Articolo 36, comma 3, del codice penale.
4. E’ sempre ordinata la confisca degli esemplari contraffatti, alterati o riprodotti delle opere o degli oggetti indicati nel comma 1, salvo che si tratti di cose appartenenti a persone estranee al reato. Delle cose confiscate è vietata, senza limiti di tempo, la vendita nelle aste dei corpi di reato.
1. Le disposizioni
dell’Articolo
178 non si applicano a chi riproduce, detiene, pone in vendita o altrimenti
diffonde copie di opere di pittura, di scultura o di grafica, ovvero copie od
imitazioni di oggetti di antichità o di interesse storico od
archeologico, dichiarate espressamente non autentiche all’atto della esposizione
o della vendita, mediante annotazione scritta sull’opera o sull’oggetto o,
quando ciò non sia possibile per la natura o le dimensioni della copia o
dell’imitazione, mediante dichiarazione rilasciata all’atto della esposizione o
della vendita. Non si applicano del pari ai restauri artistici che non abbiano
ricostruito in modo determinante l’opera originale.
1. Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, chiunque non ottempera ad un ordine impartito dall’autorità preposta alla tutela dei beni culturali in conformità del presente titolo è punito con le pene previste dall’Articolo 650 del codice penale.
1. Chiunque, senza la prescritta autorizzazione o in
difformità di essa, esegue lavori di qualsiasi genere su beni paesaggistici è
punito con le pene previste
dall’Articolo 20 della
legge 28 febbraio 1985, n. 47.
1-bis. La pena e' della reclusione da uno a quattro anni qualora i lavori di cui al comma 1:
a) ricadano su immobili od aree che [, ai sensi
dell'articolo
136,] per le loro caratteristiche paesaggistiche siano stati dichiarati di
notevole interesse pubblico con apposito provvedimento emanato in epoca
antecedente alla realizzazione dei lavori;
b) ricadano su immobili od aree tutelati per legge ai sensi
dell'articolo
142 ed abbiano comportato un aumento dei manufatti superiore al trenta per
cento della volumetria della costruzione originaria o, in alternativa, un
ampliamento della medesima superiore a settecentocinquanta metri cubi, ovvero
ancora abbiano comportato una nuova costruzione con una volumetria superiore ai
mille metri cubi.
1-ter. Ferma restando l'applicazione delle sanzioni
amministrative [ripristinatorie o] pecuniarie di cui
all'articolo
167, qualora l'autorita' amministrativa competente accerti la compatibilita'
paesaggistica secondo le procedure di cui al comma 1-quater, la disposizione di
cui al comma 1 non si applica:
a) per i lavori, realizzati in assenza o difformita' dall'autorizzazione paesaggistica, che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi ovvero aumento di quelli legittimamente realizzati;
b) per l'impiego di materiali in difformita' dall'autorizzazione paesaggistica;
c) per i lavori configurabili quali interventi di
manutenzione ordinaria o straordinaria ai sensi
dell'articolo 3 del
decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380.
1-quater. Il proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo dell'immobile o dell'area interessati dagli interventi di cui al comma 1-ter presenta apposita domanda all'autorita' preposta alla gestione del vincolo ai fini dell'accertamento della compatibilita' paesaggistica degli interventi medesimi. L'autorita' competente si pronuncia sulla domanda entro il termine perentorio di centottanta giorni, previo parere vincolante della soprintendenza da rendersi entro il termine perentorio di novanta giorni.
1-quinquies. La rimessione in pristino delle aree o degli immobili soggetti a vincoli paesaggistici' da parte del trasgressore, prima che venga disposta d'ufficio dall'autorita' amministrativa, e comunque prima che intervenga la condanna, estingue il reato di cui al comma 1
2. Con la sentenza di condanna viene ordinata la rimessione in pristino dello stato dei luoghi a spese del condannato. Copia della sentenza è trasmessa alla regione ed al comune nel cui territorio è stata commessa la violazione.
1. In via transitoria, agli effetti indicati
all'articolo
29, comma 9-bis, acquisisce la qualifica di restauratore di beni culturali,
per il settore o i settori specifici richiesti tra quelli indicati
nell'allegato
B, colui il quale abbia maturato una adeguata competenza professionale
nell'ambito del restauro dei beni culturali mobili e delle superfici decorate
dei beni architettonici.
(
1-bis. La qualifica di restauratore di
beni culturali è attribuita, in esito ad apposita procedura di selezione
pubblica da concludere entro il 30 giugno 2015, con provvedimenti del Ministero
che danno luogo all'inserimento in un apposito elenco suddiviso per settori di
competenza e reso accessibile a tutti gli interessati. Alla tenuta dell'elenco
provvede il Ministero medesimo, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per
la finanza pubblica. Gli elenchi vengono tempestivamente aggiornati, anche
mediante inserimento dei nominativi di coloro i quali conseguono la qualifica ai
sensi
dell'articolo
29, commi 7, 8 e 9.
(
1-ter. La procedura di selezione
pubblica, indetta entro il 31 dicembre 2012, consiste nella valutazione dei
titoli e delle attività, e nella attribuzione dei punteggi, indicati
nell'allegato
B del presente codice. Entro lo stesso termine con decreto del Ministro sono
definite le linee guida per l'espletamento della procedura di selezione
pubblica, nel rispetto di quanto previsto dal presente articolo, sentite le
organizzazioni imprenditoriali e sindacali più rappresentative. La qualifica di
restauratore di beni culturali è acquisita con un punteggio pari al numero dei
crediti formativi indicati
nell'articolo 1 del regolamento di cui
al
decreto del Ministro 26 maggio 2009, n. 87. Il punteggio previsto dalla
tabella 1 dell'allegato
B spetta per i titoli di studio conseguiti alla data del 30 giugno 2012,
nonché per quelli conseguiti entro la data del 31 dicembre 2014 da coloro i
quali risultino iscritti ai relativi corsi alla data del 30 giugno 2012. Il
punteggio previsto dalla
tabella 2 dell'allegato
B spetta per la posizione di inquadramento formalizzata entro la data del 30
giugno 2012. Il
punteggio previsto dalla
tabella 3 dell'allegato
B spetta per l'attività di restauro presa in carico alla data di entrata in
vigore della presente disposizione e conclusasi entro il 31 dicembre 2014.
(
1-quater. Ai fini dell'attribuzione dei
punteggi indicati nella
tabella 3 dell'allegato
B: a) è considerata attività di restauro di beni culturali mobili e
superfici decorate di beni architettonici l'attività caratterizzante il profilo
di competenza del restauratore di beni culturali, secondo quanto previsto
nell'allegato A del regolamento di cui
al
decreto del Ministro 26 maggio 2009, n. 86;
b) è riconosciuta soltanto l'attività di restauro effettivamente svolta dall'interessato, direttamente e in proprio ovvero direttamente e in rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto, ovvero nell'ambito di rapporti di lavoro alle dipendenze di amministrazioni pubbliche preposte alla tutela dei beni culturali, con regolare esecuzione certificata nell'ambito della procedura di selezione pubblica;
c) l'attività svolta deve risultare da atti di data certa
emanati, ricevuti o anche custoditi dall'autorità preposta alla tutela del bene
oggetto dei lavori o dagli istituti di cui
all'articolo 9 del
decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, formati in occasione
dell'affidamento dell'appalto, in corso d'opera o al momento della conclusione
dell'appalto, ivi compresi atti concernenti l'organizzazione ed i rapporti di
lavoro dell'impresa appaltatrice;
d) la durata dell'attività di restauro è documentata dai termini di consegna e di completamento dei lavori, con possibilità di cumulare la durata di più lavori eseguiti nello stesso periodo.(33)
1-quinquies. Può altresì acquisire la
qualifica di restauratore di beni culturali, ai medesimi effetti indicati
all'articolo
29, comma 9-bis, previo superamento di una prova di idoneità con valore di
esame di Stato abilitante, secondo le modalità stabilite con decreto del
Ministro di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca da emanare, d'intesa con la Conferenza unificata di cui
all'articolo 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro il 31 dicembre 2012, colui
il quale abbia acquisito la qualifica di collaboratore restauratore di beni
culturali ai sensi del comma 1-sexies del presente articolo. Con il medesimo
decreto sono stabilite le modalità per lo svolgimento di una distinta prova di
idoneità con valore di esame di Stato abilitante, finalizzata al conseguimento
della qualifica di restauratore di beni culturali, ai medesimi effetti indicati
all'articolo
29, comma 9-bis, cui possono accedere coloro i quali, entro il termine e nel
rispetto della condizione previsti dal comma 1-ter del presente articolo,
abbiano conseguito la laurea o il diploma accademico di primo livello in
Restauro delle accademie di belle arti, nonché la laurea specialistica o
magistrale ovvero il diploma accademico di secondo livello in Restauro delle
accademie di belle arti, corrispondenti ai titoli previsti nella
tabella 1 dell'allegato
B, attraverso un percorso di studi della durata complessiva di almeno cinque
anni. La predetta prova si svolge presso le istituzioni dove si sono tenuti i
corsi di secondo livello, che vi provvedono con le risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per
la finanza pubblica.
(
1-sexies. Nelle more dell'attuazione
dell'articolo
29, comma 10, acquisisce la qualifica di collaboratore restauratore di beni
culturali, in esito ad apposita procedura di
selezione pubblica indetta entro il 31 dicembre
2012, colui il quale, alla data di pubblicazione del bando, sia in possesso di
uno dei seguenti requisiti:
a) abbia conseguito la laurea specialistica in Conservazione
e restauro del patrimonio storico-artistico (12/S) ovvero la laurea magistrale
in Conservazione e restauro dei beni culturali (LM11), ovvero il diploma di
laurea in Conservazione dei beni culturali, se equiparato dalle università alle
summenzionate classi, ai sensi
dell'articolo 2 del
decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 9 luglio
2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2009; b)
abbia conseguito la laurea in Beni culturali (L1) ovvero in Tecnologie per la
conservazione e il restauro dei beni culturali (L43);
c) abbia conseguito un diploma in Restauro presso accademie di belle arti con insegnamento almeno triennale;
d) abbia conseguito un diploma presso una scuola di restauro
statale ovvero un attestato di qualifica professionale presso una scuola di
restauro regionale ai sensi
dell'articolo 14 della
legge 21 dicembre 1978, n. 845, con insegnamento non inferiore a due anni;
e) risulti inquadrato nei ruoli delle amministrazioni pubbliche preposte alla tutela dei beni culturali a seguito del superamento di un pubblico concorso relativo al profilo di assistente tecnico restauratore;
f) abbia svolto attività di restauro di beni culturali mobili
e superfici decorate di beni architettonici, per non meno di quattro anni, con
regolare esecuzione certificata nell'ambito della procedura di selezione
pubblica. L'attività svolta è dimostrata mediante dichiarazione del datore di
lavoro, ovvero autocertificazione dell'interessato ai sensi del testo unico di
cui
al
decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.
(
1-septies. Può altresì acquisire la
qualifica di collaboratore restauratore di beni culturali, previo superamento di
una prova di idoneità, secondo le modalità stabilite con decreto del Ministro da
emanare, d'intesa con la Conferenza unificata di cui
all'articolo 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro il 30 giugno 2014, colui
il quale abbia conseguito i requisiti previsti dal comma 1-sexies del presente
articolo nel periodo compreso tra il 31 ottobre 2012 e il 30 giugno 2014.(41)
1-octies. La qualifica di collaboratore restauratore di beni culturali è attribuita con provvedimenti del Ministero che danno luogo all'inserimento in un apposito elenco reso accessibile a tutti gli interessati. Alla tenuta dell'elenco provvede il Ministero medesimo, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. (41)
2. In deroga a quanto previsto
dall'articolo
29, comma 11, ed in attesa della emanazione dei decreti di cui ai commi 8 e
9 del medesimo articolo, con decreto del Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro, la Fondazione
"Centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali La Venaria Reale"
è autorizzata ad istituire ed attivare, in via sperimentale, per un ciclo
formativo, in convenzione con l'Università di Torino e il Politecnico di Torino,
un corso di laurea magistrale a ciclo unico per la formazione di restauratori
dei beni culturali ai sensi del comma 6 e seguenti dello stesso
articolo 29. Il decreto predetto definisce l'ordinamento didattico del
corso, sulla base dello specifico progetto approvato dai competenti organi della
Fondazione e delle università, senza nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica. (
3. Entro sessanta giorni dall'entrata
in vigore del presente codice, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali
adottano le necessarie disposizioni di adeguamento alla prescrizione di cui
all'articolo
103, comma 4. In caso di inadempienza, il Ministero procede in via
sostitutiva, ai sensi dell'articolo 117, quinto comma, della Costituzione.
3-bis. In deroga al divieto di cui
3-ter. Le disposizioni del comma 3-bis si applicano anche alle domande di sanatoria presentate nei termini ai sensi
3-quater. Agli accertamenti della
compatibilità paesaggistica effettuati, alla data di entrata in vigore della
presente disposizione, ai sensi
dell'articolo
181, comma 1-quater, si applicano le sanzioni di cui
all'articolo
167, comma 5.(
(33) Comma
inserito
dall'art. 4, comma 1, lett.
a), n. 1),
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156 e,
successivamente, così sostituito
dall'art. 1, comma 1,
L. 14 gennaio 2013, n. 7, che ha sostituito i commi da 1 a 1-quinquies, con
gli attuali commi da 1 a 1-octies.
(34) Comma così sostituito
dall'art. 4, comma 1, lett. a), n. 2),
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156.
(35) Comma aggiunto
dall'art. 29, comma 1,
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 157.
(36) Comma inserito
dall'art. 4, comma 1, lett. a), n. 1),
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156, modificato
dall'art. 3-ter, comma 1,
D.L. 28 dicembre 2006, n. 300, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 26 febbraio 2007, n. 17,
dall'art. 3, comma 1, lett. a), nn. 2), 3) e 4),
D.Lgs. 26 marzo
2008, n. 62,
dall'art. 1, comma 4-bis, lett. a),
D.L. 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 26 febbraio 2010, n. 25 e,
successivamente, così sostituito
dall'art. 1, comma 1,
L. 14 gennaio 2013, n. 7,,
che ha sostituito i commi da 1 a 1-quinquies, con gli attuali commi da 1 a
1-octies.
(37) Comma sostituito
dall'art. 4, comma 1, lett. a), n. 1),
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156, modificato
dall'art. 3, comma 1, lett. a), n. 1),
D.Lgs. 26 marzo
2008, n. 62 e, successivamente, così sostituito
dall'art. 1, comma 1,
L. 14 gennaio 2013, n. 7,, che ha sostituito i commi
da 1 a 1-quinquies, con gli attuali commi da 1 a 1-octies.
(38) Comma inserito
dall'art. 4, comma 1, lett. a), n. 1),
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156, modificato
dall'art. 3, comma 1, lett. a), n. 5),
D.Lgs. 26 marzo
2008, n. 62 e, successivamente, così sostituito
dall'art. 1, comma 1,
L. 14 gennaio 2013, n. 7,, che ha sostituito i commi
da 1 a 1-quinquies, con gli attuali commi da 1 a 1-octies.
(39) Comma inserito
dall'art. 4, comma 1, lett. a), n. 1),
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156, modificato
dall'art. 3, comma 1, lett. a), n. 6),
D.Lgs. 26 marzo
2008, n. 62,
dall'art. 1, comma 4-bis, lett. b),
D.L. 30 dicembre 2009, n. 194,, convertito, con
modificazioni,
dalla L.
L. 26 febbraio 2010, n. 25 e, successivamente, così
sostituito
dall'art. 1, comma 1,
L. 14 gennaio 2013, n. 7,, che ha sostituito i commi
da 1 a 1-quinquies, con gli attuali commi da 1 a 1-octies.
(40) Comma aggiunto
dall'art. 29, comma 1,
D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156 e, successivamente, così
modificato
dall'art. 4, comma 1,
D.Lgs. 26 marzo 2008, n. 63.
(41) Comma inserito
dall'art. 1, comma 1,
L. 14 gennaio 2013, n. 7,, che ha sostituito i commi
da 1 a 1-quinquies, con gli attuali commi da 1 a 1-octies.
(42) Comma inserito
dall’art. 3-quinquies, comma 1, D.L. 8 agosto 2013,
n. 91, convertito, con modificazioni,
dalla
L. 7 ottobre 2013, n. 112.
1. I provvedimenti di cui
agli articoli
13,
45,
141,
143, comma
10, e
156, comma 3, non sono soggetti a controllo preventivo ai sensi
dell’Articolo 3, comma 1, della
legge 14 gennaio 1994, n. 20.
2. Dall’attuazione
3. La partecipazione alle commissioni previste dal presente codice e' assicurata nell'ambito dei compiti istituzionali delle amministrazioni interessate, non da' luogo alla corresponsione di alcun compenso e, comunque, da essa non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
4. Gli oneri derivanti dall’esercizio da parte del Ministero
delle facoltà previste
agli articoli
34,
35 e
37
sono assunti nei limiti degli stanziamenti di bilancio relativi agli appositi
capitoli di spesa.
5. Le garanzie prestate dallo Stato in attuazione
6. Le leggi della Repubblica non possono introdurre deroghe ai princìpi del presente decreto legislativo se non mediante espressa modificazione delle sue disposizioni.
7. Il presente codice entra in vigore il giorno 1 maggio 2004.
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni:
- legge 1 giugno 1939, n. 1089, Articolo 40, nel testo da ultimo sostituito dall’Articolo 9 della legge 12 luglio 1999, n. 237;
- decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, limitatamente: all’Articolo 21, commi 1 e 3, e comma 2, nel testo, rispettivamente, modificato e sostituito dall’Articolo 8 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281; agli articoli 21-bis e 22, comma 1, nel testo, rispettivamente, aggiunto e modificato dall’Articolo 9 del medesimo decreto legislativo;
- decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1972, n. 3, limitatamente all’Articolo 9;
- decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, limitatamente all’Articolo 23, comma 3 e primo periodo del comma 13-ter, aggiunto dall’Articolo 30 della legge 7 dicembre 1999, n. 472;
- legge 15 maggio 1997, n. 127, limitatamente all’Articolo 12, comma 5, nel testo modificato dall’Articolo 19, comma 9, della legge 23 dicembre 1998, n. 448; e comma 6, primo periodo;
- legge 8 ottobre 1997, n. 352, limitatamente all’Articolo 7, come modificato dagli articoli 3 e 4 della legge 12 luglio 1999, n. 237 e dall’Articolo 4 della legge 21 dicembre 1999, n. 513;
- decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, limitatamente agli articoli 148, 150, 152 e 153;
- legge 12 luglio 1999, n. 237, limitatamente all’Articolo 9;
- decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 281, limitatamente agli articoli 8, comma 2, e 9;
- decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 e successive modificazioni e integrazioni;
- decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2000, n. 283;
- decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, limitatamente all’Articolo 179, comma 4;
- legge 8 luglio 2003, n. 172, limitatamente all’ Articolo 7.
A. Categorie di beni:
1. Reperti archeologici aventi più di cento anni provenienti da:
a) scavi e scoperte terrestri o sottomarine;
b) siti archeologici;
c) collezioni archeologiche.
2. Elementi, costituenti parte integrante di monumenti artistici, storici o religiosi e provenienti dallo smembramento dei monumenti stessi, aventi più di cento anni.
3. Quadri e pitture diversi da quelli appartenenti alle categorie 4 e 5 fatti interamente a mano su qualsiasi supporto e con qualsiasi materiale (43).
4. Acquerelli, guazzi e pastelli eseguiti interamente a mano su qualsiasi supporto.
5. Mosaici diversi da quelli delle categorie 1 e 2 realizzati interamente a mano con qualsiasi materiale (43) e disegni fatti interamente a mano su qualsiasi supporto. 6. Incisioni, stampe, serigrafie e litografie originali e relative matrici, nonché manifesti originali (43).
7. Opere originali dell’arte statuaria o dell’arte scultorea e copie ottenute con il medesimo procedimento dell’originale (43), diverse da quelle della categoria 1.
8. Fotografie, film e relativi negativi (43).
9. Incunaboli e manoscritti, compresi le carte geografiche e gli spartiti musicali, isolati o in collezione (43).
10. Libri aventi più di cento anni, isolati o in collezione.
1 1. Carte geografiche stampate aventi più di duecento anni.
12. Archivi e supporti, comprendenti elementi di qualsiasi natura aventi più di cinquanta anni.
13.
a) Collezioni ed esemplari provenienti da collezioni di zoologia, botanica, mineralogia, anatomia.
b) Collezioni aventi interesse storico, paleontologico, etnografico o numismatico.
14. Mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni.
15. Altri oggetti di antiquariato non contemplati dalle categorie da 1 a 14, aventi più di cinquanta anni.
I beni culturali rientranti nelle categorie da 1 a 15 sono disciplinati da questo Testo Unico soltanto se il loro valore è pari o superiore ai valori indicati [alla lettera B].
1) qualunque ne sia il valore 1. Reperti archeologici 2. Smembramento di monumenti 9. Incunaboli e manoscritti 12. Archivi
2) 13.979,50 5. Mosaici e disegni 6. Incisioni 8. Fotografie 11. Carte geografiche stampate
3) 27.959,00 4. Acquerelli, guazzi e pastelli
4) 46.598,00 7.Arte statuaria 10. Libri 13. Collezioni 14. Mezzi di trasporto 15. Altri oggetti
5) 139.794,00 3. Quadri Il rispetto delle condizioni relative ai valori deve essere accertato al momento della presentazione della domanda di restituzione.
(43) Aventi più di cinquanta anni e non appartenenti all’autore.
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Bib-TS-041 - La Legge è desunta dal sito fonte originario: http://www.altalex.com/documents/codici-altalex/2014/11/20/codice-dei-beni-culturali-e-del-paesaggio